Scuola e Lavoro
Da Barletta all'università, fra sogni e timori
Intervista ai nostri intraprendenti studenti barlettani. Nostalgia per la scuola, ampie prospettive per il futuro
Barletta - venerdì 12 novembre 2010
All'inizio dell'estate abbiamo contattato gli studenti barlettani che, con grande soddisfazione personale, avevano ottenuto il risultato di 100 e lode per il loro diploma. Ora, in autunno inoltrato, abbiamo voluto contattarli di nuovo per sapere il loro parere sulla nuova realtà in cui si sono trovati a vivere: l'università. Hanno risposto alle nostre domande, con esiti molto diversi, gli studenti del liceo scientifico "Cafiero" di Barletta Lucilla Crudele, Antonio Caputo, Stefania Anna Scardigno e Andrea Palmitessa.
Università: quale facoltà hai scelto? Libera scelta o ti ci hanno costretto?
«Ho realizzato il mio sogno – ci scrive Lucilla Crudele - iscrivendomi alla facoltà di medicina e chirurgia a Bari; non posso non pensare però a chi, con il mio stesso desiderio, è stato "costretto" a scegliere altro perché non ha passato il test». Sempre dello scientifico, Antonio Caputo racconta: «Ho scelto la facoltà di giurisprudenza perché è certamente quella che mi riesce a rappresentare di più. E' stata una scelta quasi libera, perché penso che le scelte non riescano mai ad essere slegate da una serie di fattori, quali per esempio la passione (nel mio caso del diritto), che è stata il filo conduttore di questa mia intromissione nel nuovo orizzonte universitario». C'è chi invece ha scelto di lasciare la Puglia, come Andrea Palmitessa: «Ingegneria aerospaziale presso il Politecnico di Torino. Libera scelta fra due possibilità al 50% (l'altra era fisica), seppure una parziale costrizione sia derivata dal mercato del lavoro, che mi ha fatto propendere maggiormente per ingegneria». Idem per Stefania Scardigno: «Mi sono iscritta alla facoltà di ingegneria chimica presso il politecnico di Torino. Ho tentato di cercare un'alternativa presso il politecnico di Bari per non trasferirmi così lontano ma nulla soddisfaceva i miei progetti. Diciamo che sono stata "costretta" dalle mie ambizioni».
Barlettano/a all'università: pendolare o hai preferito trasferirti?
Ci è piaciuta la risposta di Antonio: «Pendolare e penso che rimarrò tale: le comodità che si riscontrano continuando a vivere nella propria famiglia sono senza ombra di dubbio un elemento insostituibile!».
Differenze fra scuola superiore e università: quali sono gli aspetti positivi e gli aspetti negativi?
«Un aspetto positivo dell'università è quello di studiare solo poche materie a cui si è davvero interessati: la possibilità di annoiarsi a lezione diventa quindi minima e lo studio rischia di diventare addirittura piacevole» commenta ironicamente Andrea. Così invece ci racconta Stefania: «Mmm...tra gli aspetti positivi non può mancare il fatto che non si hanno compiti e si ha molto più tempo libero! A parte gli scherzi l'università rende molto più responsabili perché il lavoro da fare bisogna organizzarselo da soli e non c'è più nessuno che ci tenga per mano organizzi lo studio per noi. Un aspetto negativo potrebbe essere una diretta conseguenza dell'aspetto precedente perché avendo più tempo libero e non essendo obbligati a svolgere dei compiti magari si può rischiare di cullarsi un po' e trascurare lo studio». A metà fra la speranza e le incertezze è la risposta di Lucilla: «Dopo cinque anni di liceo non vedo l'ora di conoscere nuovi amici e ricevere nuovi stimoli, potendomi dedicare alle discipline per cui sono più portata; mi spaventa un po' il fatto di trovarmi in una nuova realtà così grande e dispersiva, speriamo bene». Infine Antonio riflette così: «Differenze tante, analogie veramente poche: la differenza più evidente è certamente la mancanza di un ambiente classe fisso, all'interno del quale, a mio parere, la crescita umana è portata ai massimi livelli, favorendo, in modo proficuo, lo scambio continuo di opinioni e considerazioni. Altro punto è la "spersonalizzazione" dell'alunno, la paura cioè di rimanere anonimi: ciò lo si può facilmente riscontrare soprattutto nelle facoltà che ospitano un ampio bacino di utenza. Unico vantaggio (ma questo dipende dai punti di vista) è la divisione autonoma del tempo: se la si riesce a portare a proprio vantaggio non può che farci del bene ma se non la si riesce a gestire, rischia di farci diventare benefattori a vita dell'università! Analogie: la ricerca è ancora in corso».
