Politica
Damiani: «Assordante silenzio di Cascella sui "tradimenti" nella maggioranza»
«Cascella impose, per la sua investitura, il nulla osta alla candidatura dei consiglieri PD sospesi». «Chi è causa del suo mal, pianga se stesso»
Barletta - giovedì 19 settembre 2013
15.17
La ormai non più latente crisi politica continua a tenere banco nel dibattito pubblico, soprattutto dopo la questione della mancata elezione del presidente della commissione Lavori Pubblici. «L'assordante silenzio del sindaco Pasquale Cascella sui "tradimenti", come sono stati definiti dagli stessi esponenti del centrosinistra, consumati all'interno della sua maggioranza fin dal debutto in sede di primo Consiglio comunale, lascia perplessi di primo acchito, ma in realtà si tratta di una perplessità che si dissolve ben presto alla luce di alcune riflessioni che non possono essere sottaciute - così interviene il capogruppo consiliare e assessore provinciale PdL, Dario Damiani - Evidentemente i comportamenti di taluni, definiti dal consigliere regionale Mennea "atti intimidatori mafiosi" nel caso della mancata elezione alla presidenza della Commissione Lavori pubblici del consigliere Gennaro Calabrese, seguiti dalla tragicomica copertura dei vertici del Pd che propinano adesso la versione del mancato voto a se stesso da parte del candidato presidente, non suscitano nel sindaco Cascella alcuna sorpresa né indignazione, come invece ci si aspetterebbe».
«Come mai? - continua Damiani - Non dimentichiamo che, appena quattro mesi fa, dovendo decidere se accettare o meno la candidatura a sindaco di Barletta proposta dal Pd, Cascella impose come condizione per la sua investitura il nulla osta alla candidatura degli ex consiglieri che, sei mesi prima, avevano sfiduciato il suo predecessore Nicola Maffei e, pertanto, erano stati sospesi. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso...in questo caso non è noto se il pianto ci sia, quantomeno in privato; tuttavia, se così fosse sarebbe già segno di presa di coscienza di una situazione ingestibile e nevroticamente avvitata sui medesimi comportamenti del passato, in barba a quel rinnovamento etico di cui in campagna elettorale Cascella si era fatto garante. Un'operazione azzardata al limite dell'irrealizzabile, quella tentata dal nuovo sindaco, una sorta di morale gattopardesca al contrario: nulla cambi perché tutto cambi».
«Scegliere di farsi affiancare dagli stessi uomini che, dopo aver silurato l'ex sindaco, erano stati da lui definiti "feccia e metastasi" persino in sede giudiziaria, significa non poter poi invocare a propria discolpa il beneficio del dubbio; vuol dire a mio avviso che, delle due l'una: o il sindaco Cascella ha titanicamente sopravvalutato le sue capacità di "direttore d'orchestra", puntualmente smentite in ogni consesso, o fin dall'inizio si è trattato di un rischio calcolato, di una regola del gioco condivisa. Mi auguro - conclude Damiani - nell'interesse della città, che la seconda ipotesi resti tale, nel novero delle pure riflessioni: in caso contrario si tratterebbe di una mossa gravissima, decisa per continuare a mortificare la vita amministrativa barlettana. Un dubbio che soltanto il primo cittadino Cascella può dissipare, rendendo noto a chiare lettere il suo pensiero sulle tante, ormai troppe, deviazioni scellerate della sua maggioranza».
«Come mai? - continua Damiani - Non dimentichiamo che, appena quattro mesi fa, dovendo decidere se accettare o meno la candidatura a sindaco di Barletta proposta dal Pd, Cascella impose come condizione per la sua investitura il nulla osta alla candidatura degli ex consiglieri che, sei mesi prima, avevano sfiduciato il suo predecessore Nicola Maffei e, pertanto, erano stati sospesi. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso...in questo caso non è noto se il pianto ci sia, quantomeno in privato; tuttavia, se così fosse sarebbe già segno di presa di coscienza di una situazione ingestibile e nevroticamente avvitata sui medesimi comportamenti del passato, in barba a quel rinnovamento etico di cui in campagna elettorale Cascella si era fatto garante. Un'operazione azzardata al limite dell'irrealizzabile, quella tentata dal nuovo sindaco, una sorta di morale gattopardesca al contrario: nulla cambi perché tutto cambi».
«Scegliere di farsi affiancare dagli stessi uomini che, dopo aver silurato l'ex sindaco, erano stati da lui definiti "feccia e metastasi" persino in sede giudiziaria, significa non poter poi invocare a propria discolpa il beneficio del dubbio; vuol dire a mio avviso che, delle due l'una: o il sindaco Cascella ha titanicamente sopravvalutato le sue capacità di "direttore d'orchestra", puntualmente smentite in ogni consesso, o fin dall'inizio si è trattato di un rischio calcolato, di una regola del gioco condivisa. Mi auguro - conclude Damiani - nell'interesse della città, che la seconda ipotesi resti tale, nel novero delle pure riflessioni: in caso contrario si tratterebbe di una mossa gravissima, decisa per continuare a mortificare la vita amministrativa barlettana. Un dubbio che soltanto il primo cittadino Cascella può dissipare, rendendo noto a chiare lettere il suo pensiero sulle tante, ormai troppe, deviazioni scellerate della sua maggioranza».