Cronaca
I salotti buoni dello spaccio di droga
Dal centro alla periferia di Barletta, le piazze dello spaccio
Barletta - venerdì 20 giugno 2014
Una leggenda metropolitana narra che ovunque si vedesse la scritta "Dio c'è!", in quella zona ci fosse uno spacciatore di droga. Oggi, queste leggende sono inutili, basta un telefonino e la droga te la portano anche sotto casa, meglio se nella piazzetta o nei giardini comunali. La cocaina a Barletta spopola, e il cosidetto "bi turbo" o "bombolone" - alcuni dei nomi con cui identificare lo spinello - sono ormai relegati al ruolo delle comuni sigarette: a chi non sarà capitato vedere ragazzi che, alla luce del giorno, rollano uno spinello, senza alcun problema? A Barletta, il dilagare degli stupefacenti, ha inizio negli "edonistici anni '80".
Anni '80, arriva l'eroina a Barletta
L'eroina arriva con qualche anno di ritardo a Barletta, sebbene già nella Bologna della contestazione studentesca del 1977, fosse dilagata in quantità industriali, per poi proseguire la sua marcia di morte nel resto d'Italia. Oggi lo consideriamo pazzesco, ma a quel tempo, l'eroina era status symbol, e fu così che una intera generazione di ragazzi ci cascò dentro. Il buco in vena era un divertimento alla moda, una moda che uccideva, poi l'aids fece il resto. A Barletta, l'eroina arriva nei primi anni '80, falcidiando una generazione di ragazzi e ragazze, tra overdose e aids.
Per tutti gli anni '80 e buona parte dei '90, il pronto soccorso di Barletta era assediato da tossico-dipendenti che pretendevano, con minacce fisiche e verbali, siringhe gratuite e metadone, sostanza sostitutiva dell'eroina. A quel tempo, era normale, per le ambulanze, andare a recuperare cadaveri di ragazzi in overdose, nei bagni della stazione ferroviaria, nella pineta della litoranea di Ponente. Tra il luoghi deputati al consumo e allo spaccio, c'erano i giardini abbandonati del castello, la spiaggia, la pineta della litoranea di Ponente, nei pressi della scalinata delle mura del Carmine, le gradinate (ora abbattute) dello stadio "L. Simeone", dove era facile rinvenire siringhe usate. La scimmia sulla schiena (crisi da astinenza) non poteva aspettare, ragazze e i ragazzi "scimmiati", andavano a morire lontano da sguardi indiscreti.
Anni 2000, i "salotti buoni" dello spaccio di droga a Barletta
L'eroina è tramontata, è arrivata la cocaina, e la tecnologia permette di spacciarla velocemente. Anche ragazzi e ragazze delle scuole superiori non si astengono dal provarla, anche in "gruppi di assaggio". Il luoghi deputati al consumo e allo spaccio sono i "salotti buoni" della città: i giardini del castello, dove basta scavalcare nottetempo i cancelli bassi e il gioco è fatto, via Pappalettere (in origine sarebbe dovuto essere un giardinetto per cani, ora è un puzzolente giardino dello spaccio), la piazzetta di via L. Doronzo, dove la mattina si svolge il mercato rionale, la sera si spaccia anche nei bagni chimici incustoditi.
Si spaccia nei giardini De Nittis, dopo che le badanti sono tornate a casa e i rom si sono risvegliati dalla pennichella nelle aiuole. Vicino la litoranea di Levante, troviamo il parcheggio di via lido San giovanni, dove spacciatori e clienti si incontrano, previo accordo telefonico, spesso consumando all'interno delle stesse autovetture le loro dosi. In periferia, il luogo di spaccio sono i giardini "Baden Powell", in via Leonardo da Vinci, per finire con l'immensa periferia, coi suoi angoli appartati e bui. Sniffare è diventato un gesto spavaldo, da esibire in gruppo, a tutte le età.
Anni '80, arriva l'eroina a Barletta
L'eroina arriva con qualche anno di ritardo a Barletta, sebbene già nella Bologna della contestazione studentesca del 1977, fosse dilagata in quantità industriali, per poi proseguire la sua marcia di morte nel resto d'Italia. Oggi lo consideriamo pazzesco, ma a quel tempo, l'eroina era status symbol, e fu così che una intera generazione di ragazzi ci cascò dentro. Il buco in vena era un divertimento alla moda, una moda che uccideva, poi l'aids fece il resto. A Barletta, l'eroina arriva nei primi anni '80, falcidiando una generazione di ragazzi e ragazze, tra overdose e aids.
Per tutti gli anni '80 e buona parte dei '90, il pronto soccorso di Barletta era assediato da tossico-dipendenti che pretendevano, con minacce fisiche e verbali, siringhe gratuite e metadone, sostanza sostitutiva dell'eroina. A quel tempo, era normale, per le ambulanze, andare a recuperare cadaveri di ragazzi in overdose, nei bagni della stazione ferroviaria, nella pineta della litoranea di Ponente. Tra il luoghi deputati al consumo e allo spaccio, c'erano i giardini abbandonati del castello, la spiaggia, la pineta della litoranea di Ponente, nei pressi della scalinata delle mura del Carmine, le gradinate (ora abbattute) dello stadio "L. Simeone", dove era facile rinvenire siringhe usate. La scimmia sulla schiena (crisi da astinenza) non poteva aspettare, ragazze e i ragazzi "scimmiati", andavano a morire lontano da sguardi indiscreti.
Anni 2000, i "salotti buoni" dello spaccio di droga a Barletta
L'eroina è tramontata, è arrivata la cocaina, e la tecnologia permette di spacciarla velocemente. Anche ragazzi e ragazze delle scuole superiori non si astengono dal provarla, anche in "gruppi di assaggio". Il luoghi deputati al consumo e allo spaccio sono i "salotti buoni" della città: i giardini del castello, dove basta scavalcare nottetempo i cancelli bassi e il gioco è fatto, via Pappalettere (in origine sarebbe dovuto essere un giardinetto per cani, ora è un puzzolente giardino dello spaccio), la piazzetta di via L. Doronzo, dove la mattina si svolge il mercato rionale, la sera si spaccia anche nei bagni chimici incustoditi.
Si spaccia nei giardini De Nittis, dopo che le badanti sono tornate a casa e i rom si sono risvegliati dalla pennichella nelle aiuole. Vicino la litoranea di Levante, troviamo il parcheggio di via lido San giovanni, dove spacciatori e clienti si incontrano, previo accordo telefonico, spesso consumando all'interno delle stesse autovetture le loro dosi. In periferia, il luogo di spaccio sono i giardini "Baden Powell", in via Leonardo da Vinci, per finire con l'immensa periferia, coi suoi angoli appartati e bui. Sniffare è diventato un gesto spavaldo, da esibire in gruppo, a tutte le età.