Cronaca
Faida tra malavitosi a Barletta, oltre 10 anni di reclusione per il responsabile
Esito del giudizio dei fatti avvenuti nel 2003
Barletta - domenica 3 agosto 2014
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10 anni e sei mesi di reclusione per il collaboratore di giustizia barlettano Geremia Curiello autoaccusatosi dell'omicidio di Luigi Corvasce, trucidato a Barletta il 29 Aprile 2003 in una presunta faida tra malavitosi della città. Assolti, invece, Saverio Pellizzieri, di 35 anni, e Filippo Tatò, 36enne, anche loro di Barletta, che pure erano stati tirati in ballo dal "pentito". I due sono stati assolti dall'accusa di omicidio premeditato, seppur con l'equivalente della vecchia formula dell'insufficienza di prova. Questo l'esito del giudizio abbreviato celebrato davanti al giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Bari, Sergio Di Paola, a cui la Procura Distrettuale Antimafia aveva chiesto la condanna di entrambi: 30 anni di carcere la pena chiesta per Tatò, 18 per Pellizzieri. Rinviato a giudizio davanti alla Corte d'Assise di Trani un quarto imputato: Massimo Sileno, oggi 42enne. I quattro imputati, sono stati tutti ritenuti appartenenti al clan barlettano Cannito-Lattanzio. Curiello sarebbe stato il mandante e l'organizzatore del delitto.
Secondo quanto ha contestato la Procura Antimafia barese l'ordine alla sparatoria sarebbe stato impartito da Pellizzieri dal balcone della propria abitazione. All'esecuzione materiale avrebbero provveduto Tatò, alla guida di una Vespa, e Sileno, armato di pistola calibro 9. Raggiunto da diversi proiettili, Corvasce si rifugiò in una barberia. I sicari non esitarono dal continuare a sparare, ferendo anche il titolare dell'esercizio. Ma evidentemente il gup barese non ha ritenuto del tutto provata questa ricostruzione oltre ogni ragionevole dubbio.
Secondo quanto ha contestato la Procura Antimafia barese l'ordine alla sparatoria sarebbe stato impartito da Pellizzieri dal balcone della propria abitazione. All'esecuzione materiale avrebbero provveduto Tatò, alla guida di una Vespa, e Sileno, armato di pistola calibro 9. Raggiunto da diversi proiettili, Corvasce si rifugiò in una barberia. I sicari non esitarono dal continuare a sparare, ferendo anche il titolare dell'esercizio. Ma evidentemente il gup barese non ha ritenuto del tutto provata questa ricostruzione oltre ogni ragionevole dubbio.