
La città
Esce per Mondadori “Il Prodigio”, il primo romanzo del barlettano Fabrizio Sinisi
Drammaturgo, critico letterario e poeta: con Fabrizio Sinisi abbiamo parlato del suo primo libro
Barletta - giovedì 28 agosto 2025
Fabrizio Sinisi nasce a Barletta nel 1987 e nell'ambito del suo percorso di studi si dedica al mondo letterario e umanistico. Si laurea in Lettere all'Università di Bari e si specializza in Filologia Moderna presso lo stesso polo, con il quale inizia anche a collaborare dalla metà del decennio scorso. Poi, come spesso accade a molti ragazzi del Sud Italia, i sogni ed il lavoro lo portano lontano dalla sua terra natìa. Attualmente Sinisi è uno dei più importanti drammaturghi del palcoscenico italiano ed i suoi lavori raggiungono diversi Paesi, anche lontano dall'Europa, riscuotendo enorme successo. In questo momento lavora per la Compagnia Lombardi-Tiezzi ed è consulente artistico del Teatro Stabile di Brescia.
Una storia di successi e di riconoscimenti di grande livello - quella di Fabrizio Sinisi - che da martedì 26 agosto, inoltre, si arricchisce con la pubblicazione di un libro intitolato "Il Prodigio", edito da Mondadori. È il suo primo romanzo, dopo tante altre pubblicazioni di carattere poetico e teatrale. Noi ne abbiamo approfittato per parlarne proprio con lui, facendoci raccontare di cosa parla il suo libro e come è possibile unire la fede, la fantasia, i sogni alla vita quotidiana.
Innanzitutto ci spieghi un po' chi è: in cosa consiste il suo mestiere di drammaturgo e che rapporto c'è tra questo ed il romanzo che ha scritto?
«Il mestiere di drammaturgo è, in fondo, lo stesso dello scrittore: raccontare storie che possano aiutare a comprendere la vita. Il motivo per cui una persona va a teatro è lo stesso per cui legge un libro: non solo passare delle ore piacevoli, ma capire di più se stessa, il mondo in cui vive, la propria esistenza. Ricevere stimoli, elaborare strumenti di decifrazione della realtà. Ho scritto questo romanzo con lo stesso spirito con cui per quindici anni ho scritto il mio teatro: creare una "parabola moderna", qualcosa in cui i miei contemporanei possano riconoscersi. E magari anche perdersi».
Come è stato mettersi alla prova per la prima volta con un romanzo, un genere diverso rispetto a quello per cui ha scritto tutta la vita?
«Io ero un lettore di romanzi già molto prima di essere un amante del teatro: fin da quando ero un bambino, proprio a Barletta, sognavo di scrivere uno di quei romanzi con cui passavo le mie giornate. Il bello del romanzo rispetto al teatro è che non ha i limiti "materiali" di uno spettacolo teatrale, che deve tener conto di tanti fattori: attori, costi, luci, spazi, eccetera. Nel romanzo si può far accadere quello che si vuole: basta solo la forza evocatrice della parola. La storia del mio romanzo è la storia di una città, una vicenda di folle e di masse, sarebbe state impossibile farla a teatro; invece, nel romanzo questo è possibile, e ho sentito il piacere, a volte l'euforia di una grande libertà».
Di cosa parla il libro e, se c'è, ci può svelare un messaggio particolare in questo libro che le sta molto a cuore e che hai deciso di diffondere?
«Il libro parla di un segno misterioso che, una mattina, appare nel cielo di una grande città europea, e delle conseguenze che questo provoca, scompigliando tutto, fin quasi ad arrivare a una vera e propria rivoluzione. La storia è raccontata dal punto di vista di un giovane sacerdote, don Luca, passando per la sua crisi di fede e il suo amore per una ragazza di nome Marta. Il messaggio, se in un romanzo si può parlare di messaggio, è questo: tutti abbiamo bisogno di credere in qualcosa. Tutti abbiamo qualcosa da cui ci aspettiamo la salvezza: che sia la religione, la scienza o un altro essere umano, tutti adoriamo qualcosa o qualcuno come se fosse un dio».
Una storia di successi e di riconoscimenti di grande livello - quella di Fabrizio Sinisi - che da martedì 26 agosto, inoltre, si arricchisce con la pubblicazione di un libro intitolato "Il Prodigio", edito da Mondadori. È il suo primo romanzo, dopo tante altre pubblicazioni di carattere poetico e teatrale. Noi ne abbiamo approfittato per parlarne proprio con lui, facendoci raccontare di cosa parla il suo libro e come è possibile unire la fede, la fantasia, i sogni alla vita quotidiana.
Innanzitutto ci spieghi un po' chi è: in cosa consiste il suo mestiere di drammaturgo e che rapporto c'è tra questo ed il romanzo che ha scritto?
«Il mestiere di drammaturgo è, in fondo, lo stesso dello scrittore: raccontare storie che possano aiutare a comprendere la vita. Il motivo per cui una persona va a teatro è lo stesso per cui legge un libro: non solo passare delle ore piacevoli, ma capire di più se stessa, il mondo in cui vive, la propria esistenza. Ricevere stimoli, elaborare strumenti di decifrazione della realtà. Ho scritto questo romanzo con lo stesso spirito con cui per quindici anni ho scritto il mio teatro: creare una "parabola moderna", qualcosa in cui i miei contemporanei possano riconoscersi. E magari anche perdersi».
Come è stato mettersi alla prova per la prima volta con un romanzo, un genere diverso rispetto a quello per cui ha scritto tutta la vita?
«Io ero un lettore di romanzi già molto prima di essere un amante del teatro: fin da quando ero un bambino, proprio a Barletta, sognavo di scrivere uno di quei romanzi con cui passavo le mie giornate. Il bello del romanzo rispetto al teatro è che non ha i limiti "materiali" di uno spettacolo teatrale, che deve tener conto di tanti fattori: attori, costi, luci, spazi, eccetera. Nel romanzo si può far accadere quello che si vuole: basta solo la forza evocatrice della parola. La storia del mio romanzo è la storia di una città, una vicenda di folle e di masse, sarebbe state impossibile farla a teatro; invece, nel romanzo questo è possibile, e ho sentito il piacere, a volte l'euforia di una grande libertà».
Di cosa parla il libro e, se c'è, ci può svelare un messaggio particolare in questo libro che le sta molto a cuore e che hai deciso di diffondere?
«Il libro parla di un segno misterioso che, una mattina, appare nel cielo di una grande città europea, e delle conseguenze che questo provoca, scompigliando tutto, fin quasi ad arrivare a una vera e propria rivoluzione. La storia è raccontata dal punto di vista di un giovane sacerdote, don Luca, passando per la sua crisi di fede e il suo amore per una ragazza di nome Marta. Il messaggio, se in un romanzo si può parlare di messaggio, è questo: tutti abbiamo bisogno di credere in qualcosa. Tutti abbiamo qualcosa da cui ci aspettiamo la salvezza: che sia la religione, la scienza o un altro essere umano, tutti adoriamo qualcosa o qualcuno come se fosse un dio».
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