Eventi
Francesco Baccini e Roberta Bruzzone protagonisti del meeting internazionale “Cercatori della verità”
Ieri sera si è tenuta la seconda giornata. «La verità è saporita, con un certo retrogusto amaro».
Barletta - mercoledì 17 ottobre 2012
10.42
«La verità è saporita, con un certo retrogusto amaro». Ne sono convinti la psicologa forense Roberta Bruzzone e il cantautore genovese Francesco Baccini, protagonisti della seconda serata del meeting internazionale "Cercatori della verità", organizzato ad Andria dall'associazione Corte Sveva e quest'anno improntato sul dialogo tra velocità e lentezza.
Lui è un rocker di quelli che "La notte non dormo mai", lei una criminologa centaura, sempre in cerca di «una verità che faccia rima con giustizia». Ad accomunarli non è solo la notorietà raggiunta tra sacrifici e successi, né uno stile di vita «velocissimo, che non concede spazio a pennichelle e sbadigli». Entrambi sono legati alla Puglia a doppio mandato: la Bruzzone perché si è occupata a fondo del delitto di Avetrana, Baccini perché ebbe tra i suoi musicisti il noto jazzista andriese Pasquale Tesoro. Entrambi credono che «non saprai mai fino a che punto sei te stesso, finché non sarai costretto a pagare un prezzo per le tue idee».
Tutti e due sono poi convinti che la televisione sia una scatola di illusioni che, per la smania di spettacolarizzare il mondo, abbia confuso troppe volte le idee agli italiani. «Una tv voyerista – ha spiegato Roberta Bruzzone – particolarmente pericolosa quando trasforma in fiction delitti e misteri. Perché divulga informazioni coperte da segreto investigativo in fasi delicatissime delle indagini, compromettendole a volte irrimediabilmente. Certa tv specula sulle dimensioni più pruriginose dei casi e per farlo interpella esperti che conoscono le scene del crimine solo per sentito dire. Il peggio è che la gran parte di questi programmi va in onda al pomeriggio o in prima serata». A rinforzare la tesi sulla "cattiva maestra televisione", il cantautore Baccini, non solo vittima di più disavventure personali sul piccolo schermo, ma fermamente convinto che la tv di oggi offra un messaggio tutto sbagliato anche sull'arte di fare musica. «Non ci sono più i Renzo Arbore di una volta, quelli che riuscivano a coniugare audience, jazz, canzone d'autore e comicità. I reality ci hanno abituati ad abbinare la musica al palcoscenico e a pensare che tutto il percorso di un musicista finisca sotto i riflettori. De André, Tenco e gli altri grandi cantautori? Nell'Italia musicale di oggi, che non paga l'originalità ma la riproducibilità, non sarebbero esistiti mai. La tv degli ultimi 20 anni ha abbassato il livello culturale medio del Paese».
Appena reduce dall'aver vinto la prestigiosa Targa Tenco per il miglior disco interprete, Baccini ha poi voluto ricordare il cantautore amico genovese Luigi Tenco, cui ha dedicato il suo ultimo progetto discografico: «Era uno scomodo intellettuale senza peli sulla lingua, non un depresso come lo si dipinge oggi. Della sua vita è passata solo la sua morte misteriosa e se ne parla in tv solo una volta all'anno, al Festival di Sanremo. Con questo progetto discografico, ho voluto riportare in luce la sua arte. Ad ogni modo credo non sia stato ammazzato». Profonda conoscitrice del caso Tenco, anche la criminologa Roberta Bruzzone che tende ad escludere l'ipotesi di un suicidio: «Forse non è morto neanche in quell'hotel; la sua vicenda è stata costruita per squalificare il messaggio di denuncia contro i malcostumi della musica, di cui era portatore».
A chiudere la serata, un omaggio a sorpresa del cantautore genovese al pubblico del meeting. Tra applausi e momenti di commozione, Baccini ha dedicato a tutti i presenti "In fuga", il suo inno alla velocità scritto per Marco Pantani, «uno tra i campioni più rock di sempre».
Lui è un rocker di quelli che "La notte non dormo mai", lei una criminologa centaura, sempre in cerca di «una verità che faccia rima con giustizia». Ad accomunarli non è solo la notorietà raggiunta tra sacrifici e successi, né uno stile di vita «velocissimo, che non concede spazio a pennichelle e sbadigli». Entrambi sono legati alla Puglia a doppio mandato: la Bruzzone perché si è occupata a fondo del delitto di Avetrana, Baccini perché ebbe tra i suoi musicisti il noto jazzista andriese Pasquale Tesoro. Entrambi credono che «non saprai mai fino a che punto sei te stesso, finché non sarai costretto a pagare un prezzo per le tue idee».
Tutti e due sono poi convinti che la televisione sia una scatola di illusioni che, per la smania di spettacolarizzare il mondo, abbia confuso troppe volte le idee agli italiani. «Una tv voyerista – ha spiegato Roberta Bruzzone – particolarmente pericolosa quando trasforma in fiction delitti e misteri. Perché divulga informazioni coperte da segreto investigativo in fasi delicatissime delle indagini, compromettendole a volte irrimediabilmente. Certa tv specula sulle dimensioni più pruriginose dei casi e per farlo interpella esperti che conoscono le scene del crimine solo per sentito dire. Il peggio è che la gran parte di questi programmi va in onda al pomeriggio o in prima serata». A rinforzare la tesi sulla "cattiva maestra televisione", il cantautore Baccini, non solo vittima di più disavventure personali sul piccolo schermo, ma fermamente convinto che la tv di oggi offra un messaggio tutto sbagliato anche sull'arte di fare musica. «Non ci sono più i Renzo Arbore di una volta, quelli che riuscivano a coniugare audience, jazz, canzone d'autore e comicità. I reality ci hanno abituati ad abbinare la musica al palcoscenico e a pensare che tutto il percorso di un musicista finisca sotto i riflettori. De André, Tenco e gli altri grandi cantautori? Nell'Italia musicale di oggi, che non paga l'originalità ma la riproducibilità, non sarebbero esistiti mai. La tv degli ultimi 20 anni ha abbassato il livello culturale medio del Paese».
Appena reduce dall'aver vinto la prestigiosa Targa Tenco per il miglior disco interprete, Baccini ha poi voluto ricordare il cantautore amico genovese Luigi Tenco, cui ha dedicato il suo ultimo progetto discografico: «Era uno scomodo intellettuale senza peli sulla lingua, non un depresso come lo si dipinge oggi. Della sua vita è passata solo la sua morte misteriosa e se ne parla in tv solo una volta all'anno, al Festival di Sanremo. Con questo progetto discografico, ho voluto riportare in luce la sua arte. Ad ogni modo credo non sia stato ammazzato». Profonda conoscitrice del caso Tenco, anche la criminologa Roberta Bruzzone che tende ad escludere l'ipotesi di un suicidio: «Forse non è morto neanche in quell'hotel; la sua vicenda è stata costruita per squalificare il messaggio di denuncia contro i malcostumi della musica, di cui era portatore».
A chiudere la serata, un omaggio a sorpresa del cantautore genovese al pubblico del meeting. Tra applausi e momenti di commozione, Baccini ha dedicato a tutti i presenti "In fuga", il suo inno alla velocità scritto per Marco Pantani, «uno tra i campioni più rock di sempre».