Religioni
Il Cardinale Monterisi racconta Papa Francesco
Intervista esclusiva al cardinale barlettano presente al Conclave. «La Chiesa saprà purificarsi sotto la guida di Papa Francesco»
Barletta - domenica 24 marzo 2013
12.13
Quasi due settimane di papato, ma la figura di Papa Francesco è apparsa, sin dal primo momento, come sinonimo di novità. La scelta del nome, lo stile, l'immagine, mostrati fin ora, stanno indubbiamente tenendo alta l'attenzione dell'opinione pubblica, assieme nondimeno alla natura storica della presenza di due pontefici. Certamente sarà poi nelle azioni del pontificato che questa forte impressione potrà essere confermata o meno. Abbiamo intervistato il Cardinale Francesco Monterisi, arciprete emerito della Basilica di San Paolo fuori le Mura, unico porporato barlettano presente al Conclave, che il 13 marzo ha eletto il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, 266° successore di Pietro. Monterisi racconta in esclusiva a Barlettalife il nuovo Papa e la sua personale esperienza del Conclave.
Jorge Mario Bergoglio, 76 anni, gesuita, argentino, già arcivescovo di Buenos Aires, con origini piemontesi, è il nuovo Pontefice: Papa Francesco. Che Papa sarà?
«Ho avuto la grazia di conoscere personalmente Papa Francesco. Dal 1998, quando ero Segretario dalla Congregazione per i Vescovi (il "dicastero" della Santa Sede che si interessa dei Vescovi di tutti i continenti, eccetto quelli di Asia ed Africa, che sono seguiti dal dicastero di "Propaganda Fide"), veniva a Roma più volte all'anno e ci teneva a incontrarmi, dopo il "presidente" del "dicastero", separatamente, il che era piuttosto raro. Mi colpì subito la sua cordialità, il suo linguaggio amichevole, diretto e soprattutto il suo senso di Dio e la sua attenzione ai più bisognosi. Pur avendo da reggere l'Arcidiocesi di Buenos Aires, una della più grandi del mondo, piena di problemi, anche con le Autorità civili, manteneva una serenità di fondo, sostenuta non dalle sue forze umane, ma dalla fiducia in Cristo e nella Madonna. Divenimmo "amici". Egli appariva già estremamente umile. Una volta, ebbi il coraggio - ma lui non se la prese affatto - di dirgli che non mi piaceva che si recasse a dare le Cresime nelle Parrocchie senza automobile, con i soli mezzi pubblici. Lui mi sorrise, come per dirmi: "ci sono cose più importanti da fare".
Che Papa sarà? Difficile dirlo. Non è certo un "rivoluzionario", ma da alcuni segni si è visto che è allo stesso tempo coraggioso e semplice. Mi sembra che per amore alla nostra Chiesa amerà semplificare molti aspetti esteriori del nostro comportamento, per lasciare emergere quelle che sono le questioni di fondo della Chiesa. A noi Cardinali, nella prima Messa concelebrata con Lui, ha detto che la nostra meta è Cristo, Cristo pietra angolare della Chiesa e della vita e Gesù Crocifisso».
La scelta del nome Francesco, il nome del Santo poverello di Assisi, mai usato prima, che direzione indica alla Chiesa?
«Ad alcuni Cardinali, dopo il Conclave, il nostro Papa Francesco ha confidato che un pensiero che lo domina è l'estrema povertà di tanta gente, in tutto il mondo; per amore dei poveri, in cui vede Cristo, ha scelto il nome di "Francesco", perché Francesco d'Assisi, come Gesù, ha molto amato i poveri: "Beati i Poveri in spirito … " è la prima Beatitudine. Penso che vorrà dare innanzi tutto alla Chiesa un impegno sempre più profondo per i poveri ed essere più povera in sé stessa. Ma non lo farà tanto a parole, ma con il suo esempio, cioè con il suo stile ed il suo comportamento. Inoltre, con una Chiesa così configurata, potrà dire una parola più convincente alle nazioni più favorite del mondo di oggi, nonostante la crisi che attraversano, un caloroso invito alla solidarietà, specialmente a nome di Cristo e di Francesco. Personalmente, ho visto nella scelta di questo nome anche un significato "ecumenico"; si sa che anche i protestanti amano e stimano San Francesco, modellato su Gesù nostro amato Signore, per cui dal nome ha voluto mandare loro un messaggio di "identificazione propria" (la Chiesa Cattolica vuole ora riflettere lo stile di santità di San Francesco, imitatore di Cristo) e quindi di vicinanza».
Quali sono le sfide che il nuovo Pontefice ha davanti a sé? Quali virtù dovrà esercitare?
