La città
«Il gioco punta su sogni e debolezze delle persone»
Sara ci racconta ciò che vede tutti i giorni: disperazione negli occhi della gente
Barletta - giovedì 13 dicembre 2012
20.28
All'ombra di un fenomeno di così grande portata, come il gioco d'azzardo compulsivo, spesso e volentieri si trovano esseri umani fragili ed indifesi dalla propria patologica bramosità di denaro facile. Lasciamo adesso la parola ad una giovane donna barlettana, Sara (abbiamo usato un nome di fantasia per proteggere la sua privacy) che quotidianamente assiste al succedersi di giocatori d'azzardo ai suoi tavoli, o davanti alle slots assiepate nel posto in cui lavora. Cerchiamo di analizzare una patologia dilagante, anche purtroppo tra le nuove generazioni.
Da quanto tempo svolgi questo lavoro? Riusciresti a definire il numero dei giocatori abituali quotidianamente?
«Da circa un anno, e seppur in questo brevissimo periodo, sono riuscita ad individuare gli habituè che variano dai 30 ai 35 clienti quotidiani; slots e VLT [ci si riferisce alle videolotterie, il funzionamento di questo genere di macchine da gioco è spiegato nel box di approfondimento ndr] sono le macchinette maggiormente prese d'assalto; infatti il 70% degli incassi di un casinò o di una sala gioco è dato dal guadagno su quest'ultime».
In genere ricevi delle mance? A quanto ammontano le cifre meno insolite?
«Dipende dalle persone e dalla stessa vincita, ma spesso e volentieri le mance vanno dai 5 ai 10 euro».
E' cambiato secondo te negli anni il target di clientela?
«Bisogna considerare innanzitutto il tipo di gioco, se le sale sono a vista i giocatori sono coloro che non hanno problemi economici, mentre nei posti più strategici si va dall'anziano di settant'anni al ragazzino spesso e volentieri minorenne».
Secondo te esiste un tipo di prevenzione possibile per questa malattia mentale?
«La denuncia è la prima arma utilizzabile per contrastare questo fenomeno dilagante, in ultimo le famiglie stesse dovrebbero preoccuparsi quando i segnali sono molto chiari: un parente o un amico che resta troppo tempo o fino a tardi, fuori casa, andrebbe seguito o gli si dovrebbero porre delle domande; anche nervosismo o stati frequenti di ubriachezza possono essere messaggi allarmanti che involontariamente denunciano problemi di questo genere».
Cosa pensi dell'usanza barlettana di regalare "Gratta e Vinci" per le feste?
«Non ne ero personalmente a conoscenza, ma sinceramente credo sia uno spreco di denaro utilizzabile benissimo per un regalo magari più fantasioso e personale».
Personalmente hai mai giocato d'azzardo?
«Non sono mai stata attratta da giochi del genere, però rare volte che mi sono lasciata coinvolgere, soprattutto per curiosità, ho subito compreso la pericolosità dell'attaccamento, vedendo ogni giorno negli occhi la loro disperazione sono inconsciamente prevenuta ad un genere di dipendenza come quella della "Ludopatia"».
Credi che sia possibile almeno marginare questa tristissima piaga sociale?
«Magari si dovrebbe indirizzare i soggetti patologici verso distrazioni diverse, sport, cultura, anche solo leggere un libro, o la stessa informazione magari pure "spicciola" potrebbe essere di grande aiuto; talvolta mi capita di vedere coppie che non si rivolgono la parola, durante tutta la serata che passano a giocare, è proprio questo l'aspetto più preoccupante, che si perdano i rapporti veri tra le persone, la prospettiva di una vincita allontana gli esseri umani gli uni dagli altri, facendoli concentrare solo ed esclusivamente sul dio denaro, il quale purtroppo non conosce rivali».
Il gioco basta da sè a dare assuefazione o si utilizzano delle tecniche per invogliare i giocatori?