A conclusione del tuo percorso di studi a Barletta, cosa porti nel cuore della tua scuola (e dei tuoi professori)?
Malinconica è la risposta di Stefania: «Proprio oggi stavo parlando con miei ex compagni della nostalgia delle superiori! Non solo degli aspetti positivi e delle tante risate fatte in classe ma soprattutto delle discussioni che ci hanno aiutato a crescere e a conoscerci. Per quanto riguarda i professori non posso far altro che ringraziarli per avermi aiutato a scegliere la giusta facoltà e per avermi fornito le capacità necessarie per affrontare un modo così diverso dalla realtà in cui ho vissuto fin'ora». Tutti ricordano con molto affetto il liceo scientifico "Cafiero" di Barletta, come Antonio: «Porto la mia scuola nel cuore e una parte di me è lì. Devo moltissimo al liceo scientifico e ai docenti che hanno contribuito alla mia formazione. Penso che li ringrazierò sempre per quello che mi hanno donato e ovviamente ringrazio la mia 5^ A che mi ha saputo cambiato in meglio e che ancora oggi mi regala emozioni».
Ti piacerebbe l'eventuale creazione di un polo universitario nella nostra città?
«Mi sembra ovvio che la creazione di un polo universitario nella neonata provincia possa recare innumerevoli vantaggi agli studenti barlettani, ma mi sembra altrettanto ovvio che se ciò si dovesse realizzare bisognerebbe badare molto alla qualità dei servizi da offrire». Dello stesso parere di Antonio è Lucilla: «Sarebbe una grande risorsa per i pendolari del nord-barese, a condizione però che offra alti standard di qualità».
Per concludere, dedica un 'in bocca al lupo' ai tuoi colleghi.
Lucilla: «Ho inviato qualche giorno fa un sms con la frase di Seneca "Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare", auguro a tutti noi di avere sempre il vento in poppa per poter perseguire i nostri sogni e confermare ogni giorno la scelta fatta».
Stefania: «Spero che siano soddisfatti della loro scelta. Sicuramente durante il loro percorso incontreranno delle difficoltà che sembrano insormontabili (così come le sto incontrando io), ma non c'è motivo di scoraggiarsi! Basta prendere in mano la situazione e farsi coraggio! Nulla è impossibile!».
Antonio: «Seguite le vostre innate aspirazioni e i vostri talenti, solo così sarete realizzati nella vita in ciò che veramente vi piace!».
Infine un bocca al lupo anche per voi, ragazzi!
Università: quale facoltà hai scelto? Libera scelta o ti ci hanno costretto?
«Ho realizzato il mio sogno – ci scrive Lucilla Crudele - iscrivendomi alla facoltà di medicina e chirurgia a Bari; non posso non pensare però a chi, con il mio stesso desiderio, è stato "costretto" a scegliere altro perché non ha passato il test». Sempre dello scientifico, Antonio Caputo racconta: «Ho scelto la facoltà di giurisprudenza perché è certamente quella che mi riesce a rappresentare di più. E' stata una scelta quasi libera, perché penso che le scelte non riescano mai ad essere slegate da una serie di fattori, quali per esempio la passione (nel mio caso del diritto), che è stata il filo conduttore di questa mia intromissione nel nuovo orizzonte universitario». C'è chi invece ha scelto di lasciare la Puglia, come Andrea Palmitessa: «Ingegneria aerospaziale presso il Politecnico di Torino. Libera scelta fra due possibilità al 50% (l'altra era fisica), seppure una parziale costrizione sia derivata dal mercato del lavoro, che mi ha fatto propendere maggiormente per ingegneria». Idem per Stefania Scardigno: «Mi sono iscritta alla facoltà di ingegneria chimica presso il politecnico di Torino. Ho tentato di cercare un'alternativa presso il politecnico di Bari per non trasferirmi così lontano ma nulla soddisfaceva i miei progetti. Diciamo che sono stata "costretta" dalle mie ambizioni».
Barlettano/a all'università: pendolare o hai preferito trasferirti?
Ci è piaciuta la risposta di Antonio: «Pendolare e penso che rimarrò tale: le comodità che si riscontrano continuando a vivere nella propria famiglia sono senza ombra di dubbio un elemento insostituibile!».
Differenze fra scuola superiore e università: quali sono gli aspetti positivi e gli aspetti negativi?
