Istituzionale
Cittadella della Musica Concentrazionaria, «Barletta è pronta per questa nobile sfida culturale»
Le parole del senatore Ruggiero Quarto a Palazzo Madama
Barletta - mercoledì 26 giugno 2019
Comunicato Stampa
In occasione del convegno di presentazione della Cittadella della Musica Concentrazionaria, tenutosi ieri mattina alla Sala Koch di Palazzo Madama, è intervenuto il senatore barlettano Ruggiero Quarto. «Sono felice di poter presentare in Senato il progetto della "Cittadella della Musica Concentrazionaria", da realizzare nell'area dell'ex-Distilleria di Barletta. Barletta è pronta per questa nobile sfida culturale!
Barletta, medaglia d'oro al valor civile e militare, per atti d'eroismo contro il nazifascismo, crocevia per l'Oriente, è una splendida città, ricca di storia, arte, cultura: Canne della Battaglia, il Castello, la Cattedrale, la Pinacoteca De Nittis, il Teatro, la statua di Eraclio, un mirabile centro storico millenario, al quale fa da contorno un abitato stabilmente configurato di gran rilievo, che si estende fino alla linea ferrata; oltre tale limite sono ubicate le aree di nuova espansione, con schemi urbanistici di scarsa qualità e difficile vivibilità, come purtroppo largamente diffuso in Italia, ancor più nel Sud.
Nell'industrializzazione avvenuta a cavallo tra '800 e '900, a Barletta sorsero fiorenti industrie, grazie alla sua posizione geografica, alla economia agricola e alle facili vie di comunicazione (porto, strade, ferrovie). Tra questi opifici, proprio accanto alla stazione ferroviaria, nel 1882 fu costruita una distilleria, uno dei più grandi e importanti stabilimenti dell'industria agroalimentare del Sud Italia. Nella sua lunga vita ha svolto una prospera attività, fondata su cicli produttivi integrati con le produzioni agricole locali ed in particolare con quella vitivinicola. Poi, a partire dagli anni settanta del secolo scorso, la dismissione, l'abbandono, il degrado. Un complesso industriale lasciato all'incuria su una vasta area di cinque ettari, che, con la nuova espansione urbana, diventava sempre più centrale nella città e sempre più appetibile alla speculazione immobiliare, che l'avrebbe adibita a sito di banali edifici, magari pensati nella logica del massimo profitto.
Assieme a splendidi cittadini (cito per tutti Pietro Doronzo e Ottavio Marzocca), compresi l'importanza vitale dell'area dell'ex Distilleria per Barletta; baluardo contro i guasti urbanistici che si erano stratificati nei precedenti decenni e fulcro per un indispensabile riscatto socioculturale e ambientale, tanto da immaginare che tale area potesse diventare il "cuore pulsante" della Città.
Nel 1990, l'associazionismo locale riunito nel FRED (Forum per il Riuso dell'Ex Distilleria), ha voluto e ottenuto il vincolo di tutela del Ministero per i Beni Culturali per l'area dell'ex Distilleria, in quanto testimonianza di "archeologia industriale", allorché molti lo ritenevano un insignificante rudere industriale, piuttosto che memoria storica che racconta la città e le nostre radici.
In una petizione del 2000, ampiamente sottoscritta, il FRED chiese "la realizzazione di un orto botanico; la più ampia possibilità di ospitare attività e servizi pubblici, ecosostenibili, culturali, espositivi, artistici; nel 2004 ha sostenuto l'acquisizione dell'ex Distilleria da parte del Comune di Barletta. L'acquisto non era da considerarsi un traguardo, ma un meraviglioso punto di partenza. Infatti, era nei piani dell'amministrazione comunale l'idea di trasformarla in un polo di attrazione cittadino, ospitando servizi a carattere socio-culturale e un orto botanico.
Alcuni anni fa, come vi diranno i relatori che seguiranno, nasce l'idea di allocare la Cittadella della Musica Concentrazionaria proprio nell'area dell'ex Distilleria.
