Monsignor Leonardo D'Ascenzo
Monsignor Leonardo D'Ascenzo
Attualità

Festa del 25 aprile, la riflessione dell'arcivescovo Leonardo d'Ascenzo

Il testo letto nel corso della cerimonia al Castello di Barletta

«Il 25 aprile, festa della Liberazione, è festa nazionale della Repubblica Italiana. Commemoriamo la liberazione d'Italia dall'occupazione nazista e dal fascismo. Quest'anno celebriamo la ricorrenza del 25 Aprile in concomitanza con i giorni del lutto per la morte di Papa Francesco. Credo di poter dire che tutti portiamo nel cuore un sentimento di tristezza e come un senso di vuoto per la sua dipartita. Contemporaneamente avvertiamo tanta gratitudine per la sua persona, per quello che è stato e per quello che ha fatto. Questa gratitudine, per i credenti, è gratitudine a Dio per avercelo donato come pastore e guida per la Chiesa, e non solo». Così, l'arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, Mons. Leonardo D'Ascenzo.

Vi chiedo un breve momento di silenzio e una preghiera per il Santo Padre…:
Ti ringraziamo o Signore, per il ministero di Papa Francesco e per il dono che egli è stato per la Chiesa e per l'umanità: possa ora partecipare in pienezza alla gioia del Paradiso. Amen.

La liberazione dal nazifascismo, come troviamo scritto sul sito del Ministero dell'Interno, non è solo memoria per la Festa della Liberazione: «segna l'inizio della strada che condusse il Paese e gli italiani a scegliere la repubblica nel referendum del 2 giugno 1946 e poi alla proclamazione, nel 1948, della Costituzione repubblicana.

Tre tappe di un percorso che è alla base dell'unità nazionale e della democrazia, nel quale i valori della Resistenza, i valori repubblicani e democratici sono indissolubilmente legati, come ha ricordato questa mattina al Quirinale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontrando i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d'arma».
La giornata di oggi, oltre a chiederci la memoria del passato, ci domanda anche uno sguardo al futuro, con l'impegno di custodire e coltivare ciò che abbiamo ricevuto in dono dai nostri padri, in primo luogo i doni preziosi della libertà e della pace.
Permettetemi di condividere alcune riflessioni proprio sul tema della pace, prendendo spunto dal messaggio scritto da Papa Francesco per la Giornata mondiale della pace, il primo gennaio di quest'anno. Parole che sono risuonate e continuano a risuonare controcorrente rispetto a quanto siamo abituati ad ascoltare ordinariamente:

«All'alba di questo nuovo anno donatoci dal Padre celeste, tempo Giubilare dedicato alla speranza, rivolgo il mio più sincero augurio di pace ad ogni donna e uomo, in particolare a chi si sente prostrato dalla propria condizione esistenziale, condannato dai propri errori, schiacciato dal giudizio altrui e non riesce a scorgere più alcuna prospettiva per la propria vita. A tutti voi speranza e pace, perché questo è un Anno di Grazia, che proviene dal Cuore del Redentore!
[…] Oso anche rilanciare un altro appello, richiamandomi a S. Paolo VI e a Benedetto XVI, per le giovani generazioni, in questo tempo segnato dalle guerre: utilizziamo almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico. Dovremmo cercare di eliminare ogni pretesto che possa spingere i giovani a immaginare il proprio futuro senza speranza, oppure come attesa di vendicare il sangue dei propri cari. Il futuro è un dono per andare oltre gli errori del passato, per costruire nuovi cammini di pace.
[…] Che il 2025 sia un anno in cui cresca la pace! Quella pace vera e duratura, che non si ferma ai cavilli dei contratti o ai tavoli dei compromessi umani. Cerchiamo la pace vera, che viene donata da Dio a un cuore disarmato: un cuore che non si impunta a calcolare ciò che è mio e ciò che è tuo; un cuore che scioglie l'egoismo nella prontezza ad andare incontro agli altri; un cuore che non esita a riconoscersi debitore nei confronti di Dio e per questo è pronto a rimettere i debiti che opprimono il prossimo; un cuore che supera lo sconforto per il futuro con la speranza che ogni persona è una risorsa per questo mondo.
Il disarmo del cuore è un gesto che coinvolge tutti, dai primi agli ultimi, dai piccoli ai grandi, dai ricchi ai poveri. A volte, basta qualcosa di semplice come "un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito". Con questi piccoli- grandi gesti, ci avviciniamo alla meta della pace e vi arriveremo più in fretta, quanto più, lungo il cammino accanto ai fratelli e sorelle ritrovati, ci scopriremo già cambiati rispetto a come eravamo partiti. Infatti, la pace non giunge solo con la fine della guerra, ma con l'inizio di un nuovo mondo, un mondo in cui ci scopriamo diversi, più uniti e più fratelli rispetto a quanto avremmo immaginato.

Concedici, la tua pace, Signore! È questa la preghiera che elevo a Dio…
Rimetti a noi i nostri debiti, Signore,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e in questo circolo di perdono concedici la tua pace,
quella pace che solo Tu puoi donare

a chi si lascia disarmare il cuore,
a chi con speranza vuole rimettere i debiti ai propri fratelli,
a chi senza timore confessa di essere tuo debitore,
a chi non resta sordo al grido dei più poveri».
  • Arcivescovo Don Leonardo D'Ascenzo
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