Eventi
Diciannove e settantadue: Pietro Mennea trionfa sul grande schermo
La Federation International Cinéma et Télévision Sportif premia il film sulla Freccia del Sud
Barletta - venerdì 13 dicembre 2013
15.03
Domenica 8 dicembre a Milano, presso l'Auditorium della Regione Lombardia, la Federation International Cinéma et Télévision Sportifs – che raduna i festival dedicati allo sport in tutto il mondo (113 paesi membri) e ha valutato più di 900 film sportivi prodotti nel 2013 - ha premiato "19 e 72″ di Sergio Basso (prod. C.S.C.), regista 38enne nato a Milano, le cui riprese sono state realizzate tra i centri di Maglie e Otrantodedicato alla parabola umana e sportiva di Pietro Mennea, con la menzione d'onore come miglior film sportivo per il cinema e il primo premio assoluto della giuria universitaria.
"Diciannove e settantadue". Due cifre per raccontare un uomo, si potrebbe pensare: una pellicola nata con l'intento di raccontare la vita privata e la carriera sportiva di colui che ha fatto sognare la nostra comunità e tutto il Belpaese tra gli anni '70 e gli anni '80, collezionando nella specialità dei 200 metri piani il il bronzo alle Olimpiadi di Monaco nel '72 e l'oro a Mosca nel 1980. La storia racconta un Mennea a 360 gradi, dagli esordi in viale Giannone, quando sfidava e batteva in velocità sui 50 metri una Porsche color aragosta, fino ai tempi recenti, che hanno visto il nostro concittadino residente a Roma ove ha esercitatp il ruolo di avvocato lavorando anche come docente a contratto di Legislazione europea delle attività motorie e sportive presso la Facoltà di Scienze dell'Educazione Motoria dell'Università "Gabriele d'Annunzio" di Chieti - Pescara.
Pietro Mennea voleva essere veloce. Prima ha sfidato il vento, poi gli avversari, poi solo se stesso. Ed è riuscito a diventare il più grande atleta italiano di tutti i tempi. Ha corso da protagonista sulla scena mondiale per circa 20 anni in oltre 500 gare, ha partecipato a 5 Olimpiadi, battuto 2 primati mondiali, 8 primati europei, 33 record nazionali. Ma Pietro voleva essere il più veloce: nel 1979 a Mexico City, vola sui 200 metri piani in 19"72, nuovo record del mondo, rimasto imbattuto per 6.018 giorni, oltre 16 anni. Ancora oggi nessuno è riuscito ad essere più veloce di Pietro Mennea, in Italia e in Europa. La sua storia continua, attraverso il grande schermo, sempre da vincente.
"Diciannove e settantadue". Due cifre per raccontare un uomo, si potrebbe pensare: una pellicola nata con l'intento di raccontare la vita privata e la carriera sportiva di colui che ha fatto sognare la nostra comunità e tutto il Belpaese tra gli anni '70 e gli anni '80, collezionando nella specialità dei 200 metri piani il il bronzo alle Olimpiadi di Monaco nel '72 e l'oro a Mosca nel 1980. La storia racconta un Mennea a 360 gradi, dagli esordi in viale Giannone, quando sfidava e batteva in velocità sui 50 metri una Porsche color aragosta, fino ai tempi recenti, che hanno visto il nostro concittadino residente a Roma ove ha esercitatp il ruolo di avvocato lavorando anche come docente a contratto di Legislazione europea delle attività motorie e sportive presso la Facoltà di Scienze dell'Educazione Motoria dell'Università "Gabriele d'Annunzio" di Chieti - Pescara.
Pietro Mennea voleva essere veloce. Prima ha sfidato il vento, poi gli avversari, poi solo se stesso. Ed è riuscito a diventare il più grande atleta italiano di tutti i tempi. Ha corso da protagonista sulla scena mondiale per circa 20 anni in oltre 500 gare, ha partecipato a 5 Olimpiadi, battuto 2 primati mondiali, 8 primati europei, 33 record nazionali. Ma Pietro voleva essere il più veloce: nel 1979 a Mexico City, vola sui 200 metri piani in 19"72, nuovo record del mondo, rimasto imbattuto per 6.018 giorni, oltre 16 anni. Ancora oggi nessuno è riuscito ad essere più veloce di Pietro Mennea, in Italia e in Europa. La sua storia continua, attraverso il grande schermo, sempre da vincente.