«Ho accennato alla povertà della Chiesa e del mondo. Lo spettacolo del nostro secolo, con enorme distanze di possibilità e risorse fra persone ricche e povere, fino a coloro che muoiono letteralmente di fame, suscita vergogna, a ben guardarlo. La sfida che Papa Francesco sembra voglia accogliere per prima sia proprio la lotta alla povertà, specialmente nella Chiesa. Purtroppo, un'altra piaga ha ferito la Chiesa degli ultimi 60 anni (starei per dire: dopo il '68 e dopo il Concilio Ecumenico), imitando il mondo nella sua tendenza libertaria ed individualista tipica di quegli anni. Intendo alludere alla pedofilia, all'omosessualità, e a tanti derivati di queste aberrazioni che si riflettono sulle famiglie, per cui ci sono stati tanti abbandoni di ecclesiastici. Non voglio calcare i toni, perché conosco bene il complesso fenomeno e le sue giuste proporzioni (perché tanta evidenza su questi punti nella Chiesa, mentre orrendi delitti nel mondo, come l'aborto e l'eutanasia, trovano pochissimo spazio nei media, eppure sono diretti attacchi alla vita?). Comunque, son certo che la Chiesa saprà purificarsi sotto la guida di Papa Francesco. Negli Stati Uniti tutti sanno che ormai la Chiesa Cattolica è l'Istituzione che dà maggiore protezioni ai minori in questo campo. Ed infine, anche la tentazione del potere, nella Chiesa e fuori di essa, sarà una sfida per il nuovo Pontefice. Quanti mali, quante guerre nascono dalla volontà di primeggiare, dall'egoismo e dalle apparenze esterne. Molto più delle parole farà l'esempio di Papa Francesco, amante delle cose semplici e povere (ha conservato la Croce di ferro che aveva al petto, anche dopo l'elezione, non ha indossato sulle spalle la "mozzetta" rossa, ecc.), per nulla ambizioso, che subito si mette al livello dell'interlocutore, sa aspettare con pazienza e così via. Queste sono le virtù che già sono apparse ed in futuro saranno esercitate da Papa Francesco in sommo grado».
Questo per lei è stato il primo Conclave. Che esperienza è stata?
«È stata un'esperienza esaltante, un momento di grazia, ricca di senso religioso profondo. Al momento di votare, ogni elettore si dirigeva all'altare di fondo della Sistina; aveva il Crocifisso sull'altare e il Cristo giudice nell'affresco michelangiolesco della parete di fondo, più in alto. L'Elettore giurava "per il Cristo che mi giudicherà … e davanti Dio …". Quindi deponeva in un vassoio la scheda in cui era scritto il nome del candidato che aveva prescelto, e tornava al suo posto. Dove sedevo, al banco assegnatomi, avevo sul capo - sul soffitto - l'affresco di Michelangelo della creazione dell'uomo; davanti in basso, vedevo di fronte l'affresco del Botticelli su cui, fra l'altro, appariva piccolo, ma ben identificabile, Mosè davanti al Fuoco che bruciava senza consumarsi. Guardando questo angolo dell'affresco, in cui il Fuoco simboleggiava Dio, mi è anche venuto il pensiero alla Madonna dello Sterpeto, a cui la Liturgia della Festa della Madonna dello Sterpeto paragona quel fuoco. Quanto al clima generale degli elettori, sorprendeva una sorprendente serenità, scambi di frasi appena accennate, come tra fratelli che si intendono con poche parole. Non so come i media abbiano fatto a parlare di fazioni, scontri, ecc., fra gli elettori. Se ci fossero stati, il tutto non si sarebbe potuto svolgere in un giorno e mezzo, e cioè in una votazione il martedì 12 e quattro il mercoledì 13. Tutti i Cardinali erano come presi da un'attenzione piena e consapevole, specialmente durante e dopo le votazioni, chiaramente in attesa delle indicazioni dello Spirito Santo che si manifestavano nei risultati, quando erano proclamati».
Un Papa argentino, e quindi non europeo, di 76 anni. La provenienza e l'età hanno avuto un ruolo in questa scelta?
«È stato il Papa stesso a darci una risposta al problema dell'età, venerdì 15 mattina, ricevendo tutti i Cardinali, anche quelli oltre 80 anni, che non sono entrati in Conclave. Egli ha detto in sostanza ai Cardinali: "come la maggior parte di noi, io sono di una certa età". Ma ha aggiunto: si dice che l'età è "piena di saggezza"; noi dobbiamo sentirci impegnati ad offrire ai giovani la saggezza. Quanto alla provenienza "italiana", non saprei certo fino a quanto esso vale, oramai. Si sa che, a cominciare dal Pontificato del polacco Giovanni Paolo II, in Piazza San Pietro non si sente più la richiesta dei Romani d'altri tempi: "Lo volemo romano o armeno italiano". Il fatto è che l'America Latina ha circa il 40% del totale dei cattolici del mondo e che è un continente "giovane", in buona espansione in molti suoi Paesi. Quando Papa Francesco ha ricevuto noi Cardinali, ci ha lasciato due "consegne". Primo, non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento. Secondo, la Chiesa è bella, ha tante realtà gioiose e ricche di umanità: sappiamolo mettere in evidenza, perché il mondo ne ha bisogno e lo desidera, e l'avvenire ci riserverà sempre la protezione di Cristo e della Vergine nostra Madre».
