Religioni
Il battesimo, quella preghiera che spalanca il cielo
Immersi nella nuova vita, le parole di don Vito Carpentiere
Barletta - domenica 10 gennaio 2016
Dal Vangelo secondo Luca: "In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco" Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: "Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto".
Con la festa del battesimo di Gesù si chiude il tempo liturgico del Natale. Il racconto lucano che oggi ascoltiamo presenta il fatto già avvenuto; non descrive tanto il battesimo di Gesù, ma ritrae Gesù in preghiera. E durante questo momento c'è una teofania, una manifestazione di Dio: si vede qualcosa (lo Spirito Santo in forma corporea), si ode una voce (tu sei il mio figlio prediletto).
Battezzare, ovvero immergere. Battezzati, quindi immersi. Non in acqua ma nello Spirito Santo e nel fuoco. La realtà del credente riceve un sigillo indelebile il giorno del battesimo, quando siamo resi figli di Dio. E questa realtà va alimentata. Come? Con la preghiera. Essa è un dialogo cuore a cuore, dove spesso non sono necessarie le parole, in cui ci riconosciamo figli e permettiamo al Signore di ricolmarci del suo favore, della sua benevolenza, della sua tenerezza. San Luca sviluppa particolarmente nel suo racconto il tema della preghiera. Ed è sintomatico che Dio si riveli proprio nella preghiera. È la preghiera che rende figli. È la preghiera che trasfigura. È la preghiera che ci aiuta a scegliere. E la preghiera e il sostegno nella prova. È la preghiera la forza nell'ora della debolezza.
Battezzare: essere immersi. Che la nostra esistenza umana e cristiana non si fermi mai alla superficie ma che ci renda persone pronte ad andare in profondità, al cuore stesso di Dio, nostro è degli altri. Buona domenica.
[don Vito]
Con la festa del battesimo di Gesù si chiude il tempo liturgico del Natale. Il racconto lucano che oggi ascoltiamo presenta il fatto già avvenuto; non descrive tanto il battesimo di Gesù, ma ritrae Gesù in preghiera. E durante questo momento c'è una teofania, una manifestazione di Dio: si vede qualcosa (lo Spirito Santo in forma corporea), si ode una voce (tu sei il mio figlio prediletto).
Battezzare, ovvero immergere. Battezzati, quindi immersi. Non in acqua ma nello Spirito Santo e nel fuoco. La realtà del credente riceve un sigillo indelebile il giorno del battesimo, quando siamo resi figli di Dio. E questa realtà va alimentata. Come? Con la preghiera. Essa è un dialogo cuore a cuore, dove spesso non sono necessarie le parole, in cui ci riconosciamo figli e permettiamo al Signore di ricolmarci del suo favore, della sua benevolenza, della sua tenerezza. San Luca sviluppa particolarmente nel suo racconto il tema della preghiera. Ed è sintomatico che Dio si riveli proprio nella preghiera. È la preghiera che rende figli. È la preghiera che trasfigura. È la preghiera che ci aiuta a scegliere. E la preghiera e il sostegno nella prova. È la preghiera la forza nell'ora della debolezza.
Battezzare: essere immersi. Che la nostra esistenza umana e cristiana non si fermi mai alla superficie ma che ci renda persone pronte ad andare in profondità, al cuore stesso di Dio, nostro è degli altri. Buona domenica.
[don Vito]