Religioni
Finalmente completo il mosaico della Parrocchia “San Paolo Apostolo”
Don Mauro Dibenedetto: «Frutto della fatica di tutti. Un sogno che si realizza»
Barletta - domenica 27 novembre 2016
Serata indimenticabile quella di ieri per la Parrocchia "San Paolo Apostolo" di Barletta che ha visto la consegna del mosaico presbiteriale – iniziato nel 2002 con la presentazione della parte centrale dello stesso – ideato da padre Marko Ivan Rupnik dell'atelier di arte spirituale del Centro Aletti in Roma. Evento presenziato dall'Arcivescovo della Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie Mons. Giovan Battista Pichierri, alcuni sacerdoti di altrettante parrocchie della città e don Mauro Dibenedetto, parroco della comunità paolina.
L'opera, benedetta alla presenza di tutti i fedeli, rappresenta alcuni momenti pregnanti della vicenda umana e spirituale di San Paolo, nonché scene tratte direttamente dalle Sacre Scritture. «Partendo dalla sinistra di chi osserva, ecco Abramo nel momento della rivelazione del Signore, intento ad osservare le stelle della volta celeste – ha esordito padre Rupnik - riferimento questo al passo biblico (Genesi 15, 1-18) in cui Dio gli si presenta come Padre».
La seconda scena, raffigura il III Capitolo del Vangelo di Marco che, come chiarito dallo stesso artista, «è un tentativo da parte degli scribi di raccogliere prove a sufficienza per far arrestare il Cristo». «Difatti, queste figure autorevoli della dottrina ebraica – precisamente tre, nel mosaico – presentano a Gesù un uomo con una mano inaridita, precisamente di sabato, giorno sacro e di riposo per gli ebrei. Salvando quell'uomo, Cristo avrebbe dunque violato la legge» ha proseguito Rupnik che ha poi spiegato: «Il figlio di Dio porta il malato al centro della sinagoga in cui avviene tale episodio, proprio dov'è custodita la Torah, la Legge dell'ebraismo. È questo il modo che Nostro Signore utilizza per dirci che l'Uomo è la Sua Legge».
Nella zona centrale dell'opera sono presenti, Santo Stefano – proprio sotto il Cristo crocifisso – e San Paolo disteso al suolo, decapitato. Lo sfondo, come una immensa cascata rossa, rappresenta lo Spirito Santo che discende sul mondo, sotto forma di lingue di fuoco.
Penultima rappresentazione è quella dell'Annunciazione dell'Arcangelo Gabriele a Maria di Nazareth, momento primo per la cristianità. «Si vede la Vergine Maria intenta a raggomitolare un filo rosso portatole dall'Angelo, simbolo del nesso tra la Parola di Dio e la carne dell'uomo». Anticipazione questa della "carnificazione" del Verbo, portata a compimento con la nascita di Gesù Cristo.
L'ultima figura è un ritratto di San Giacomo, San Pietro e San Paolo, nell'atto di camminare. Padre Rupnik ha poi ripreso: «Le vesti dei tre discepoli, sembrano confondersi, dar vita ad un unico corpo» chiosando che si tratti dell'emblema della "Comunione" in senso letterale e religioso. «Ecco Paolo che porta, proprio all'altezza del cuore, una rappresentazione di Cristo. Egli è stato l'unico dei dodici a non aver mai conosciuto personalmente Gesù ma reca dentro di sé la parola da Lui donata».
A conclusione della sua spiegazione della composizione nella sua interezza, il maestro sloveno, ha definito la natura dei materiali utilizzati. «Sicuramente vi starete chiedendo per quale motivo io abbia utilizzato così tante pietre e minerali» ha interrogato il sacerdote, fugando poi i dubbi di ognuno: «Ogni tassello di questo mosaico, rappresenta la materia prima del mondo, la terra. Quando questa stessa materia è poi trasformata in opera, ecco che essa diviene fonte di luce» ha dichiarato. «L'opera appare bella ai nostri occhi perché dentro di noi si scatena un processo di interrelazione con il materiale di cui essa si costituisce» ha poi concluso.
Don Mauro Dibenedetto ha aggiunto alcune importanti considerazioni: «Frutto della fatica di tutti, questo mosaico non deve essere solo motivo decorativo ma deve spingere alla preghiera, ispirare tutti alla Comunione con Dio». Includendo nel proprio discorso quanti abbiano partecipato al completamento del capolavoro ed i fedeli della comunità, ha ripreso: «Ringrazio ognuno, dagli operai che hanno reso possibile la realizzazione di questo sogno, a tutti i membri della comunità parrocchiale che in questi anni hanno sostenuto il cammino di fede comune che continuiamo a vivere quotidianamente». «È comunità di "pietre vive" e mi auguro che si possa ancora sognare insieme» ha terminato.