Jorge Mario Bergoglio, 76 anni, gesuita, argentino, già arcivescovo di Buenos Aires, con origini piemontesi, è il nuovo Pontefice: Papa Francesco. Che Papa sarà?
«Ho avuto la grazia di conoscere personalmente Papa Francesco. Dal 1998, quando ero Segretario dalla Congregazione per i Vescovi (il "dicastero" della Santa Sede che si interessa dei Vescovi di tutti i continenti, eccetto quelli di Asia ed Africa, che sono seguiti dal dicastero di "Propaganda Fide"), veniva a Roma più volte all'anno e ci teneva a incontrarmi, dopo il "presidente" del "dicastero", separatamente, il che era piuttosto raro. Mi colpì subito la sua cordialità, il suo linguaggio amichevole, diretto e soprattutto il suo senso di Dio e la sua attenzione ai più bisognosi. Pur avendo da reggere l'Arcidiocesi di Buenos Aires, una della più grandi del mondo, piena di problemi, anche con le Autorità civili, manteneva una serenità di fondo, sostenuta non dalle sue forze umane, ma dalla fiducia in Cristo e nella Madonna. Divenimmo "amici". Egli appariva già estremamente umile. Una volta, ebbi il coraggio - ma lui non se la prese affatto - di dirgli che non mi piaceva che si recasse a dare le Cresime nelle Parrocchie senza automobile, con i soli mezzi pubblici. Lui mi sorrise, come per dirmi: "ci sono cose più importanti da fare".
Che Papa sarà? Difficile dirlo. Non è certo un "rivoluzionario", ma da alcuni segni si è visto che è allo stesso tempo coraggioso e semplice. Mi sembra che per amore alla nostra Chiesa amerà semplificare molti aspetti esteriori del nostro comportamento, per lasciare emergere quelle che sono le questioni di fondo della Chiesa. A noi Cardinali, nella prima Messa concelebrata con Lui, ha detto che la nostra meta è Cristo, Cristo pietra angolare della Chiesa e della vita e Gesù Crocifisso».
La scelta del nome Francesco, il nome del Santo poverello di Assisi, mai usato prima, che direzione indica alla Chiesa?
«Ad alcuni Cardinali, dopo il Conclave, il nostro Papa Francesco ha confidato che un pensiero che lo domina è l'estrema povertà di tanta gente, in tutto il mondo; per amore dei poveri, in cui vede Cristo, ha scelto il nome di "Francesco", perché Francesco d'Assisi, come Gesù, ha molto amato i poveri: "Beati i Poveri in spirito … " è la prima Beatitudine. Penso che vorrà dare innanzi tutto alla Chiesa un impegno sempre più profondo per i poveri ed essere più povera in sé stessa. Ma non lo farà tanto a parole, ma con il suo esempio, cioè con il suo stile ed il suo comportamento. Inoltre, con una Chiesa così configurata, potrà dire una parola più convincente alle nazioni più favorite del mondo di oggi, nonostante la crisi che attraversano, un caloroso invito alla solidarietà, specialmente a nome di Cristo e di Francesco. Personalmente, ho visto nella scelta di questo nome anche un significato "ecumenico"; si sa che anche i protestanti amano e stimano San Francesco, modellato su Gesù nostro amato Signore, per cui dal nome ha voluto mandare loro un messaggio di "identificazione propria" (la Chiesa Cattolica vuole ora riflettere lo stile di santità di San Francesco, imitatore di Cristo) e quindi di vicinanza».
Quali sono le sfide che il nuovo Pontefice ha davanti a sé? Quali virtù dovrà esercitare?
