La città
Compagni barlettani, lunga vita all’Aborto Botanico
Nascita e morte di una struttura mai inaugurata
Barletta - giovedì 28 gennaio 2016
18.03
Il vanto dei "Compagni di Merenda di Maffei", ha sfiorato i due milioni di euro, è diventato luogo di dediche amorose per amanti di scarabocchi: stiamo parlando dell'Aborto Botanico di Barletta, oppure Orticello: luogo di sperimentazione per accoppiamenti tra gatti randagi. L'Orto mostra i segni delle amministrazioni che passano e che lasciano scrostare le vernici, staccare i mattoni, arrugginire gli infissi; al confronto, la casetta di marzapane di Hansel e Gretel era una fortezza. Siamo in attesa che qualche assessore, consigliere regionale o comunale, ci delizi sulle sorti dell'Orticello.
Di recente, l'orticello è stato arricchito da un elemento decorativo: le transenne, con le quali bisognerebbe transennare assessori e dirigenti responsabili, per i quali, la dittatura del proletariato e la rivoluzione del Partito di Lotta e di Letto devono continuare, con la vocazione al "verde milionario" delle ultime amministrazioni: ogni amministrazione lascerà in eredità giardini, progettati coi piedi e costati un botto; i costi stellari di manutenzione e i materiali scadenti utilizzati per i progetti, sono particolari trascurabili. Le opere pubbliche più urgenti e vitali devono aspettare, magari se ne parlerà in un'altra vita, con un'altra amministrazione.
La maggioranza della cittadinanza, genuflessa, tira a campare, fino alle prossime elezioni, quando il molle ventre elettorale, dopo la fatidica domanda:"A chi devo votare oggi?", sceglierà il suo santino elettorale. Barlettani, restate puniti e genuflessi, cosa volete che siano 2 milioni di euro? Piuttosto, scandalizzatevi per cartacce, materassi e bottiglie lasciate in strada, è meno impegnativo per le cortecce cerebrali.
L'ex distilleria è stata depredata delle sue antiche strutture in ferro battuto, dai soliti ladri, in un'area dove non c'è controllo. Mentre i ladri imperversano, si pensa di recuperare l'irrecuperabile, in attesa di un crollo. L'ex Palazzo delle Poste è marcio di infiltrazioni di umidità, la Cantina Sperimentale, vanto del settore vitivinicolo, è in via di smantellamento, il Water Front ha fatto dietro - front sulla litoranea di Ponente. Compagni barlettani, state allegri, avete l'Aborto Botanico!
Le zone agricole dell'Orto (uliveto, vigneto, frutteto) e dell'ambito forestale (il querceto, la vegetazione palustre e delle dune) attualmente assenti. C'è la ricostruzione della rocciosa «gariga»: il paesaggio murgiano in cui tra sassi affioranti alberga la bassa macchia mediterranea. La «gariga» è anche il basamento del museo, progettato - come il muro perimetrale - impiegando materiali locali: l'intonaco e la pietra salentina di Cursi, il tufo Carparo e il calcare dauno di Apricena.
Di recente, l'orticello è stato arricchito da un elemento decorativo: le transenne, con le quali bisognerebbe transennare assessori e dirigenti responsabili, per i quali, la dittatura del proletariato e la rivoluzione del Partito di Lotta e di Letto devono continuare, con la vocazione al "verde milionario" delle ultime amministrazioni: ogni amministrazione lascerà in eredità giardini, progettati coi piedi e costati un botto; i costi stellari di manutenzione e i materiali scadenti utilizzati per i progetti, sono particolari trascurabili. Le opere pubbliche più urgenti e vitali devono aspettare, magari se ne parlerà in un'altra vita, con un'altra amministrazione.
La maggioranza della cittadinanza, genuflessa, tira a campare, fino alle prossime elezioni, quando il molle ventre elettorale, dopo la fatidica domanda:"A chi devo votare oggi?", sceglierà il suo santino elettorale. Barlettani, restate puniti e genuflessi, cosa volete che siano 2 milioni di euro? Piuttosto, scandalizzatevi per cartacce, materassi e bottiglie lasciate in strada, è meno impegnativo per le cortecce cerebrali.
L'ex distilleria è stata depredata delle sue antiche strutture in ferro battuto, dai soliti ladri, in un'area dove non c'è controllo. Mentre i ladri imperversano, si pensa di recuperare l'irrecuperabile, in attesa di un crollo. L'ex Palazzo delle Poste è marcio di infiltrazioni di umidità, la Cantina Sperimentale, vanto del settore vitivinicolo, è in via di smantellamento, il Water Front ha fatto dietro - front sulla litoranea di Ponente. Compagni barlettani, state allegri, avete l'Aborto Botanico!
Le belle intenzioni iniziali
Il piano di riuso dell'ex distilleria interessa un'area di circa 5 ettari e si articola nel restauro degli edifici di pregio da destinare ad attività culturali e commerciali, incubatori di impresa, una quota di edilizia residenziale convenzionata, 7.000 mq di verde pubblico e piazze. Una variante urbanistica nel 2000 e l'acquisto dell'intero complesso nel 2004, hanno consentito al Comune l'avvio del programma che prevede la partecipazione di operatori privati. Dopo cinque anni di cantiere, l' Orto Botanico è stato realizzato, da 6 anni è fermo. Il Comune, è committente dell'opera realizzata dall'impresa Pmp. Intanto, già un altro «pezzo» del piano di riuso ha preso una strada traversa: la casa - alloggio per anziani fu occupata da sfrattati.Il sogno infranto dell'Orto Botanico
L' area dove sorge l'orto era diventata una discarica abusiva, gli anziani barlettani la chiamavano «il boschetto», per la presenza di eucalipti piantati nel 1930. L'ottocentesca ex - distilleria è vincolata dal 1990. Abbattuto il boschetto di eucalipti, il progetto è stato affidato al gruppo guidato dall'architetto napoletano Carlo Gasparrini (con la consulenza del direttore dell'Orto Botanico di Bari, Francesco Macchia). Una pianta quadrata (100 m di lato) ricorda un campo di concentramento nazista o sovietico (gulag) con un reticolo tessuto sulle misure tradizionali degli uliveti. E' presente un edificio a patio, a due livelli, con un terrazzo praticabile, con pergolato, abbandonato, intitolato " Museo delle Tradizioni Pugliesi".Le zone agricole dell'Orto (uliveto, vigneto, frutteto) e dell'ambito forestale (il querceto, la vegetazione palustre e delle dune) attualmente assenti. C'è la ricostruzione della rocciosa «gariga»: il paesaggio murgiano in cui tra sassi affioranti alberga la bassa macchia mediterranea. La «gariga» è anche il basamento del museo, progettato - come il muro perimetrale - impiegando materiali locali: l'intonaco e la pietra salentina di Cursi, il tufo Carparo e il calcare dauno di Apricena.