La città
Comitato di quartiere zona 167: «Tra tagli di nastri, inaugurazioni e buca nascosta, l’amministrazione brilla»
La nota firmata da Giuseppe Di Bari, Raffaele Patella e Angelo Porreca
Barletta - giovedì 26 dicembre 2024
«Tra tagli di nastri, inaugurazioni e buca nascosta, l'Amministrazione Brilla! Il 27 dicembre, il Consiglio Comunale di Barletta torna a riunirsi con un copione già scritto: debiti fuori bilancio, polemiche, qualche scaramuccia politica e zero risposte ai cittadini. La novità? Un picco senza precedenti nel famigerato "Grafico dell'Indignazione," che registra un clamoroso 50% di insoddisfazione media tra i barlettani. Per capire la portata del dato, basta un rapido confronto con Bari, dove lo stesso indicatore si ferma al 27%. Che dire? Mentre a Bari si discutono soluzioni, a Barletta sembra si preferisca inaugurare marciapiedi, issare bandiere e postare foto sorridenti sui social. Insomma, dove manca la capacità di gestire la quotidianità, non manca certo la smania di visibilità». Così Giuseppe Di Bari, Raffaele Patella e Angelo Porreca per il comitato di quartiere zona 167.
«L'episodio che più di tutti simboleggia la gestione brillante dell'amministrazione barlettana è quello del parco giochi sul lungomare Pietro Mennea. Una struttura che, se fosse un'attrazione turistica, avrebbe il motto "Venite per il verde, restate per le buche nascoste!" I 25.000 euro sborsati per risarcire un minore caduto in una di queste buche non visibili non sono solo un danno economico, ma una lezione magistrale di inefficienza. Invece di controllare e prevenire, il Comune preferisce affrontare i problemi quando ormai si trasformano in conti salati. E, come sempre, chi paga è il cittadino, già tartassato dalle tasse locali e costretto a districarsi tra strade dissestate e alberi pronti a crollare al primo vento. A tal proposito sembra emblematica la litoranea di Ponente che è oramai una vera e propria mulattiera, fonte di introiti solo per le autofficine.
E cosi mentre a Bari l'indignazione rimane al 27%, a Barletta si sfiora il doppio. Sarà perché a Bari hanno meno buche o, forse, perché lì sanno come gestire il bilancio senza farne un'emergenza ogni tre giorni? O sarà che a Bari si pensa più a fare e meno a farsi vedere? Certo, anche Bari avrà i suoi problemi, ma è difficile immaginare una conferenza stampa per l'inaugurazione di una toppa d'asfalto o per dei bagni ristrutturati, ma a Barletta ormai l'ordinario è diventato, stabilmente, straordinario.
A Barletta ciò che prevale in maniera più che evidente è solo la smania di protagonismo, di visibilità degli amministratori, i quali sono più attaccati a selfie o leggere il proprio nome sui giornali piuttosto che alla concreta soluzione dei problemi della città.
Il problema, tuttavia, è che Barletta non può vivere di facciata. Le buche non si tappano con le dirette Facebook, i parchi giochi non si sistemano con i selfie, e i debiti fuori bilancio non si risolvono con slogan da campagna elettorale.
l 50% del Grafico dell'Indignazione non è solo un numero. È il termometro di una città che si sente abbandonata da chi dovrebbe governarla. I cittadini sono stanchi di vedere soldi pubblici buttati via per colpe che si potevano evitare. Ma finché l'amministrazione sarà più interessata a mettere la faccia nelle foto che a rimboccarsi le maniche, a Barletta le buche – reali e metaforiche – continueranno a moltiplicarsi. Del resto, la domanda che ogni barlettano si pone – e che resterà senza risposta – è sempre la stessa: "Quando inizieranno a fare qualcosa di serio?" Ma forse, anche questa è una buca troppo grande da colmare».
«L'episodio che più di tutti simboleggia la gestione brillante dell'amministrazione barlettana è quello del parco giochi sul lungomare Pietro Mennea. Una struttura che, se fosse un'attrazione turistica, avrebbe il motto "Venite per il verde, restate per le buche nascoste!" I 25.000 euro sborsati per risarcire un minore caduto in una di queste buche non visibili non sono solo un danno economico, ma una lezione magistrale di inefficienza. Invece di controllare e prevenire, il Comune preferisce affrontare i problemi quando ormai si trasformano in conti salati. E, come sempre, chi paga è il cittadino, già tartassato dalle tasse locali e costretto a districarsi tra strade dissestate e alberi pronti a crollare al primo vento. A tal proposito sembra emblematica la litoranea di Ponente che è oramai una vera e propria mulattiera, fonte di introiti solo per le autofficine.
E cosi mentre a Bari l'indignazione rimane al 27%, a Barletta si sfiora il doppio. Sarà perché a Bari hanno meno buche o, forse, perché lì sanno come gestire il bilancio senza farne un'emergenza ogni tre giorni? O sarà che a Bari si pensa più a fare e meno a farsi vedere? Certo, anche Bari avrà i suoi problemi, ma è difficile immaginare una conferenza stampa per l'inaugurazione di una toppa d'asfalto o per dei bagni ristrutturati, ma a Barletta ormai l'ordinario è diventato, stabilmente, straordinario.
A Barletta ciò che prevale in maniera più che evidente è solo la smania di protagonismo, di visibilità degli amministratori, i quali sono più attaccati a selfie o leggere il proprio nome sui giornali piuttosto che alla concreta soluzione dei problemi della città.
Il problema, tuttavia, è che Barletta non può vivere di facciata. Le buche non si tappano con le dirette Facebook, i parchi giochi non si sistemano con i selfie, e i debiti fuori bilancio non si risolvono con slogan da campagna elettorale.
l 50% del Grafico dell'Indignazione non è solo un numero. È il termometro di una città che si sente abbandonata da chi dovrebbe governarla. I cittadini sono stanchi di vedere soldi pubblici buttati via per colpe che si potevano evitare. Ma finché l'amministrazione sarà più interessata a mettere la faccia nelle foto che a rimboccarsi le maniche, a Barletta le buche – reali e metaforiche – continueranno a moltiplicarsi. Del resto, la domanda che ogni barlettano si pone – e che resterà senza risposta – è sempre la stessa: "Quando inizieranno a fare qualcosa di serio?" Ma forse, anche questa è una buca troppo grande da colmare».