«Ho accennato alla povertà della Chiesa e del mondo. Lo spettacolo del nostro secolo, con enorme distanze di possibilità e risorse fra persone ricche e povere, fino a coloro che muoiono letteralmente di fame, suscita vergogna, a ben guardarlo. La sfida che Papa Francesco sembra voglia accogliere per prima sia proprio la lotta alla povertà, specialmente nella Chiesa. Purtroppo, un'altra piaga ha ferito la Chiesa degli ultimi 60 anni (starei per dire: dopo il '68 e dopo il Concilio Ecumenico), imitando il mondo nella sua tendenza libertaria ed individualista tipica di quegli anni. Intendo alludere alla pedofilia, all'omosessualità, e a tanti derivati di queste aberrazioni che si riflettono sulle famiglie, per cui ci sono stati tanti abbandoni di ecclesiastici. Non voglio calcare i toni, perché conosco bene il complesso fenomeno e le sue giuste proporzioni (perché tanta evidenza su questi punti nella Chiesa, mentre orrendi delitti nel mondo, come l'aborto e l'eutanasia, trovano pochissimo spazio nei media, eppure sono diretti attacchi alla vita?). Comunque, son certo che la Chiesa saprà purificarsi sotto la guida di Papa Francesco. Negli Stati Uniti tutti sanno che ormai la Chiesa Cattolica è l'Istituzione che dà maggiore protezioni ai minori in questo campo. Ed infine, anche la tentazione del potere, nella Chiesa e fuori di essa, sarà una sfida per il nuovo Pontefice. Quanti mali, quante guerre nascono dalla volontà di primeggiare, dall'egoismo e dalle apparenze esterne. Molto più delle parole farà l'esempio di Papa Francesco, amante delle cose semplici e povere (ha conservato la Croce di ferro che aveva al petto, anche dopo l'elezione, non ha indossato sulle spalle la "mozzetta" rossa, ecc.), per nulla ambizioso, che subito si mette al livello dell'interlocutore, sa aspettare con pazienza e così via. Queste sono le virtù che già sono apparse ed in futuro saranno esercitate da Papa Francesco in sommo grado».
Questo per lei è stato il primo Conclave. Che esperienza è stata?
«È stata un'esperienza esaltante, un momento di grazia, ricca di senso religioso profondo. Al momento di votare, ogni elettore si dirigeva all'altare di fondo della Sistina; aveva il Crocifisso sull'altare e il Cristo giudice nell'affresco michelangiolesco della parete di fondo, più in alto. L'Elettore giurava "per il Cristo che mi giudicherà … e davanti Dio …". Quindi deponeva in un vassoio la scheda in cui era scritto il nome del candidato che aveva prescelto, e tornava al suo posto. Dove sedevo, al banco assegnatomi, avevo sul capo - sul soffitto - l'affresco di Michelangelo della creazione dell'uomo; davanti in basso, vedevo di fronte l'affresco del Botticelli su cui, fra l'altro, appariva piccolo, ma ben identificabile, Mosè davanti al Fuoco che bruciava senza consumarsi. Guardando questo angolo dell'affresco, in cui il Fuoco simboleggiava Dio, mi è anche venuto il pensiero alla Madonna dello Sterpeto, a cui la Liturgia della Festa della Madonna dello Sterpeto paragona quel fuoco. Quanto al clima generale degli elettori, sorprendeva una sorprendente serenità, scambi di frasi appena accennate, come tra fratelli che si intendono con poche parole. Non so come i media abbiano fatto a parlare di fazioni, scontri, ecc., fra gli elettori. Se ci fossero stati, il tutto non si sarebbe potuto svolgere in un giorno e mezzo, e cioè in una votazione il martedì 12 e quattro il mercoledì 13. Tutti i Cardinali erano come presi da un'attenzione piena e consapevole, specialmente durante e dopo le votazioni, chiaramente in attesa delle indicazioni dello Spirito Santo che si manifestavano nei risultati, quando erano proclamati».
Un Papa argentino, e quindi non europeo, di 76 anni. La provenienza e l'età hanno avuto un ruolo in questa scelta?
«È stato il Papa stesso a darci una risposta al problema dell'età, venerdì 15 mattina, ricevendo tutti i Cardinali, anche quelli oltre 80 anni, che non sono entrati in Conclave. Egli ha detto in sostanza ai Cardinali: "come la maggior parte di noi, io sono di una certa età". Ma ha aggiunto: si dice che l'età è "piena di saggezza"; noi dobbiamo sentirci impegnati ad offrire ai giovani la saggezza. Quanto alla provenienza "italiana", non saprei certo fino a quanto esso vale, oramai. Si sa che, a cominciare dal Pontificato del polacco Giovanni Paolo II, in Piazza San Pietro non si sente più la richiesta dei Romani d'altri tempi: "Lo volemo romano o armeno italiano". Il fatto è che l'America Latina ha circa il 40% del totale dei cattolici del mondo e che è un continente "giovane", in buona espansione in molti suoi Paesi. Quando Papa Francesco ha ricevuto noi Cardinali, ci ha lasciato due "consegne". Primo, non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento. Secondo, la Chiesa è bella, ha tante realtà gioiose e ricche di umanità: sappiamolo mettere in evidenza, perché il mondo ne ha bisogno e lo desidera, e l'avvenire ci riserverà sempre la protezione di Cristo e della Vergine nostra Madre».