«Certo che esistono delle tecniche, mettendo a disposizione più vincite, spesso molto alte, si attrae soprattutto il giocatore patologico o il ragazzo molto giovane; le sale gioco infatti devono puntare su sogni e debolezze delle persone per ottenere maggior guadagno; partite veloci ed estrazioni a 5 minuti le une dalle altre, danno possibilità di giocare anche più volte al giorno, mentre prima si era costretti ad aspettare l'estrazione settimanale».
Da quanto tempo svolgi questo lavoro? Riusciresti a definire il numero dei giocatori abituali quotidianamente?
«Da circa un anno, e seppur in questo brevissimo periodo, sono riuscita ad individuare gli habituè che variano dai 30 ai 35 clienti quotidiani; slots e VLT [ci si riferisce alle videolotterie, il funzionamento di questo genere di macchine da gioco è spiegato nel box di approfondimento ndr] sono le macchinette maggiormente prese d'assalto; infatti il 70% degli incassi di un casinò o di una sala gioco è dato dal guadagno su quest'ultime».
In genere ricevi delle mance? A quanto ammontano le cifre meno insolite?
«Dipende dalle persone e dalla stessa vincita, ma spesso e volentieri le mance vanno dai 5 ai 10 euro».
E' cambiato secondo te negli anni il target di clientela?
«Bisogna considerare innanzitutto il tipo di gioco, se le sale sono a vista i giocatori sono coloro che non hanno problemi economici, mentre nei posti più strategici si va dall'anziano di settant'anni al ragazzino spesso e volentieri minorenne».
Secondo te esiste un tipo di prevenzione possibile per questa malattia mentale?
«La denuncia è la prima arma utilizzabile per contrastare questo fenomeno dilagante, in ultimo le famiglie stesse dovrebbero preoccuparsi quando i segnali sono molto chiari: un parente o un amico che resta troppo tempo o fino a tardi, fuori casa, andrebbe seguito o gli si dovrebbero porre delle domande; anche nervosismo o stati frequenti di ubriachezza possono essere messaggi allarmanti che involontariamente denunciano problemi di questo genere».
Cosa pensi dell'usanza barlettana di regalare "Gratta e Vinci" per le feste?
«Non ne ero personalmente a conoscenza, ma sinceramente credo sia uno spreco di denaro utilizzabile benissimo per un regalo magari più fantasioso e personale».
Personalmente hai mai giocato d'azzardo?
«Non sono mai stata attratta da giochi del genere, però rare volte che mi sono lasciata coinvolgere, soprattutto per curiosità, ho subito compreso la pericolosità dell'attaccamento, vedendo ogni giorno negli occhi la loro disperazione sono inconsciamente prevenuta ad un genere di dipendenza come quella della "Ludopatia"».
Credi che sia possibile almeno marginare questa tristissima piaga sociale?
«Magari si dovrebbe indirizzare i soggetti patologici verso distrazioni diverse, sport, cultura, anche solo leggere un libro, o la stessa informazione magari pure "spicciola" potrebbe essere di grande aiuto; talvolta mi capita di vedere coppie che non si rivolgono la parola, durante tutta la serata che passano a giocare, è proprio questo l'aspetto più preoccupante, che si perdano i rapporti veri tra le persone, la prospettiva di una vincita allontana gli esseri umani gli uni dagli altri, facendoli concentrare solo ed esclusivamente sul dio denaro, il quale purtroppo non conosce rivali».
Il gioco basta da sè a dare assuefazione o si utilizzano delle tecniche per invogliare i giocatori?
«Certo che esistono delle tecniche, mettendo a disposizione più vincite, spesso molto alte, si attrae soprattutto il giocatore patologico o il ragazzo molto giovane; le sale gioco infatti devono puntare su sogni e debolezze delle persone per ottenere maggior guadagno; partite veloci ed estrazioni a 5 minuti le une dalle altre, danno possibilità di giocare anche più volte al giorno, mentre prima si era costretti ad aspettare l'estrazione settimanale».