Cronaca
Dopo tre giorni... il pesce puzza
25 tonnellate di tonno rosso sequestrato, costa distruggerlo. Il costo sarebbe di 15 mila euro. Uno schiaffo alla miseria
Barletta - domenica 24 giugno 2012
22.44
A seguito di un maxi sequestro, forse il più grande della storia di mare in Italia, è stato fermato un peschereccio intento in una sospetta attività di pesca, a circa dieci miglia dalla costa di Barletta, con in stiva ben 25 tonnellate di tonno rosso freschissimo del valore di circa 500.000€. L'operazione, infatti, si è inserita nel contesto di una più ampia attività promossa dal Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto, guidata da quella di Bari, intesa alla repressione delle forme illegali di pesca del tonno rosso, pregiata specie ittica soggetta a rigorosa protezione comunitaria ed internazionale. Oltre mille pesci, tutti rivelatisi al di sotto della taglia minima (30 chilogrammi di peso o 115 centimetri di lunghezza) prevista dalla normativa comunitaria (Regolamento UE 302 del 2009).
I problemi però sono venuti dopo: è scaturita una corsa contro il tempo per cercare di riutilizzare il pescato, visto che i giudici della Procura di Trani non hanno voluto ordinare la distruzione del pesce sequestrato. Tuttavia la legge prescriverebbe la distruzione di ogni tipo di materiale sequestrato. Allora si unirebbe al danno la beffa: il costo per il trasporto, distruzione e smaltimento sarebbe di 15 mila euro. Insomma uno schiaffo alla miseria, soprattutto in un momento di profonda crisi economica e sociale.
La Procura ha deciso quindi di prendere un'altra strada, rivolgendo un appello a tutte le aziende in grado di trattare la specie pregiata e di distribuirla. Gli esemplari illegali saranno donati a costo zero alle aziende ittiche in grado di trasformarlo. Così si è pensato alla beneficenza. Prima ai terremotati dell'Emilia, ma c'è il problema del trasporto. Allora donarlo ad ONLUS e associazioni caritatevoli. Ma prima bisogna trovare una o più aziende che accettino di lavorarlo gratuitamente. Il tempo è quasi scaduto, perché si sa il pesce dopo tre giorni invecchia, speriamo non il buon senso.
I problemi però sono venuti dopo: è scaturita una corsa contro il tempo per cercare di riutilizzare il pescato, visto che i giudici della Procura di Trani non hanno voluto ordinare la distruzione del pesce sequestrato. Tuttavia la legge prescriverebbe la distruzione di ogni tipo di materiale sequestrato. Allora si unirebbe al danno la beffa: il costo per il trasporto, distruzione e smaltimento sarebbe di 15 mila euro. Insomma uno schiaffo alla miseria, soprattutto in un momento di profonda crisi economica e sociale.
La Procura ha deciso quindi di prendere un'altra strada, rivolgendo un appello a tutte le aziende in grado di trattare la specie pregiata e di distribuirla. Gli esemplari illegali saranno donati a costo zero alle aziende ittiche in grado di trasformarlo. Così si è pensato alla beneficenza. Prima ai terremotati dell'Emilia, ma c'è il problema del trasporto. Allora donarlo ad ONLUS e associazioni caritatevoli. Ma prima bisogna trovare una o più aziende che accettino di lavorarlo gratuitamente. Il tempo è quasi scaduto, perché si sa il pesce dopo tre giorni invecchia, speriamo non il buon senso.