Punto di partenza, non di arrivo per la Parrocchia "San Paolo" che, il prossimo 25 gennaio, si appresta a vivere il XXV anniversario della propria dedicazione, momento di raccoglimento che servirà a riepilogare quanto fatto sinora, augurandosi di proseguire sulla strada tracciata dalla fede, con un grande senso di comunione attraverso cui costruire il futuro.
L'opera, benedetta alla presenza di tutti i fedeli, rappresenta alcuni momenti pregnanti della vicenda umana e spirituale di San Paolo, nonché scene tratte direttamente dalle Sacre Scritture. «Partendo dalla sinistra di chi osserva, ecco Abramo nel momento della rivelazione del Signore, intento ad osservare le stelle della volta celeste – ha esordito padre Rupnik - riferimento questo al passo biblico (Genesi 15, 1-18) in cui Dio gli si presenta come Padre».
La seconda scena, raffigura il III Capitolo del Vangelo di Marco che, come chiarito dallo stesso artista, «è un tentativo da parte degli scribi di raccogliere prove a sufficienza per far arrestare il Cristo». «Difatti, queste figure autorevoli della dottrina ebraica – precisamente tre, nel mosaico – presentano a Gesù un uomo con una mano inaridita, precisamente di sabato, giorno sacro e di riposo per gli ebrei. Salvando quell'uomo, Cristo avrebbe dunque violato la legge» ha proseguito Rupnik che ha poi spiegato: «Il figlio di Dio porta il malato al centro della sinagoga in cui avviene tale episodio, proprio dov'è custodita la Torah, la Legge dell'ebraismo. È questo il modo che Nostro Signore utilizza per dirci che l'Uomo è la Sua Legge».
Nella zona centrale dell'opera sono presenti, Santo Stefano – proprio sotto il Cristo crocifisso – e San Paolo disteso al suolo, decapitato. Lo sfondo, come una immensa cascata rossa, rappresenta lo Spirito Santo che discende sul mondo, sotto forma di lingue di fuoco.
Penultima rappresentazione è quella dell'Annunciazione dell'Arcangelo Gabriele a Maria di Nazareth, momento primo per la cristianità. «Si vede la Vergine Maria intenta a raggomitolare un filo rosso portatole dall'Angelo, simbolo del nesso tra la Parola di Dio e la carne dell'uomo». Anticipazione questa della "carnificazione" del Verbo, portata a compimento con la nascita di Gesù Cristo.
L'ultima figura è un ritratto di San Giacomo, San Pietro e San Paolo, nell'atto di camminare. Padre Rupnik ha poi ripreso: «Le vesti dei tre discepoli, sembrano confondersi, dar vita ad un unico corpo» chiosando che si tratti dell'emblema della "Comunione" in senso letterale e religioso. «Ecco Paolo che porta, proprio all'altezza del cuore, una rappresentazione di Cristo. Egli è stato l'unico dei dodici a non aver mai conosciuto personalmente Gesù ma reca dentro di sé la parola da Lui donata».
A conclusione della sua spiegazione della composizione nella sua interezza, il maestro sloveno, ha definito la natura dei materiali utilizzati. «Sicuramente vi starete chiedendo per quale motivo io abbia utilizzato così tante pietre e minerali» ha interrogato il sacerdote, fugando poi i dubbi di ognuno: «Ogni tassello di questo mosaico, rappresenta la materia prima del mondo, la terra. Quando questa stessa materia è poi trasformata in opera, ecco che essa diviene fonte di luce» ha dichiarato. «L'opera appare bella ai nostri occhi perché dentro di noi si scatena un processo di interrelazione con il materiale di cui essa si costituisce» ha poi concluso.
Don Mauro Dibenedetto ha aggiunto alcune importanti considerazioni: «Frutto della fatica di tutti, questo mosaico non deve essere solo motivo decorativo ma deve spingere alla preghiera, ispirare tutti alla Comunione con Dio». Includendo nel proprio discorso quanti abbiano partecipato al completamento del capolavoro ed i fedeli della comunità, ha ripreso: «Ringrazio ognuno, dagli operai che hanno reso possibile la realizzazione di questo sogno, a tutti i membri della comunità parrocchiale che in questi anni hanno sostenuto il cammino di fede comune che continuiamo a vivere quotidianamente». «È comunità di "pietre vive" e mi auguro che si possa ancora sognare insieme» ha terminato.
Punto di partenza, non di arrivo per la Parrocchia "San Paolo" che, il prossimo 25 gennaio, si appresta a vivere il XXV anniversario della propria dedicazione, momento di raccoglimento che servirà a riepilogare quanto fatto sinora, augurandosi di proseguire sulla strada tracciata dalla fede, con un grande senso di comunione attraverso cui costruire il futuro.