"Chi mangia bene, danza meglio", danzare per sconfiggere l'anoressia
Conferenza di presentazione della rassegna di teatrodanza “Azioni in danza”. Nell'ambito del "Tana Fest"
Il bagno è il mio sacro confessionale.
Mi prostrerò dinanzi al gabinetto e farò penitenza per i miei molti peccati.
Sono colpevole di non apprezzare quello che sono e quello che ho. Sono un uragano emotivo.
Un flusso laverà via questi peccati, mi lascerà per dare inizio a un nuovo domani.
Confesserò quotidianamente, e se non lo faccio, ci sarà un atto di contrizione.
Taglierò o comunque punirò il mio corpo, perché è sempre stato troppo.
Cercherò di essere magra e perfezionerò Ana come mia sorella.
Sosterrò altre come me. Difenderò le altre Mia.
Sarò perfetta.
Ana e Mia, Anoressia e Bulimia, concepite dalle ragazze affette non come malattie da debellare ad ogni costo ma divinità, religioni da seguire ciecamente come evidenziato da questi shoccanti versi scritti da una ragazza malata sul suo blog, versi che fanno accapponare la pelle che sono un grido di invocazione a tutti per aderire alla setta. Ana e Mia come tutte le religioni hanno i loro dogmi e comandamenti da seguire. Se ne è discusso ieri in "Danza e anoressia: chi mangia bene, danza meglio!", conferenza di presentazione che non definiremmo convenzionale della rassegna di teatrodanza "Azioni in danza" per la valorizzazione di tutti quei barlettani che hanno fatto della danza la loro vita, da passione a mestiere e coinvolge lavori di Compagnie nazionali o internazionali in cui membro attivo è un danzatore barlettano. Una serata che ha visto la partecipazione attiva di molti adolescenti sensibili al tema direttamente interfacciati con esperti quali Maria Grazia Misuriello, psicologa-psicoterapeuta e Antonia Digiorgio, biologa nutrizionista che hanno cercato non solo di illustrare l'andamento di disturbi alimentari cosi subdoli quanto disastrosi ma uscire dai canoni prettamente scientifici per lasciare un'impronta nella mente grazie all'angoscia inculcata alla visione di video shock, far comprendere in particolare cosa rappresenti l'anoressia per il soggetto colpito al di fuori dell'aspetto meramente scientifico propinato per anni ai ragazzi a scuola.
"Non puoi mangiare senza sentirti colpevole e punirti", questo uno dei dogmi di Ana, l'ossessivo controllo del peso, il controllo della bilancia sulla propria vita in campi specie come quello della danza a livello professionistico e della moda in cui si è soggetti ad uno stress psicologico tale da entrare in una mentalità corrotta come lo è quella della concezione del proprio peso come specchio del successo della propria vita. Al diavolo la salute, non mangiare è il vero star bene perchè sinonimo di forza. Parliamo di un eterno conflitto emotivo che si esprime integralmente con il rapporto con il proprio corpo, con l'alterazione della percezione del proprio essere. Stress tale da pensare che ingrassare anche solo di un etto potrebbe mandare a rotoli i progetti lavorativi di una vita. Uniformarsi al modello standard è quello che determinati ambienti suggeriscono, modelli che hanno perso ogni ideale di bellezza. Modelli stantii che portano la persona a perdere la sua individualità, la sua essenza, il proprio essere se stessi perché unici.
C'è un aspetto che sfugge, un aspetto che mai andrebbe dimenticato, la bilancia non potrà mai pesare il nostro valore come persone.