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Eventi

"Full hug" di Damiano Lamonaca vince il premio Gold al Trierenberg Super Circuit di Linz

L'intervista al fotografo barlettano, visionario della mobilità delle istantanee

Quando la fotografia smette di essere mera rappresentazione di un campo visivo e sfocia nella sublimità dell'arte, risulta molto difficile inquadrarla in rigidi schemi e definizioni. L'innegabile livello artistico di Damiano Lamonaca, fotografo barlettano di professione, da sempre parte attiva del FIOF, già vincitore di numerosi concorsi dell'associazione e QIP(Qualified Italian Photographer), ha raggiunto negli anni una genuinità ed una purezza tipiche dell'arte ellenica, miscelandosi alla modernità di uno sguardo sempre attento al presente. Affascinato dal nudo artistico, Damiano ha cercato di fotografarlo mediante numerose tecniche. La sua costante ricerca sul nudo artistico lo ha portato a mettere in pratica una nuova tecnica a lui sconosciuta e applicando la materia alla nudità, ha ottenuto un senso di purezza, tipica degli impianti scultorei che intendeva emulare. Proprio grazie a questo studio, uno dei suoi lavori più amati, "Full hug", appartenente ad una collezione di opere denominata Whiterush, il cui video denominato sempre "Whiterush", realizzato da Enrico Lamonaca, ha vinto il "Primo premio" nella categoria "VideoArt" nel contest video realizzato dal FIOF, ha raggiunto l'apice del successo, vincendo il Gold nella categoria "Nudo" del concorso fotografico tra i più importanti al mondo, il TRIERENBERG SUPER CIRCUIT, fondato nel 1992. Il concorso nel 2014 ha raccolto 101.000 immagini provenienti da 110 paesi, e tra i precedenti vincitori vanta Lyubomir Sergeev, Howard Schatz, Christophe Gilbert. Per comprendere a pieno l'importanza di un evento del genere e carpire l'emozione che ne scaturisce, abbiamo posto qualche domanda a Damiano Lamonaca, intervistandolo nel suo studio fotografico.

L'intervista al fotografo Damiano LamonacaFoto
Dopo aver ricevuto numerosi premi ecco che ne arriva uno molto importante come quello che stai andando a ritirare a Linz. Cosa rappresenta per te questo momento?

«Da qualche giorno ho ricevuto una mail in cui mi veniva spiegato come ritirare la medaglia d'oro, nel momento in cui l'ho ricevuta, ho compreso quanto la cosa stesse assumendo concretezza. Non si trattava del solito concorso in cui se vinci ti spediscono l'attestato, ma di qualcosa di più grande. Artisticamente sono stato confrontato con personaggi che reputo geniali. Colui che mi ha selezionato per partecipare al concorso, mi ha chiesto di parteciparvi con delle specifiche opere, ciò significa che aveva già approfondito il mio portfolio e aveva selezionato ciò che riteneva opportuno. Tra i personaggi che vi hanno partecipato, c'è un fotografo geniale, che non conosco di persona, però le sue immagini sono incredibili, spettacolari, restano impresse in quanto la post produzione che ha è indescrivibile. Grazie alla collaborazione di Serena, una mia amica importantissima, ho comunicato con l'organizzatore del concorso per riceverne dettagli. Tra le varie informazioni mi dicevano che le opere vincenti del concorso sarebbero state pubblicate su di un libro acquistabile durante la cena del gala. Gala? E lì ho realizzato cosa stesse accadendo ».

