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Politica

Il cda della Casa di riposo e le regole della democrazia

Pd, Api e Sel dentro la nuova Asp. Interrogativi aperti per Modem e Idv

La democrazia è un oggetto affascinante e misterioso. Gli altri regimi politici sono più semplici da comprendere. Fini e mezzi sono chiari, duri, immediatamente interpretabili. In tanti hanno invece cercato di fornire una chiave di lettura della democrazia, ma il dibattito è rimasto aperto. Norberto Bobbio ad esempio in molti dei suoi testi ha espresso una definizione minima di democrazia. La democrazia è, per il filosofo torinese, l'insieme delle regole del gioco politico. Esse stabiliscono chi sia autorizzato a prendere le decisioni collettive e con quali procedure.

Non è questione da filosofi. Come si è capito chiaramente ieri sera durante il Consiglio comunale. Alla prova con la rozza materia dei fatti, alla prova con la politica che è (celebre definizione di Rino Formica) "sangue e merda", la questione del chi decide e del come decide mostra tutta la propria complessità. Lo Statuto comunale non prevede (verrebbe da chiedersi la ragione) le modalità di indicazione dei membri del Cda delle municipalizzate e delle partecipate. E così ieri sera si è improvvisato un metodo per l'individuazione dei membri del Consiglio di amministrazione della Casa di riposo (ex Ipab, ora Asp). In realtà anche quest'ultima affermazione non è corretta. I membri erano già stati individuati: la suddivisione, la spartizione tra i partiti al tavolo politico; la scelta dei nominativi all'interno dei partiti incaricati. Si trattava dunque di giustificare, ex post, le scelte già prese altrove.

Il dibattito è stato acceso. Senza voler e poter ripercorrere tutti gli interventi e la loro articolazione, è doveroso porsi alcune domande e tentare un accenno di risposte. La legge attribuisce alla Regione l'indicazione del Presidente del Cda della Casa di Riposo e al Comune l'indicazione degli altri 4 membri del Cda. Ma qual è il passaggio (logico, prima che pratico) dal Comune al tavolo politico di maggioranza? Questa scelta ha due debolezze. In primo luogo perché confonde l'amministrazione, che è in sé affidataria della ricerca del bene comune, con i partiti, che sono invece costitutivamente portatori di interessi di parte. In secondo luogo il passaggio dal Parlamento locale (il Consiglio) in favore del tavolo di maggioranza, esclude dalla discussione vera la minoranza consiliare: dimenticando che anch'essa è stata eletta e ha come compito fondamentale il controllo e la critica.

Il pragmatico risponde: "Troppe chiacchiere. I partiti di maggioranza hanno la responsabilità di decidere e nominare. È loro responsabilità nominare persone competenti e capaci. Non esistono criteri oggettivi, nemmeno il curriculum. Si è governo anche per assumersi anche questi oneri". Ma questi argomenti erano forse veri ai tempi della Prima Repubblica, dei partiti di massa, più volte ricordati con rimpianto ieri sera. Quando i partiti raccoglievano adesioni massicce e il percorso delle carriere politiche erano costruito in modo scientifico. Oggi accade invece che i partiti riproducano all'infinito gli stessi nomi e le stesse facce a seconda della disponibilità di poltrone. Anche nelle nomine di ieri sera è emerso chiaramente. L'ex segretario di Sel, un ex assessore del Pd della giunta balneare, uno dei due fratelli del partito-tandem Api: Michelangelo Acclavio, Pasquale Guerrieri, Gaetano Damato. A cui si aggiunge Raffaele Lanotte che, dicono gli informati, pare sia stato indicato dal consigliere Cosimo Bruno (PD) e sia legato alle Acli. Per dirla con una battuta: o questi uomini (a proposito: sempre e solo maschi?) hanno mille diverse capacità e sono adatti a qualsiasi ruolo, oppure i partiti non hanno tutto questo personale a disposizione e devono riciclare sempre gli stessi attori.

Due ultime riflessioni. La prima riguarda l'area Modem. Esiste ancora? Come è possibile da una parte attaccare l'amministrazione e criticarne la credibilità (si pensi alle molte dichiarazioni della vicesegretaria del Pd, area Modem, Caterina Spadafora) e dall'altra permettere che uno dei due consiglieri comunali indichi un membro del Cda della Casa di riposo? È una resa, un armistizio, un "marciare divisi per colpire compatti"?

La seconda è invece sulla bizzarra vicenda dell'Idv. Riassunto per i distratti: il capogruppo dell'Idv chiede al Sindaco di non nominare l'assessore per il proprio partito in attesa del congresso; il Sindaco, d'accordo con l'altro consigliere, procede comunque alla nomina/conferma dell'assessore Mascolo; il capogruppo attacca a più riprese e su temi diversi il Sindaco; il Sindaco sospende la delega all'assessore Mascolo. Insomma il Sindaco parla a suocera perché nuora intenda. E lo fa spettacolarizzando la sospensione. Non accorgendosi che i partiti della sua maggioranza, quasi tutti, si reggono su equilibri impossibili. O forse se ne accorge e finge di non saperlo: "L'ignoranza è forza", d'altro canto.
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