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Francia, la truffa delle stoviglie in plastica: monouso vendute come riutilizzabili
Monitoraggio effettuato da Zero Waste France
Barletta - giovedì 27 febbraio 2020
10.38 Sponsorizzato
Le tematiche ecosostenibili sono ormai all'ordine del giorno. Fortunatamente, seppur ancora in maniera troppo lenta, sembra che qualcosa stia cambiando non solo nella coscienza delle persone ma anche per quel che riguarda le azioni pratiche delle forze politiche. Gli Stati di molte aree geografiche stano infatti prendendo provvedimenti progressivamente incentrati sulla salvaguardia dell'ambiente. E così anche la Francia, tra le altre. Ma negli ultimi giorni uno studio della Zero Waste France avrebbe scoperto qualcosa di veramente spiacevole.
Sembra infatti che molti negozi sul territorio francese, e in particolare note catene commerciali, stiano cercando di eludere il regolamento. Ovviamente al fine di avere un maggiore tornaconto personale. E, ovviamente, questo a discapito del pianeta. Eludere infatti questa tipologia di direttive significa ignorare i tentativi che si stanno realizzando di costruire una società più connessa e rispettosa del mondo naturale. Che cosa riguarda lo scandalo francese? Sembra che in più luoghi le stoviglie monouso siano invece vendute come riutilizzabili e lavabili in lavastoviglie.
Al contrario, in molti casi è stato trovato un astuto escamotage. Avendo magari gli scaffali, o addirittura i magazzini, zeppi di prodotti monouso ormai non più vendibili, ecco scattare la "truffa". Su questi oggetti è stata infatti applicata la dicitura "riutilizzabile" pur non essendolo il prodotto effettivamente, ma di modo da poter continuare a vendere ciò per cui era già stato fatto un investimento. Le motivazioni erano quindi quelle di evitare una - seppur magari non così marcata - perdita. Come purtroppo troppo spesso accade, si è anteposto il tornaconto strettamente personale rispetto ad una più ampia visione sulla salute del nostro pianeta.
E non è un caso che il marchio, famoso ormai in tutto il mondo, abbia fatto un passo indietro in questo senso. La catena Carrefour infatti, dopo l'uscita della notizia, ha optato per rimuovere questi prodotti dai propri scaffali. Si capisce come questo sia stato un fatto che ha scosso l'opinione pubblica, considerando anche che la Francia poteva fregiarsi di essere in anticipo - in questo campo - sul resto delle nazioni europee. La normativa per vietare la circolazione di plastica monouso, per l'appunto messa in atto dal primo gennaio di quest'anno, era stata approvata addirittura nel 2017. Una possibile soluzione, lanciata dall'associazione, è la guerra social a questo menefreghismo.
Combattere gli evasori di questo tipo sensibilizzando ancor di più il pubblico, magari con campagne tematiche sul web supportate da appositi hashtag. In attesa di qualche presa di posizione più concreta, magari direttamente dalle autorità. Perchè il pianeta è un bene collettivo e tutti dobbiamo rispettarlo, a maggior ragione se esistono degli appositi regolamenti a indicarci la corretta via per farlo.
fonte: Lettoquotidiano.it
Sembra infatti che molti negozi sul territorio francese, e in particolare note catene commerciali, stiano cercando di eludere il regolamento. Ovviamente al fine di avere un maggiore tornaconto personale. E, ovviamente, questo a discapito del pianeta. Eludere infatti questa tipologia di direttive significa ignorare i tentativi che si stanno realizzando di costruire una società più connessa e rispettosa del mondo naturale. Che cosa riguarda lo scandalo francese? Sembra che in più luoghi le stoviglie monouso siano invece vendute come riutilizzabili e lavabili in lavastoviglie.
FRANCIA, SCANDALO STOVIGLIE: ECCO PERCHÈ
Una pratica chiaramente illegale, ma che a chi l'ha messa in atto è chiaramente valsa un guadagno maggiore. In che modo? La risposta è semplice, se collegata temporalmente alle ultime leggi varate sul territorio francese. Dal primo gennaio 2020 infatti la Francia ha compiuto un lodevole e importante passo avanti sul cammino dell'ecologia. Ha infatti posto il divieto dell'utilizzo di plastica usa e getta. A quel punto dunque tutti i punti vendita, logicamente, avrebbero dovuto dotarsi di stoviglie realmente riutilizzabili.Al contrario, in molti casi è stato trovato un astuto escamotage. Avendo magari gli scaffali, o addirittura i magazzini, zeppi di prodotti monouso ormai non più vendibili, ecco scattare la "truffa". Su questi oggetti è stata infatti applicata la dicitura "riutilizzabile" pur non essendolo il prodotto effettivamente, ma di modo da poter continuare a vendere ciò per cui era già stato fatto un investimento. Le motivazioni erano quindi quelle di evitare una - seppur magari non così marcata - perdita. Come purtroppo troppo spesso accade, si è anteposto il tornaconto strettamente personale rispetto ad una più ampia visione sulla salute del nostro pianeta.
LO STUDIO, I NOMI E... IL FUTURO?
Lo studio è stato effettuato dalla Zero Waste France ovvero un organismo che monitora le vendite in particolare nelle catene, come detto. Ed è stato strutturato in questo modo: dopo una fase di ricerca fisica sul campo l'associazione è passata ad una di analisi e sperimentazione, nella quale sono state compiute prove in laboratorio. Attraverso questo, è stato dimostrato che le stoviglie di plastica più resistenti non sopportano oltre i 10 lavaggi. Per quanto riguarda i nomi dei colpevoli, la compagnia citata nello specifico è Carrefour.E non è un caso che il marchio, famoso ormai in tutto il mondo, abbia fatto un passo indietro in questo senso. La catena Carrefour infatti, dopo l'uscita della notizia, ha optato per rimuovere questi prodotti dai propri scaffali. Si capisce come questo sia stato un fatto che ha scosso l'opinione pubblica, considerando anche che la Francia poteva fregiarsi di essere in anticipo - in questo campo - sul resto delle nazioni europee. La normativa per vietare la circolazione di plastica monouso, per l'appunto messa in atto dal primo gennaio di quest'anno, era stata approvata addirittura nel 2017. Una possibile soluzione, lanciata dall'associazione, è la guerra social a questo menefreghismo.
Combattere gli evasori di questo tipo sensibilizzando ancor di più il pubblico, magari con campagne tematiche sul web supportate da appositi hashtag. In attesa di qualche presa di posizione più concreta, magari direttamente dalle autorità. Perchè il pianeta è un bene collettivo e tutti dobbiamo rispettarlo, a maggior ragione se esistono degli appositi regolamenti a indicarci la corretta via per farlo.
fonte: Lettoquotidiano.it
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