Sin dal primo momento in cui sono venuto a conoscenza di questa idea, l'ho fortemente sostenuta, sia per la sua straordinaria valenza culturale e sia perché perfettamente corrispondente con la visione progettuale del recupero dell'ex-Distilleria.
Per il riuso con finalità ambientali e socio-culturali dell'area dell'ex-Distilleria ho lottato per trent'anni. La realizzazione della futura "Cittadella" concorrerà a coronare i miei sogni per quella necessaria fruizione pubblica di qualità che compete ad una grande area posta al centro di una città e "cerniera urbanistica" tra parte consolidata e nuova espansione.
Da parlamentare, con questa iniziativa, ho voluto dare al progetto quella scena istituzionale che merita, per un suo ampio sostegno.
La nascita della Cittadella della musica concentrazionaria vuole assolvere a una duplice funzione: mantenere viva la memoria storica dei tragici errori umani e dimostrare il ruolo virtuoso che la musica ha nel riscattare la dignità umana, anche nelle condizioni più orribili.
È ormai scientificamente provato che la musica sia un comportamento umano e che possa essere annoverata tra i bisogni primari dell'uomo. Non è errato asserire che la musica, quella basica, faccia parte del nostro corpo! È una forma ancestrale e privilegiata di comunicazione delle emozioni, anzi è il modo in cui il nostro ritmo, battito, le nostre onde neuronali, le nostre emozioni si estendono oltre noi e verso l'altro o l'altrove.
La musica, anche e, forse soprattutto, nella privazione dei più elementari diritti umani, è in grado di esaltare la solidarietà, la condivisione, la fratellanza, la libertà, la pace, l'amore.
Sono orgoglioso di aver contribuito ad evitare la demolizione di un bene culturale. Sono fiero di aver contrapposto al sorgere di caduchi edifici la nascita di un tempio della cultura destinato a rimanere per sempre patrimonio dell'umanità: una Cittadella della Musica, quella più bella, quella scritta con il sangue, nella fame e nel dolore.
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
Sorelle e fratelli vittime dell'olocausto e di tutte le discriminazioni, le parole che ci comanda Primo Levi echeggeranno nella Cittadella della Musica Concentrazionaria!
In questo luogo, al vostro sacrificio si contrapporrà l'eternità delle vostre note musicali, per sancire la vittoria sulla morte dell'eterna Bellezza di cui siamo permeati».
Barletta, medaglia d'oro al valor civile e militare, per atti d'eroismo contro il nazifascismo, crocevia per l'Oriente, è una splendida città, ricca di storia, arte, cultura: Canne della Battaglia, il Castello, la Cattedrale, la Pinacoteca De Nittis, il Teatro, la statua di Eraclio, un mirabile centro storico millenario, al quale fa da contorno un abitato stabilmente configurato di gran rilievo, che si estende fino alla linea ferrata; oltre tale limite sono ubicate le aree di nuova espansione, con schemi urbanistici di scarsa qualità e difficile vivibilità, come purtroppo largamente diffuso in Italia, ancor più nel Sud.
Nell'industrializzazione avvenuta a cavallo tra '800 e '900, a Barletta sorsero fiorenti industrie, grazie alla sua posizione geografica, alla economia agricola e alle facili vie di comunicazione (porto, strade, ferrovie). Tra questi opifici, proprio accanto alla stazione ferroviaria, nel 1882 fu costruita una distilleria, uno dei più grandi e importanti stabilimenti dell'industria agroalimentare del Sud Italia. Nella sua lunga vita ha svolto una prospera attività, fondata su cicli produttivi integrati con le produzioni agricole locali ed in particolare con quella vitivinicola. Poi, a partire dagli anni settanta del secolo scorso, la dismissione, l'abbandono, il degrado. Un complesso industriale lasciato all'incuria su una vasta area di cinque ettari, che, con la nuova espansione urbana, diventava sempre più centrale nella città e sempre più appetibile alla speculazione immobiliare, che l'avrebbe adibita a sito di banali edifici, magari pensati nella logica del massimo profitto.
