Politica
Chiusura del tribunale: lettera di Mennea al Ministro Cancellieri
«Una palese discriminazione a danno della città»
Barletta - mercoledì 25 settembre 2013
18.35
Il Consigliere regionale del Partito democratico, Ruggiero Mennea ha inviato, al Ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, la seguente lettera sulla questione della imminente chiusura della Sezione distaccata del Tribunale di Barletta: "Ill.ma Ministra Cancellieri, mi faccio portavoce dello sconcerto che sta vivendo la mia comunità in queste ore a causa della imminente chiusura della Sezione Distaccata del Tribunale di Barletta e sottopongo nuovamente alla Sua attenzione la gravità e le conseguenze che una tale decisione arrecherà sull'esercizio dei diritti dei cittadini e sulle finanze pubbliche.
L'irragionevolezza della decisione rinviene la sua ragion d'essere in una serie di motivazioni che non possono essere sottaciute, né liquidate con un mero riferimento all'art. 8 del d.lgs. n° 155/2012, che pure prevede in deroga la possibilità di utilizzo per "specifiche ragioni organizzative o funzionali", per un periodo non superiore a cinque anni dall'entrata in vigore del decreto, gli immobili di proprietà dello Stato ovvero di proprietà comunale (a tale proposito, cito il caso del Tribunale di Molfetta in deroga per due anni e del Tribunale di Bitonto, che ha già ottenuto la sospensiva dal Tar Puglia, nel giudizio di impugnazione del decreto di chiusura della sede notificato dal Ministero). Invero, la Corte Costituzionale nella sua recente sentenza del Luglio 2013, esaminando l'ordinanza di rimessione del Tribunale di Urbino, ebbe a dichiarare la illegittimità costituzionale della norma prevista dal d.lgs n° 155 del 2012, in quanto non è possibile sopprimere il presidio giudiziario da una Città Capoluogo di Provincia. Considerato che anche Barletta è Capoluogo di Provincia, è evidente che della citata sentenza della Corte Costituzionale non può non tenersi conto, in quanto già l'istituzione di una semplice Sezione Distaccata a Barletta avrebbe potuto essere considerata una palese discriminazione a danno della Città, perché la stessa è priva di un Tribunale autonomo. Pretendere, quindi, di eliminare anche la Sezione Distaccata significa relegare la comunità barlettana ai margini del consesso statuale. Già tanto sarebbe sufficiente a superare il dettato dell'art. 8 del d.lgs n° 155 del 2012!
Vi sono, inoltre, numerose altre ragioni che rendono il provvedimento di chiusura della Sezione Distaccata di Barletta un atto del tutto irragionevole. Si evidenzia, infatti, in primo luogo, il carico di lavoro che grava sulla sezione distaccata di Barletta, sia nell'area civile che in quella penale, di gran lunga il più gravoso di tutto il circondario del Tribunale di Trani. A questo si aggiunga l'assoluta adeguatezza della struttura già adibita ad ufficio giudiziario, senza pari rispetto a tutte le altre strutture del circondario che invece necessitano di importanti interventi di manutenzione straordinaria. In questo motivo a mio parere si ravvisano profili rilevanti di contrarietà alla ratio legis del decreto che mira alla razionalizzazione della geografia giudiziaria per attuare i tagli della spending review in atto nel nostro Paese. Assistere impotenti al sacrificio di una struttura di proprietà comunale costruita completamente a carico dei cittadini barlettani è semplicemente inaccettabile. In realtà, quello che prima facie appare un esercizio virtuoso di taglio della spesa rivela invece l'abnorme spreco di denaro pubblico. Sì, uno sperpero di denaro pubblico che non esito a definire "immorale" (in particolar modo in un momento di disagio economico-sociale come quello in atto), dato che la previsione di spesa a carico dello Stato per consentire l'accorpamento della Sezione Distaccata di Barletta al Tribunale di Trani si stima in circa 1.000.000,00 di euro (un milione di euro!!!).
Al contrario, il mantenimento della struttura giudiziaria non determina in alcun modo la necessità di pagamento di canone di locazione, né di spese di manutenzione, dato l'impegno dell'Amministrazione comunale di Barletta a farsene carico. Rilevo infine che a sostegno delle suesposte motivazioni per evitare la soppressione dell'Ufficio Giudiziario di Barletta si è espresso all'unanimità il Consiglio Regionale della Puglia lo scorso luglio. Rivolgo perciò un accorato appello non solo a Lei, Illustre Ministra della Giustizia, ma anche al Presidente del Consiglio On.le Enrico Letta e agli On.li Presidenti delle Commissioni Bilancio e Giustizia della Camera e del Senato affinché si esamini più nel profondo il caso specifico della sede giudiziaria di Barletta, concedendo una deroga alla richiamata normativa, così come già avvenuto per altri Tribunali territorialmente contigui e Le chiedo, perciò, di essere ricevuto al più presto con una delegazione di avvocati e cittadini di Barletta per l'ultimo e decisivo confronto sulla questione. Se non seguirà alcun riscontro a questa legittima richiesta, la protesta democratica in atto rischierà di diventare inevitabilmente meno formale e più incisiva. I miei migliori saluti".
