Scuola e Lavoro
Giù le mani dai fondi per la formazione destinati alla Bat, interviene Pompeo Camero
Iniziativa ingiustificabile, commenta l'assessore. "La Bat, che era già penalizzata essendo partita per ultima (soltanto nel 2011) non merita questo trattamento"
Barletta - venerdì 9 marzo 2012
A seguito dell'applicazione del Piano di Azione Coesione, la Regione Puglia ha dovuto "cedere" allo Stato 82,4 milioni di euro (72,4 per il MIUR e 10 per il credito di imposta). L'esigenza statale, purtroppo, ha determinato una reazione a catena, tanto che la Regione ha ritenuto di doversi rivalere sulle Province sollecitando una compartecipazione, ammontante complessivamente a circa 25 milioni di euro, pari al 30,25% del totale del Piano in argomento.
L'iniziativa regionale, seppure comprensibile, non può giustificarsi sia sotto l'aspetto giuridico, sia sotto il profilo dei corretti rapporti tra le Istituzioni dello Stato. Sotto il profilo giuridico ben due norme regionali (art. 22 L.R. 15/2002 e art. 2 L.R. 32/2006) delegano alle Province la realizzazione della programmazione FSE 2007-2013 rendendole responsabili per l'attuazione delle attività. Conseguentemente, la competenza regionale è limitata alla programmazione delle risorse pubbliche destinate agli interventi di formazione professionale. Eccezionalmente, alla Regione è riservata una diretta responsabilità soltanto in relazione ad interventi di particolare rilevanza che presentino i caratteri dell'innovatività o della sperimentabilità. In assenza di questi requisiti le Province, con la sottrazione di ben 25 milioni di euro dagli stanziamenti destinati alla formazione, vengono a trovarsi nella strana situazione di dover rispondere dell'attuazione di programmi che non possono essere attuati per sopravvenuto storno dei fondi destinati alla formazione. Situazione già aggravata dalla circostanza che tuttora la Regione non gestisce il Fondo Sociale Europeo attraverso le Province – come dovrebbe - ma trattiene per sé i 2/3 dell'intera assegnazione. Per cui, dovendo far fronte alle "richieste" dello Stato non può penalizzare le Province paralizzando la loro attività ma ha l'obbligo di esplorare altre soluzioni.
I compiti assegnati alle Province in materia sono talmente stringenti che il legislatore ha previsto persino sanzioni in mancanza del conseguimento dei risultati programmati, quali la perdita delle risorse trasferite, l'avvio di un potere sostitutivo regionale a garanzia dell'utilizzo delle risorse "per le finalità originarie", la perdita di finanziamenti comunitari e nazionali, che possono anche provocare la richiesta del risarcimento del danno nei confronti dell'ente inadempiente. E' per questa serie di motivazioni che, come Assessore alla Formazione Professionale della Provincia Barletta Andria Trani, ritengo che si debba da parte dell'UPI (Unione Province Italiane) richiamare l'attenzione della Regione Puglia sulla necessità di rivedere la propria decisione di privare le Province della possibilità di continuare ad assolvere ai propri compiti istituzionali in materia di istruzione e formazione professionale; peraltro, particolarmente la BAT, che era già penalizzata essendo partita per ultima (soltanto nel 2011) non merita questo trattamento, anche perché è la provincia più virtuosa in Puglia avendo utilizzato la maggiore quota percentuale del FSE.
L'iniziativa regionale, seppure comprensibile, non può giustificarsi sia sotto l'aspetto giuridico, sia sotto il profilo dei corretti rapporti tra le Istituzioni dello Stato. Sotto il profilo giuridico ben due norme regionali (art. 22 L.R. 15/2002 e art. 2 L.R. 32/2006) delegano alle Province la realizzazione della programmazione FSE 2007-2013 rendendole responsabili per l'attuazione delle attività. Conseguentemente, la competenza regionale è limitata alla programmazione delle risorse pubbliche destinate agli interventi di formazione professionale. Eccezionalmente, alla Regione è riservata una diretta responsabilità soltanto in relazione ad interventi di particolare rilevanza che presentino i caratteri dell'innovatività o della sperimentabilità. In assenza di questi requisiti le Province, con la sottrazione di ben 25 milioni di euro dagli stanziamenti destinati alla formazione, vengono a trovarsi nella strana situazione di dover rispondere dell'attuazione di programmi che non possono essere attuati per sopravvenuto storno dei fondi destinati alla formazione. Situazione già aggravata dalla circostanza che tuttora la Regione non gestisce il Fondo Sociale Europeo attraverso le Province – come dovrebbe - ma trattiene per sé i 2/3 dell'intera assegnazione. Per cui, dovendo far fronte alle "richieste" dello Stato non può penalizzare le Province paralizzando la loro attività ma ha l'obbligo di esplorare altre soluzioni.
I compiti assegnati alle Province in materia sono talmente stringenti che il legislatore ha previsto persino sanzioni in mancanza del conseguimento dei risultati programmati, quali la perdita delle risorse trasferite, l'avvio di un potere sostitutivo regionale a garanzia dell'utilizzo delle risorse "per le finalità originarie", la perdita di finanziamenti comunitari e nazionali, che possono anche provocare la richiesta del risarcimento del danno nei confronti dell'ente inadempiente. E' per questa serie di motivazioni che, come Assessore alla Formazione Professionale della Provincia Barletta Andria Trani, ritengo che si debba da parte dell'UPI (Unione Province Italiane) richiamare l'attenzione della Regione Puglia sulla necessità di rivedere la propria decisione di privare le Province della possibilità di continuare ad assolvere ai propri compiti istituzionali in materia di istruzione e formazione professionale; peraltro, particolarmente la BAT, che era già penalizzata essendo partita per ultima (soltanto nel 2011) non merita questo trattamento, anche perché è la provincia più virtuosa in Puglia avendo utilizzato la maggiore quota percentuale del FSE.
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