Assieme a splendidi cittadini (cito per tutti Pietro Doronzo e Ottavio Marzocca), compresi l'importanza vitale dell'area dell'ex Distilleria per Barletta; baluardo contro i guasti urbanistici che si erano stratificati nei precedenti decenni e fulcro per un indispensabile riscatto socioculturale e ambientale, tanto da immaginare che tale area potesse diventare il "cuore pulsante" della Città.
Nel 1990, l'associazionismo locale riunito nel FRED (Forum per il Riuso dell'Ex Distilleria), ha voluto e ottenuto il vincolo di tutela del Ministero per i Beni Culturali per l'area dell'ex Distilleria, in quanto testimonianza di "archeologia industriale", allorché molti lo ritenevano un insignificante rudere industriale, piuttosto che memoria storica che racconta la città e le nostre radici.
In una petizione del 2000, ampiamente sottoscritta, il FRED chiese "la realizzazione di un orto botanico; la più ampia possibilità di ospitare attività e servizi pubblici, ecosostenibili, culturali, espositivi, artistici; nel 2004 ha sostenuto l'acquisizione dell'ex Distilleria da parte del Comune di Barletta. L'acquisto non era da considerarsi un traguardo, ma un meraviglioso punto di partenza. Infatti, era nei piani dell'amministrazione comunale l'idea di trasformarla in un polo di attrazione cittadino, ospitando servizi a carattere socio-culturale e un orto botanico.
Alcuni anni fa, come vi diranno i relatori che seguiranno, nasce l'idea di allocare la Cittadella della Musica Concentrazionaria proprio nell'area dell'ex Distilleria.
Sin dal primo momento in cui sono venuto a conoscenza di questa idea, l'ho fortemente sostenuta, sia per la sua straordinaria valenza culturale e sia perché perfettamente corrispondente con la visione progettuale del recupero dell'ex-Distilleria.
Per il riuso con finalità ambientali e socio-culturali dell'area dell'ex-Distilleria ho lottato per trent'anni. La realizzazione della futura "Cittadella" concorrerà a coronare i miei sogni per quella necessaria fruizione pubblica di qualità che compete ad una grande area posta al centro di una città e "cerniera urbanistica" tra parte consolidata e nuova espansione.
Da parlamentare, con questa iniziativa, ho voluto dare al progetto quella scena istituzionale che merita, per un suo ampio sostegno.
La nascita della Cittadella della musica concentrazionaria vuole assolvere a una duplice funzione: mantenere viva la memoria storica dei tragici errori umani e dimostrare il ruolo virtuoso che la musica ha nel riscattare la dignità umana, anche nelle condizioni più orribili.
È ormai scientificamente provato che la musica sia un comportamento umano e che possa essere annoverata tra i bisogni primari dell'uomo. Non è errato asserire che la musica, quella basica, faccia parte del nostro corpo! È una forma ancestrale e privilegiata di comunicazione delle emozioni, anzi è il modo in cui il nostro ritmo, battito, le nostre onde neuronali, le nostre emozioni si estendono oltre noi e verso l'altro o l'altrove.
La musica, anche e, forse soprattutto, nella privazione dei più elementari diritti umani, è in grado di esaltare la solidarietà, la condivisione, la fratellanza, la libertà, la pace, l'amore.
Sono orgoglioso di aver contribuito ad evitare la demolizione di un bene culturale. Sono fiero di aver contrapposto al sorgere di caduchi edifici la nascita di un tempio della cultura destinato a rimanere per sempre patrimonio dell'umanità: una Cittadella della Musica, quella più bella, quella scritta con il sangue, nella fame e nel dolore.
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
Sorelle e fratelli vittime dell'olocausto e di tutte le discriminazioni, le parole che ci comanda Primo Levi echeggeranno nella Cittadella della Musica Concentrazionaria!
In questo luogo, al vostro sacrificio si contrapporrà l'eternità delle vostre note musicali, per sancire la vittoria sulla morte dell'eterna Bellezza di cui siamo permeati».