L'irragionevolezza della decisione rinviene la sua ragion d'essere in una serie di motivazioni che non possono essere sottaciute, né liquidate con un mero riferimento all'art. 8 del d.lgs. n° 155/2012, che pure prevede in deroga la possibilità di utilizzo per "specifiche ragioni organizzative o funzionali", per un periodo non superiore a cinque anni dall'entrata in vigore del decreto, gli immobili di proprietà dello Stato ovvero di proprietà comunale (a tale proposito, cito il caso del Tribunale di Molfetta in deroga per due anni e del Tribunale di Bitonto, che ha già ottenuto la sospensiva dal Tar Puglia, nel giudizio di impugnazione del decreto di chiusura della sede notificato dal Ministero). Invero, la Corte Costituzionale nella sua recente sentenza del Luglio 2013, esaminando l'ordinanza di rimessione del Tribunale di Urbino, ebbe a dichiarare la illegittimità costituzionale della norma prevista dal d.lgs n° 155 del 2012, in quanto non è possibile sopprimere il presidio giudiziario da una Città Capoluogo di Provincia. Considerato che anche Barletta è Capoluogo di Provincia, è evidente che della citata sentenza della Corte Costituzionale non può non tenersi conto, in quanto già l'istituzione di una semplice Sezione Distaccata a Barletta avrebbe potuto essere considerata una palese discriminazione a danno della Città, perché la stessa è priva di un Tribunale autonomo. Pretendere, quindi, di eliminare anche la Sezione Distaccata significa relegare la comunità barlettana ai margini del consesso statuale. Già tanto sarebbe sufficiente a superare il dettato dell'art. 8 del d.lgs n° 155 del 2012!
Vi sono, inoltre, numerose altre ragioni che rendono il provvedimento di chiusura della Sezione Distaccata di Barletta un atto del tutto irragionevole. Si evidenzia, infatti, in primo luogo, il carico di lavoro che grava sulla sezione distaccata di Barletta, sia nell'area civile che in quella penale, di gran lunga il più gravoso di tutto il circondario del Tribunale di Trani. A questo si aggiunga l'assoluta adeguatezza della struttura già adibita ad ufficio giudiziario, senza pari rispetto a tutte le altre strutture del circondario che invece necessitano di importanti interventi di manutenzione straordinaria. In questo motivo a mio parere si ravvisano profili rilevanti di contrarietà alla ratio legis del decreto che mira alla razionalizzazione della geografia giudiziaria per attuare i tagli della spending review in atto nel nostro Paese. Assistere impotenti al sacrificio di una struttura di proprietà comunale costruita completamente a carico dei cittadini barlettani è semplicemente inaccettabile. In realtà, quello che prima facie appare un esercizio virtuoso di taglio della spesa rivela invece l'abnorme spreco di denaro pubblico. Sì, uno sperpero di denaro pubblico che non esito a definire "immorale" (in particolar modo in un momento di disagio economico-sociale come quello in atto), dato che la previsione di spesa a carico dello Stato per consentire l'accorpamento della Sezione Distaccata di Barletta al Tribunale di Trani si stima in circa 1.000.000,00 di euro (un milione di euro!!!).
Al contrario, il mantenimento della struttura giudiziaria non determina in alcun modo la necessità di pagamento di canone di locazione, né di spese di manutenzione, dato l'impegno dell'Amministrazione comunale di Barletta a farsene carico. Rilevo infine che a sostegno delle suesposte motivazioni per evitare la soppressione dell'Ufficio Giudiziario di Barletta si è espresso all'unanimità il Consiglio Regionale della Puglia lo scorso luglio. Rivolgo perciò un accorato appello non solo a Lei, Illustre Ministra della Giustizia, ma anche al Presidente del Consiglio On.le Enrico Letta e agli On.li Presidenti delle Commissioni Bilancio e Giustizia della Camera e del Senato affinché si esamini più nel profondo il caso specifico della sede giudiziaria di Barletta, concedendo una deroga alla richiamata normativa, così come già avvenuto per altri Tribunali territorialmente contigui e Le chiedo, perciò, di essere ricevuto al più presto con una delegazione di avvocati e cittadini di Barletta per l'ultimo e decisivo confronto sulla questione. Se non seguirà alcun riscontro a questa legittima richiesta, la protesta democratica in atto rischierà di diventare inevitabilmente meno formale e più incisiva. I miei migliori saluti".