Politica
Il Forum delle donne silenziose del PD
Ma, se non prima, quando. Le magnifiche 7 al ballo delle Politiche
Barletta - sabato 9 febbraio 2013
Un evento epocale. La città ora avrà un altro volto. Si è finalmente costituito il Forum cittadino delle donne del PD. In una città che sfiora i 100mila abitanti, in un partito che riceve valanghe di voti, occupa tutte le postazioni possibili e immaginabili e che all'ultimo congresso cittadino ha visto sfilare 3mila persone per votare il segretario, in questo scenario 7 donne (sette!) hanno costituito il forum cittadino. In realtà erano 6, perché una era la responsabile provinciale del Forum donne, Giuliana Damato, casualmente anche lei barlettana. Delle sei donne presenti, una è stata eletta coordinatrice, Filomena Seccia, mentre altre due (Assuntela Messina e Santa Scommegna) hanno abbandonato la sala prima della votazione. Eletta con tre voti favorevoli su tre: unanimità, consenso, acclamazione, poco importa. Certo, sosterranno in molti, i numeri non sono l'unico argomento in politica. Vero. Come è sicuramente vero che delle guerre di tessere, preferenze, nella balcanizzazione congressuale, le donne del PD barlettano sono state più spettatrici che responsabili. Nell'assordante polveriera della battaglia politica, le signore non possono sporcarsi i guanti e si proteggono i timpani.
Peccato che le stesse signore linde e pinte, con le tessere e i voti dei signori uomini, abbiano occupato un mucchio di poltrone. Era donna la presidente del partito locale. Era donna la vicesegretaria del partito cittadino. È barlettana (in funzione del pesante tesseramento) la responsabile provinciale delle donne del PD, come già detto. Erano donne molte delle persone indicate nelle segreterie di tutti i livelli, provinciale e regionale. Attente a non inciampare con i tacchi nei cadaveri dei vari congressi, le donne del PD hanno imparato a fare slalom. Fino al podio delle poltrone e tribune più ambite.
Nemmeno di questo ci si dovrebbe scandalizzare, se almeno la voce delle donne fosse stata determinante. Invece il comandamento primo delle donne del PD è assai dannunziano: taci, o Ermione. Mute su una amministrazione, quella caduta pochi mesi fa, che si è dilaniata per eleggere un presidente del consiglio. Mute su giunte balneari, autunnali, crepuscolari. Mute sullo sperpero di denaro pubblico in regalie alle "tante brave persone", come ha lamentato l'ex Sindaco Maffei, in una recente intervista rilasciateci. Mute sui conflitti di interesse, sulle lottizzazioni, sulle spartizioni. Perfino sulle questioni che riguardano tante donne, incatenate a un ricatto lavorativo (mi riferisco alle continue proroghe negli appalti dei servizi sociali) sono state capaci di fare una sola cosa: tacere.
Si sono trincerate dietro la formula bizantina "Siamo donne di partito" (che ricorda assai un celebre motivetto). Ma che tradotto significa: siamo felicemente distratte. Con una giravolta improvvisa le stesse, dopo aver difeso silenziosamente Maffei e la sua giunta per un anno e mezzo, dopo che il Re è caduto pugnalato nello studio di un notaio, hanno cambiato disco: "Non importa il modo, ma l'amministrazione doveva cadere". Amazzoni del vuoto cosmico e vestali del tempio del PD. Le donne di partito. Sono rimaste in poche e difendono ogni palco a disposizione con le unghie e con i denti. E invece potrebbero mettere a frutto il loro talento migliore: il silenzio. Ci sono attività importanti che si svolgono, si devono svolgere, in silenzio. Per esempio giocare a carte. Organizzino un torneo di burraco, magari a scopo benefico: obolo per le epiche imprese maschili. Sono già in sette. Per completare un secondo tavolo manca solo una persona. Se accettano gli uomini, mi offro volontario. E non barerò.
Peccato che le stesse signore linde e pinte, con le tessere e i voti dei signori uomini, abbiano occupato un mucchio di poltrone. Era donna la presidente del partito locale. Era donna la vicesegretaria del partito cittadino. È barlettana (in funzione del pesante tesseramento) la responsabile provinciale delle donne del PD, come già detto. Erano donne molte delle persone indicate nelle segreterie di tutti i livelli, provinciale e regionale. Attente a non inciampare con i tacchi nei cadaveri dei vari congressi, le donne del PD hanno imparato a fare slalom. Fino al podio delle poltrone e tribune più ambite.
Nemmeno di questo ci si dovrebbe scandalizzare, se almeno la voce delle donne fosse stata determinante. Invece il comandamento primo delle donne del PD è assai dannunziano: taci, o Ermione. Mute su una amministrazione, quella caduta pochi mesi fa, che si è dilaniata per eleggere un presidente del consiglio. Mute su giunte balneari, autunnali, crepuscolari. Mute sullo sperpero di denaro pubblico in regalie alle "tante brave persone", come ha lamentato l'ex Sindaco Maffei, in una recente intervista rilasciateci. Mute sui conflitti di interesse, sulle lottizzazioni, sulle spartizioni. Perfino sulle questioni che riguardano tante donne, incatenate a un ricatto lavorativo (mi riferisco alle continue proroghe negli appalti dei servizi sociali) sono state capaci di fare una sola cosa: tacere.
Si sono trincerate dietro la formula bizantina "Siamo donne di partito" (che ricorda assai un celebre motivetto). Ma che tradotto significa: siamo felicemente distratte. Con una giravolta improvvisa le stesse, dopo aver difeso silenziosamente Maffei e la sua giunta per un anno e mezzo, dopo che il Re è caduto pugnalato nello studio di un notaio, hanno cambiato disco: "Non importa il modo, ma l'amministrazione doveva cadere". Amazzoni del vuoto cosmico e vestali del tempio del PD. Le donne di partito. Sono rimaste in poche e difendono ogni palco a disposizione con le unghie e con i denti. E invece potrebbero mettere a frutto il loro talento migliore: il silenzio. Ci sono attività importanti che si svolgono, si devono svolgere, in silenzio. Per esempio giocare a carte. Organizzino un torneo di burraco, magari a scopo benefico: obolo per le epiche imprese maschili. Sono già in sette. Per completare un secondo tavolo manca solo una persona. Se accettano gli uomini, mi offro volontario. E non barerò.