La Buona Politica e il Centro Democratico
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Politica

Gemellaggio politico tra La Buona Politica e Centro Democratico

«Emiliano sia il prossimo presidente della regione Puglia». Le interviste a Sabino Dicataldo e Pino Pisicchio

Un gemellaggio simbolico quello siglato martedì sera tra La Buona Politica e il Centro Democratico, nel corso di un incontro che ha visto la presenza di un cospicuo numero di cittadini. «Il nostro movimento si prefigge di dare casa ai movimenti civici del territorio - ha detto Pasquale Di Rella, presidente del consiglio comunale di Bari, nonché candidato al 2° posto nella lista pugliese di Centro Democratico per la Camera - La Buona Politica ci ha onorato di un'alleanza». Di gemellaggio ha parlato il consigliere provinciale de La Buona Politica, Giuseppe Dipaola. Una totale convergenza politica è emersa su un punto: «vogliamo Emiliano come prossimo presidente della Puglia» ha detto Dipaola; «per noi il prossimo presidente della regione non può che essere Michele Emiliano» ha ripetuto Di Rella».

«Il Mezzogiorno non ha problemi diversi da quelli del resto del paese - ha detto il deputato uscente Pino Pisicchio, candidato capolista in Puglia alla Camera per Centro Democratico - Il Sud è la settima macroregione in Europa, per ricchezza e tessuto industriale. Il nostro problema è un problema di classi dirigenti. Pur non essendo una professione, la politica bisogna farla con professionalità».

Abbiamo intervistato Sabino Dicataldo, presidente de La Buona Politica.

Sabino Dicataldo, cosa significa gemellaggio tra Buona Politica e Centro Democratico?
«Il gemellaggio l'abbiamo fatto con Centro Democratico, perchè intendiamo fare altri gemellaggi. La nostra posizione è sempre la stessa: rimaniamo nel centrosinistra, nella coalizione per la quale alle politiche sicuramente Bersani vincerà. Quindi è il primo gemellaggio che noi facciamo all'interno della coalizione di centrosinistra. C'è molta affinità tra noi e Centro Democratico, molto vicini alle persone che hanno bisogno. La parola fondamentale che ci unisce è il lavoro».

Che senso avrà questo in prospettiva delle prossime amministrative?
«E' quello di stare insieme al tavolo del centrosinistra, e cercare di portare un programma condiviso, e approvare soprattutto, all'interno della coalizione, un codice etico, che abbiamo sempre voluto. Non vogliamo più il trasformismo, non vogliamo più gente che entra nei partiti per usarli come autobus, vogliamo essere forti per le prossime amministrative».

Ci sarà ancora una volta, per voi, la parola primarie?
«Per noi è fondamentale presentarsi alle primarie. Le primarie, per noi, significano alto senso di democrazia. Dalle primarie si capisce se il centrosinistra vincerà. Noi proporremo il nostro candidato alle primarie e lo faremo con tutte le forze che abbiamo dimostrato alle primarie precedenti per le sorse amministrative».

C'è già il candidato?
«Il candidato non c'è. Lo stiamo costruendo, ne stiamo trovando l'identikit, ma credo che ci sarà a breve».

Di seguito, l'intervista a Pino Pisicchio, deputato uscente, e capolista pugliese alla Camera per Centro Democratico.

Onorevole Pisicchio, Centro Democratico, per le elezioni politiche, ha davanti a sé la sfida di riuscire o meno a superare almeno una delle soglie di sbarramento di Camera e Senato. Siete fiduciosi? La Puglia potrebbe essere decisiva in questo?
«Sì e sì. Le do una risposta affermativa ad entrambe le domande. In primo luogo, tengo a chiarire che noi abbiamo una soglia di sbarramento che, essendo in coalizione, è del 2% a livello nazionale, peraltro superabile per il partito unico a non raggiungerla. Comunque noi immaginiamo di traguardare ampiamente questa soglia, sul piano nazionale, ma soprattutto sul piano regionale. Credo sia alla nostra portata una rappresentanza piena sia alla Camera che al Senato».

In uno scenario politico di moltiplicazione dei centri, cosa distingue Centro Democratico dal centro "montiano"?
«Molto lo distingue. Intanto, il centro "montiano" è un centro geometrico, immobile, che pensa di poter negoziare dopo le elezioni il suo schierarsi da una parte o dall'altra. Noi invece l'abbiamo detto prima: vogliamo essere parte organica del centrosinistra, e vogliamo che sia il centrosinistra a governare, non certamente la destra. In secondo luogo, in noi c'è una sottolineatura molto forte della solidarietà. Noi crediamo che sia arrivato il momento di togliere lo scettro dalle mani della finanza e riportarlo nelle mani della politica».

Perché è fallito il progetto di terzo polo? Perché quindi avete scelto di tornare al centrosinistra?
«Questa è la domanda che probabilmente andrebbe fatta a Casini, il quale ha, in modo incongruo e probabilmente intempestivo, distrutto questa ipotesi di lavoro, su cui avevamo investito, ma, soprattutto, facendo questo gesto ha concorso a rendere impossibile la riforma elettorale: questa è la cosa più grave. Noi stavamo lavorando per una riforma elettorale, che andava nella direzione del sistema tedesco (che prevede, per metà, collegi uninominali e voto proporzionale), ed era stata raggiunta un'intesa, che poi Berlusconi ha fatto saltare. Ma è saltata soprattutto perché Casini aveva fatto saltare il terzo polo. Facendo questo, non c'erano più le ragioni per costruire un sistema che si muovesse verso una pluralità di poli, e si è rimasti nel sistema bipolare. Ecco la ragione per cui oggi si sceglie o a sinistra o a destra».

Avendo una prospettiva di centrosinistra autonomo dopo le elezioni in bilico, voi guardate ad una possibile apertura al centro "montiano"? Come considerate invece chi è più a sinistra di voi, cioè Rivoluzione Civile?
«Chiudiamo subito il ragionamento su Rivoluzione Civile, sennò non ci troviamo più: su questo soggetto politico nuovo, non credo ci sia nulla da dire. Per quanto concerne il futuro del centrosinistra, sicuramente io penso che sia autosufficiente, che ce la faccia anche al Senato, alla Camera ce la fa sicuramente. Se non dovesse farcela anche al Senato da solo, non può il centrosinistra guardare certo alla destra, ma dovrà guardare al centro. Vedremo che cosa accadrà. Spero che questa eventualità non si verifichi, e comunque la vedremo a tempo debito».
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