La città
Combattiamo il degrado e difendiamo la bellezza
Videosorveglianza e migliore illuminazione per difendere Eraclio
Barletta - martedì 28 aprile 2015
La storia, la cultura, l'arte e soprattutto l'identità di una comunità cittadina vanno assolutamente salvaguardate a beneficio del presente e del futuro. Il punto è: come attuare queste politiche di tutela. Tutela da chi? Vandali, incivili, che, poveretti, non hanno neanche le basi dei concetti di bellezza e di bene comune.
Negli scorsi giorni abbiamo assistito, con gioiosa commozione, alla "liberazione" del nostro Colosso, noto come Eraclio, «Arè»: sono terminati, dopo circa un anno, dei lavori di controllo, manutenzione, pulitura e importanti analisi di studio che ci consentiranno di saperne di più sulla statua bronzea. Questi lavori hanno costretto Eraclio a essere ingabbiato dalle impalcature e, anche se la sua 'degenza' era stata alleviata da plexiglass trasparenti e illuminazione ad hoc, comunque è stato nascosto ai barlettani per un po'. Una presenza-assenza che per i veri barlettani non è passata inosservata. Senza il suo sguardo è un po' come se la città avesse trattenuto il fiato per un anno, ma dopo un grande sospiro di sollievo lo ha accolto. Anche perché, come abbiamo già avuto modo di dire, dai controlli effettuati è risultato che il Colosso gode di buona salute.
Tuttavia, in queste settimane si è rinvigorita, soprattutto sui social network, l'idea di chiudere la statua in una sorta di campana, di teca trasparente, per preservarla da agenti atmosferici e soprattutto da atti vandalici. Allora i fenomeni ambientali possiamo escluderli dalle potenziali cause di pericolo, visti i risultati confortanti degli ultimi controlli, basta un'attività manutentiva programmata. Soffermiamoci sulla questione vandalismo. Sacrosanto combattere l'azione d'ignoranti meritevoli solo di pagare davanti alla giustizia. A parte il fatto che anche una teca può essere imbrattata quindi il problema non è eliminato, ma ci sono soluzioni meno costose, più semplici, in linea con i più moderni concetti di sociologia urbana, e soprattutto più belle da vedere. Il metodo prevede maggiore illuminazione del monumento, favorendone anche la migliore fruibilità, e un buon sistema di videosorveglianza, magari in diverse angolazioni. Non fasciamoci la testa in fantasiose divulgazioni. Del resto è lo stesso metodo utilizzato per la facciata del Liceo classico, e pare funzioni. Non possiamo mica ingabbiare la Cattedrale o la Cantina o tutti i monumenti. Il degrado è da combattere, non la bellezza. Naturalmente tanto meno appare utile e meritevole l'altra idea riguardante lo spostamento della statua in un luogo chiuso, violentando l'unicità di un luogo e la bellezza di un simbolo barlettano.
Altro passaggio fondamentale è l'educazione civica a scuola, nelle famiglie; educare al rispetto dei luoghi, delle opere di grande valore storico-artistico; educare al bene comune, comprendendolo innanzitutto e comprendendo che chi scrive sul muro, recentemente ristrutturato, nel centro storico (via Mura S. Cataldo), o sulla facciata della chiesa di S. Antonio, compie non solo un reato, ma anche uno sfregio nei confronti di tutta la cittadinanza.
Negli scorsi giorni abbiamo assistito, con gioiosa commozione, alla "liberazione" del nostro Colosso, noto come Eraclio, «Arè»: sono terminati, dopo circa un anno, dei lavori di controllo, manutenzione, pulitura e importanti analisi di studio che ci consentiranno di saperne di più sulla statua bronzea. Questi lavori hanno costretto Eraclio a essere ingabbiato dalle impalcature e, anche se la sua 'degenza' era stata alleviata da plexiglass trasparenti e illuminazione ad hoc, comunque è stato nascosto ai barlettani per un po'. Una presenza-assenza che per i veri barlettani non è passata inosservata. Senza il suo sguardo è un po' come se la città avesse trattenuto il fiato per un anno, ma dopo un grande sospiro di sollievo lo ha accolto. Anche perché, come abbiamo già avuto modo di dire, dai controlli effettuati è risultato che il Colosso gode di buona salute.
Tuttavia, in queste settimane si è rinvigorita, soprattutto sui social network, l'idea di chiudere la statua in una sorta di campana, di teca trasparente, per preservarla da agenti atmosferici e soprattutto da atti vandalici. Allora i fenomeni ambientali possiamo escluderli dalle potenziali cause di pericolo, visti i risultati confortanti degli ultimi controlli, basta un'attività manutentiva programmata. Soffermiamoci sulla questione vandalismo. Sacrosanto combattere l'azione d'ignoranti meritevoli solo di pagare davanti alla giustizia. A parte il fatto che anche una teca può essere imbrattata quindi il problema non è eliminato, ma ci sono soluzioni meno costose, più semplici, in linea con i più moderni concetti di sociologia urbana, e soprattutto più belle da vedere. Il metodo prevede maggiore illuminazione del monumento, favorendone anche la migliore fruibilità, e un buon sistema di videosorveglianza, magari in diverse angolazioni. Non fasciamoci la testa in fantasiose divulgazioni. Del resto è lo stesso metodo utilizzato per la facciata del Liceo classico, e pare funzioni. Non possiamo mica ingabbiare la Cattedrale o la Cantina o tutti i monumenti. Il degrado è da combattere, non la bellezza. Naturalmente tanto meno appare utile e meritevole l'altra idea riguardante lo spostamento della statua in un luogo chiuso, violentando l'unicità di un luogo e la bellezza di un simbolo barlettano.
Altro passaggio fondamentale è l'educazione civica a scuola, nelle famiglie; educare al rispetto dei luoghi, delle opere di grande valore storico-artistico; educare al bene comune, comprendendolo innanzitutto e comprendendo che chi scrive sul muro, recentemente ristrutturato, nel centro storico (via Mura S. Cataldo), o sulla facciata della chiesa di S. Antonio, compie non solo un reato, ma anche uno sfregio nei confronti di tutta la cittadinanza.