
La città
I 100 anni di Teodoro Dibenedetto, l'ultimo testimone oculare del crollo di via Canosa del 16 settembre 1959
Ieri ha compiuto un secolo di vita, il ricordo di quella tragedia è ancora vivo nella sua mente
Barletta - lunedì 24 marzo 2025
12.11
Ieri ha compiuto 100 anni, ma quel 16 settembre 1959 è ancora scolpito nella sua memoria. Teodoro Dibenedetto è l'ultimo testimone oculare del crollo di via Canosa che il 16 settembre 1959 costò la vita a 58 persone con 12 feriti. Con una lucidità ed una chiarezza a tratti sorprendente il signor Dibenedetto ha ripercorso quegli attimi che 66 anni fa aveva appuntato sul suo quadernetto da lavoro di ferroviere.
Quella notte, tra il 15 e il 16 settembre del 1959, il signor Dibenedetto era in servizio come caposquadra deviatore delle Ferrovie dello Stato presso la stazione di Barletta. Gli toccava il turno di notte, precisamente alla cabina C, corrispondente all'allora passaggio a livello di via Canosa. Era una calda serata di fine estate e il signor Dibenedetto racconta di essere uscito dalla cabina attirato da uno scambio di auguri. «Era settembre e una volta passati i treni approfittivamo per prendere un po' di refrigerio fuori dalle cabine. Poco dopo la mezzanotte vidi delle persone vestite a festa che ricevevano auguri. Era il signor Palmitessa con la sua giovane moglie. Si erano appena sposati e avevano dato una festa nel loro nuovo appartamento in via Canosa 7, erano felici, anch'io gli feci gli auguri. Non potevano conoscere il loro crudele destino». Trascorsa serenamente la notte, arrivano le sei del mattino. «In biglietteria - ha raccontato il signor Dibenedetto - c'era un collega che di solito, una volta finito il turno di notte, si intratteneva con noi per qualche minuto. Non voleva rientrare troppo presto e svegliare così la sua famiglia. Abitava in quel palazzo e quel giorno decise di rientrare perché aveva sonno». Chi invece quattro chiacchiere aveva voglia di farle era l'autista della ditta "Marozzi" il cui deposito di autobus era proprio sottostante il palazzo crollato «si intrattenne con il mio collega prima del crollo e si salvò la vita». Ma eccoci alle 6.42. «C'era un treno che partiva da Barletta per Foggia alle 6.46, mentre il mio collega parlava con l'autista Marozzi - ha ricordato commosso il signor Dibenedetto - io mi avvicinai al passaggio al livello per dare il segnale. Nell'attesa del treno guardavo il palazzo, poi all'improvviso lo vidi accasciarsi. Ci fu un boato e fui ricoperto dalla polvere». Quella polvere fu subito notata dalla moglie del signor Dibenedetto. Al suo rientro a casa gli chiese del perchè la divisa fosse tutta impolverata, di lì il racconto di quegli attimi terribili che non dimenticherà mai più.
Quella notte, tra il 15 e il 16 settembre del 1959, il signor Dibenedetto era in servizio come caposquadra deviatore delle Ferrovie dello Stato presso la stazione di Barletta. Gli toccava il turno di notte, precisamente alla cabina C, corrispondente all'allora passaggio a livello di via Canosa. Era una calda serata di fine estate e il signor Dibenedetto racconta di essere uscito dalla cabina attirato da uno scambio di auguri. «Era settembre e una volta passati i treni approfittivamo per prendere un po' di refrigerio fuori dalle cabine. Poco dopo la mezzanotte vidi delle persone vestite a festa che ricevevano auguri. Era il signor Palmitessa con la sua giovane moglie. Si erano appena sposati e avevano dato una festa nel loro nuovo appartamento in via Canosa 7, erano felici, anch'io gli feci gli auguri. Non potevano conoscere il loro crudele destino». Trascorsa serenamente la notte, arrivano le sei del mattino. «In biglietteria - ha raccontato il signor Dibenedetto - c'era un collega che di solito, una volta finito il turno di notte, si intratteneva con noi per qualche minuto. Non voleva rientrare troppo presto e svegliare così la sua famiglia. Abitava in quel palazzo e quel giorno decise di rientrare perché aveva sonno». Chi invece quattro chiacchiere aveva voglia di farle era l'autista della ditta "Marozzi" il cui deposito di autobus era proprio sottostante il palazzo crollato «si intrattenne con il mio collega prima del crollo e si salvò la vita». Ma eccoci alle 6.42. «C'era un treno che partiva da Barletta per Foggia alle 6.46, mentre il mio collega parlava con l'autista Marozzi - ha ricordato commosso il signor Dibenedetto - io mi avvicinai al passaggio al livello per dare il segnale. Nell'attesa del treno guardavo il palazzo, poi all'improvviso lo vidi accasciarsi. Ci fu un boato e fui ricoperto dalla polvere». Quella polvere fu subito notata dalla moglie del signor Dibenedetto. Al suo rientro a casa gli chiese del perchè la divisa fosse tutta impolverata, di lì il racconto di quegli attimi terribili che non dimenticherà mai più.