Religioni
Il canto di gioia di chi vive di Amore, ricevuto e donato
«Non si è mai poveri donando amore», le parole di don Vito Carpentiere
Barletta - domenica 10 maggio 2015
Dal Vangelo secondo Giovanni: "In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi.Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Se la Pasqua è la manifestazione suprema dell'Amore di Dio in Gesù Cristo per l'umanità, il tempo di Pasqua è lo spazio privilegiato perché da discepoli siamo chiamati a metterci alla scuola di questo amore. È vero, però, che l'amore non si insegna! Per questo il percorso di oggi consiste nel fare tesoro dell'esperienza di amore ricevuto ed esercitarsi nel viverlo in relazione ai fratelli.
Essere cristiani è anzitutto sentirsi amati da Dio. Come un bambino che è ancora nel grembo di sua madre è già amato ma ancora non si accorge di questo, così capita spesso a noi. Siamo immersi nell'amore, eppure non lo percepiamo. Perché? Forse perché indugiamo troppo a leccarci le ferite procurate dagli amori traditi, non corrisposti, finiti. E trasferiamo questo nel nostro rapporto con il Signore. Ma Lui continua a prendersi cura di noi, come una madre fa col proprio figlio. Cosa fare? Re-imparare l'amore lasciandoci amare, guarire e perdonare: entrare in quell'abbraccio tenero tra Padre e Figlio nel quale siamo chiamati all'esistenza credente. Poi corriamo un altro rischio: come posso io, umano e limitato, ricambiare questo amore a Dio stesso, conoscendo la mia fragilità e debolezza? E rispondiamo: non sarò mai capace di ridare amore a Dio. E invece no! L'amore col quale il Signore desidera essere ricambiato è non l'amore per Sé, ma l'amore per gli altri! E questo ci stupisce, egoisti come siamo a volere che gli altri ci ricambino. Ma questa è la gratuità dell'amore.
Su chi riversare questo tipo di amore ricevuto gratuitamente ed incondizionatamente da Dio? Verso coloro a cui si indirizzava l'amore di Gesù: le pecore perdute, coloro che si sentono esclusi da Dio ed indegni di Lui. Questo è il campo della mia missione: essere guaritore delle ferite altrui come il Signore lo è stato delle mie. Da amati ad amanti. Con lo stesso stile di gratuità. Se mi occupo di amare, Dio stesso si occuperà di me, Gesù continuerà a riempire il mio grembo del suo stesso amore. Donando amore non divento povero, ma continuo a sperimentare come Lui riempie il mio grembo. E sarà gioia grande.
Buona domenica a tutti!
[don Vito]
Se la Pasqua è la manifestazione suprema dell'Amore di Dio in Gesù Cristo per l'umanità, il tempo di Pasqua è lo spazio privilegiato perché da discepoli siamo chiamati a metterci alla scuola di questo amore. È vero, però, che l'amore non si insegna! Per questo il percorso di oggi consiste nel fare tesoro dell'esperienza di amore ricevuto ed esercitarsi nel viverlo in relazione ai fratelli.
Essere cristiani è anzitutto sentirsi amati da Dio. Come un bambino che è ancora nel grembo di sua madre è già amato ma ancora non si accorge di questo, così capita spesso a noi. Siamo immersi nell'amore, eppure non lo percepiamo. Perché? Forse perché indugiamo troppo a leccarci le ferite procurate dagli amori traditi, non corrisposti, finiti. E trasferiamo questo nel nostro rapporto con il Signore. Ma Lui continua a prendersi cura di noi, come una madre fa col proprio figlio. Cosa fare? Re-imparare l'amore lasciandoci amare, guarire e perdonare: entrare in quell'abbraccio tenero tra Padre e Figlio nel quale siamo chiamati all'esistenza credente. Poi corriamo un altro rischio: come posso io, umano e limitato, ricambiare questo amore a Dio stesso, conoscendo la mia fragilità e debolezza? E rispondiamo: non sarò mai capace di ridare amore a Dio. E invece no! L'amore col quale il Signore desidera essere ricambiato è non l'amore per Sé, ma l'amore per gli altri! E questo ci stupisce, egoisti come siamo a volere che gli altri ci ricambino. Ma questa è la gratuità dell'amore.
Su chi riversare questo tipo di amore ricevuto gratuitamente ed incondizionatamente da Dio? Verso coloro a cui si indirizzava l'amore di Gesù: le pecore perdute, coloro che si sentono esclusi da Dio ed indegni di Lui. Questo è il campo della mia missione: essere guaritore delle ferite altrui come il Signore lo è stato delle mie. Da amati ad amanti. Con lo stesso stile di gratuità. Se mi occupo di amare, Dio stesso si occuperà di me, Gesù continuerà a riempire il mio grembo del suo stesso amore. Donando amore non divento povero, ma continuo a sperimentare come Lui riempie il mio grembo. E sarà gioia grande.
Buona domenica a tutti!
[don Vito]