Considerando la cerimonia hai quindi compreso quanto l'evento fosse importante. Altrettanto lo erano le opere che vi presentavi. Come sono nate? E l'opera che ha vinto com'è stata partorita?
«Quando ho realizzato l'opera che ha vinto il primo premio e tutto ciò che ho realizzato nel contorno di quell'opera specifica, rappresenta un mio lavoro di ricerca e di espressione denominato Whiterush. Quelle fotografie le ho preparate tra il 2010 ed il 2011 e quando furono pubblicate per la prima volta, essendo nell'era digitale, coloro che osservavano credevano fossero realizzate con un'attenta post produzione. In realtà per crearle ho utilizzato una pratica analogica, sfruttando solo ed esclusivamente la tecnica del ritratto. Grazie alla mia "principessa", l'Hasselblad, ho ottenuto dei neri più intensi ed il congelamento dei liquidi desiderato. L'opera veniva già fuori da sola. Il dinamismo che esprimono queste opere è il dinamismo che io volevo conferire all'immagine. Osservando quelle fotografie, pare che i liquidi continuino a muoversi e l'opera stessa negli anni pare che continui a farlo nel tempo. Quell'insieme di opere esprime per me dei valori che ritengo parte della vita, della mia e di quella di tutti: amore, passione, sesso, complicità, dinamismo, impeto, purezza in contrapposizione alla libertà fisica e mentale, osare. Tutto ciò appartiene all'insieme delle esperienze della mia vita ma ogni diverso osservatore, in ciascuna di esse, vede ciò che di più lo rappresenta. Ci sono persone che vi vedono l'amore, in alcune foto infatti ci sono due donne che si baciano, magari una persona anziana ci vede lo scandalo. Questa è la cosa più bella, il diverso modo in cui ciascuno si relaziona con l'opera, vi vede ciò che è o ciò che al contrario vorrebbe essere, perché credo non sia vero che noi siamo solo quello che le persone vedono, ma abbiamo anche delle verità nascoste che poi fuoriescono nel momento in cui si manifestano. Alcuni vedono nelle gocce delle mie opere dei disegni che io invece non percepisco. Un grande maestro portoghese che ho conosciuto tempo fa, era contrario all'assegnare dei nomi alle opere, pensava non si dovesse deviare lo spettatore per fargli vedere nell'opera ciò che più gli si confaceva».

Cosa rappresenta "Full hug" per te nello specifico?
«Full hug è la rappresentazione di un abbraccio sincero, eterno, come se le persone coinvolte volessero restare per sempre in quella posizione. Può essere l'abbraccio del desiderio di due donne che si amano, o di due persone che non si vedranno mai più nella loro vita. Nel momento in cui mi è arrivata l'email della vincita non riuscivo a crederci, per me quello che ho fatto non è geniale così come crede chi mi ha giudicato, ma è solo il frutto di una semplice sperimentazione e ricerca personale».

Qual è stata la tua ispirazione nel momento in cui ti sei cimentato con una creazione del genere?
«Per anni mi sono chiesto perché abbiamo la fotografia, che comunque è una forma d'arte e anche quella può essere un'opera d'arte da tenere in casa e assumere un valore eterno, e non la sfruttiamo? Passeggiando per Roma, notiamo che vi sono statue ovunque, ma nessuno per strada si stupisce della loro nudità. Osservando una fontana in una delle celebri piazze romane, uno tra i personaggi rappresentati ha le mani protese davanti al viso quasi a proteggersi, come se il palazzo che gli sta di fronte debba cadergli addosso da un momento all'altro, quella era la dinamicità che intendevo riprodurre nelle mie opere. La prima foto di quella serie Whiterush che realizzai infatti mi sembrava troppo statica, non si muoveva. Tutte le mie immagini per me peccano di qualcosa che non riesco ancora a percepire, ma forse riuscirò a smussare nel tempo. In realtà in questo sono molto autocritico. Tutto quello che faccio non lo faccio perché debba sembrare ciò che più di bello vi è al mondo, ma lo faccio per mettermi alla prova. Poi, passato del tempo, osservando un'opera di Gilbert, in cui una donna sembra che si sciolga, ho capito che dovevo lavorare con i liquidi. Ho fatto quindi dei test utilizzando dei liquidi e delle esplosioni, ottenendo delle opere uniche ed irripetibili. A quel punto è sorta in me l'idea di lanciare delle secchiate di colore atossico addosso a delle donne che posavano per me. Il colore si secca e dopo poco diventa freddo, ogni volta che arrivava la secchiata era violenta e fredda, non era semplice realizzare qualcosa del genere. Ogni fotografia però aveva un getto diverso ed io mi sono cimentato a far assumere ai modelli (non professionisti) delle posizioni che fossero dinamiche. Realizzare ciò che desideravo ottenere non è stato per niente facile, ma l'ho ottenuto grazie alla disponibilità dei modelli e di chi ha creduto nel progetto (Francesca, Cinzia, Francesco e Alessio), che sono riusciti con grande difficoltà ad immedesimarsi al punto tale nella parte tanto da far sembrare realistica la loro rappresentazione».
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