Nightlife
Ecco Lele Mora! A Barletta giunge un uomo complesso
L'uomo di spettacolo nella città della Disfida per una visita al suo legale. Nessun giudizio, ma traspare la calma dell'uomo Gabriele
Barletta - mercoledì 22 agosto 2012
11.51
Lele Mora visita questa mattina Barletta per incontrare il suo avvocato di fiducia Michele Cianci e non mancano avvistamenti e segnalazioni, ma Gabriele Mora (non ama più molto il suo diminuitivo) probabilmente non vuole più essere l'uomo del grande richiamo mediatico, avendo avviato un percorso interiore di spessore umano.
Non sono molto lontani i tempi in cui esisteva un modus vivendi, intestabile al personaggio Lele Mora, forse troppo diverso dall'uomo Gabriele. Tempi ormai lontani, schiacciati a torto o ragione dalla crisi, dagli eventi giudiziari, dal rigore che gli Italiani riscoprono, anche forzatamente. Ma l'uomo è ancora qui, la visita a Barletta è formale per motivi legali, ma permette comunque di conoscere e riconoscere le bellezze del nostro territorio. Personaggio complesso, soprattutto per il percorso sostenuto. Esempio almeno di caparbietà, di cambiamento, forse di presa di coscienza, forse di amaro riscontro. L'esperienza vissuta nei 400 giorni di detenzione lascia un Mora dimagrito, sconvolto ma dagli occhi vivi e lo spirito tenace, accompagnato con affetto da sua figlia sempre a lui vicina.
Non rilascia interviste -non ne ha possibilità- ma Barlettalife lo ha incontrato cercando un lato umano, non un giudizio che non compete. Lo notiamo con una maglietta informale che stigmatizza la stupidità umana (secondo il famoso aforisma di Oscar Wilde), molto provato. Ci parla di amici che l'hanno abbandonato, ma anche di un percorso da lui promosso di riabilitazione per detenuti, basato sull'ortoterapia. Nessun mistero! Individui che in detenzione rischiano l'alienazione (senza alcuna giustifica sui motivi) ritrovano nel coltivare la terra, la pace dello spirito e motivo di vivere.
Calma interiore infatti traspare, e Gabriele si premura di ringraziare quelli che chiama i suoi "angeli custodi". Non amici di tempi dorati, bensì le guardie penitenziarie. Persone che lui, con parole sincere, ammira per la grandissima umanità nei suoi riguardi e in quelli della comunità. Spesso rimarca che è un lavoro negletto, «i veri detenuti sono proprio loro» ci comunica. Il tempo l'ha utilizzato anche per scrivere libri di prossima pubblicazione, il primo parlerà proprio di questi "angeli" e di tutta la sua esperienza.
Molti di questi, ci confida, sono pugliesi (e per la maggior parte del meridione), persone che apprezza passionatamente. Spende parole buone per il territorio, le bellezze del luogo , la cucina. Con modestia e tranquillità. Uno spaccato di un uomo, che non ti aspetteresti ma che merita anche questa descrizione, almeno in aggiunta alle tante altre.
Non sono molto lontani i tempi in cui esisteva un modus vivendi, intestabile al personaggio Lele Mora, forse troppo diverso dall'uomo Gabriele. Tempi ormai lontani, schiacciati a torto o ragione dalla crisi, dagli eventi giudiziari, dal rigore che gli Italiani riscoprono, anche forzatamente. Ma l'uomo è ancora qui, la visita a Barletta è formale per motivi legali, ma permette comunque di conoscere e riconoscere le bellezze del nostro territorio. Personaggio complesso, soprattutto per il percorso sostenuto. Esempio almeno di caparbietà, di cambiamento, forse di presa di coscienza, forse di amaro riscontro. L'esperienza vissuta nei 400 giorni di detenzione lascia un Mora dimagrito, sconvolto ma dagli occhi vivi e lo spirito tenace, accompagnato con affetto da sua figlia sempre a lui vicina.
Non rilascia interviste -non ne ha possibilità- ma Barlettalife lo ha incontrato cercando un lato umano, non un giudizio che non compete. Lo notiamo con una maglietta informale che stigmatizza la stupidità umana (secondo il famoso aforisma di Oscar Wilde), molto provato. Ci parla di amici che l'hanno abbandonato, ma anche di un percorso da lui promosso di riabilitazione per detenuti, basato sull'ortoterapia. Nessun mistero! Individui che in detenzione rischiano l'alienazione (senza alcuna giustifica sui motivi) ritrovano nel coltivare la terra, la pace dello spirito e motivo di vivere.
Calma interiore infatti traspare, e Gabriele si premura di ringraziare quelli che chiama i suoi "angeli custodi". Non amici di tempi dorati, bensì le guardie penitenziarie. Persone che lui, con parole sincere, ammira per la grandissima umanità nei suoi riguardi e in quelli della comunità. Spesso rimarca che è un lavoro negletto, «i veri detenuti sono proprio loro» ci comunica. Il tempo l'ha utilizzato anche per scrivere libri di prossima pubblicazione, il primo parlerà proprio di questi "angeli" e di tutta la sua esperienza.
Molti di questi, ci confida, sono pugliesi (e per la maggior parte del meridione), persone che apprezza passionatamente. Spende parole buone per il territorio, le bellezze del luogo , la cucina. Con modestia e tranquillità. Uno spaccato di un uomo, che non ti aspetteresti ma che merita anche questa descrizione, almeno in aggiunta alle tante altre.