«Un aspetto positivo dell'università è quello di studiare solo poche materie a cui si è davvero interessati: la possibilità di annoiarsi a lezione diventa quindi minima e lo studio rischia di diventare addirittura piacevole» commenta ironicamente Andrea. Così invece ci racconta Stefania: «Mmm...tra gli aspetti positivi non può mancare il fatto che non si hanno compiti e si ha molto più tempo libero! A parte gli scherzi l'università rende molto più responsabili perché il lavoro da fare bisogna organizzarselo da soli e non c'è più nessuno che ci tenga per mano organizzi lo studio per noi. Un aspetto negativo potrebbe essere una diretta conseguenza dell'aspetto precedente perché avendo più tempo libero e non essendo obbligati a svolgere dei compiti magari si può rischiare di cullarsi un po' e trascurare lo studio». A metà fra la speranza e le incertezze è la risposta di Lucilla: «Dopo cinque anni di liceo non vedo l'ora di conoscere nuovi amici e ricevere nuovi stimoli, potendomi dedicare alle discipline per cui sono più portata; mi spaventa un po' il fatto di trovarmi in una nuova realtà così grande e dispersiva, speriamo bene». Infine Antonio riflette così: «Differenze tante, analogie veramente poche: la differenza più evidente è certamente la mancanza di un ambiente classe fisso, all'interno del quale, a mio parere, la crescita umana è portata ai massimi livelli, favorendo, in modo proficuo, lo scambio continuo di opinioni e considerazioni. Altro punto è la "spersonalizzazione" dell'alunno, la paura cioè di rimanere anonimi: ciò lo si può facilmente riscontrare soprattutto nelle facoltà che ospitano un ampio bacino di utenza. Unico vantaggio (ma questo dipende dai punti di vista) è la divisione autonoma del tempo: se la si riesce a portare a proprio vantaggio non può che farci del bene ma se non la si riesce a gestire, rischia di farci diventare benefattori a vita dell'università! Analogie: la ricerca è ancora in corso».
A conclusione del tuo percorso di studi a Barletta, cosa porti nel cuore della tua scuola (e dei tuoi professori)?
Malinconica è la risposta di Stefania: «Proprio oggi stavo parlando con miei ex compagni della nostalgia delle superiori! Non solo degli aspetti positivi e delle tante risate fatte in classe ma soprattutto delle discussioni che ci hanno aiutato a crescere e a conoscerci. Per quanto riguarda i professori non posso far altro che ringraziarli per avermi aiutato a scegliere la giusta facoltà e per avermi fornito le capacità necessarie per affrontare un modo così diverso dalla realtà in cui ho vissuto fin'ora». Tutti ricordano con molto affetto il liceo scientifico "Cafiero" di Barletta, come Antonio: «Porto la mia scuola nel cuore e una parte di me è lì. Devo moltissimo al liceo scientifico e ai docenti che hanno contribuito alla mia formazione. Penso che li ringrazierò sempre per quello che mi hanno donato e ovviamente ringrazio la mia 5^ A che mi ha saputo cambiato in meglio e che ancora oggi mi regala emozioni».
Ti piacerebbe l'eventuale creazione di un polo universitario nella nostra città?
«Mi sembra ovvio che la creazione di un polo universitario nella neonata provincia possa recare innumerevoli vantaggi agli studenti barlettani, ma mi sembra altrettanto ovvio che se ciò si dovesse realizzare bisognerebbe badare molto alla qualità dei servizi da offrire». Dello stesso parere di Antonio è Lucilla: «Sarebbe una grande risorsa per i pendolari del nord-barese, a condizione però che offra alti standard di qualità».
Per concludere, dedica un 'in bocca al lupo' ai tuoi colleghi.
Lucilla: «Ho inviato qualche giorno fa un sms con la frase di Seneca "Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare", auguro a tutti noi di avere sempre il vento in poppa per poter perseguire i nostri sogni e confermare ogni giorno la scelta fatta».
Stefania: «Spero che siano soddisfatti della loro scelta. Sicuramente durante il loro percorso incontreranno delle difficoltà che sembrano insormontabili (così come le sto incontrando io), ma non c'è motivo di scoraggiarsi! Basta prendere in mano la situazione e farsi coraggio! Nulla è impossibile!».
Antonio: «Seguite le vostre innate aspirazioni e i vostri talenti, solo così sarete realizzati nella vita in ciò che veramente vi piace!».
Infine un bocca al lupo anche per voi, ragazzi!