Religioni
"Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me"
Vangelo secondo Marco commentato da don Vito
Barletta - domenica 20 settembre 2015
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Il cammino di Gesù prosegue attraverso la Galilea e, lungo la strada, continua il suo insegnamento rivelativo del compimento della sua missione. È interessante constatare che questo insegnamento lungo la strada evoca la superficialità degli ascoltatori nell'accogliere questa parola, così come indicato da Gesù nella parabola delle parabole, quella del seminatore. È la seconda volta che Gesù predice il mistero pasquale e, se la prima volta Pietro ha avuto l'ardire di riprendere Gesù, sentendosi poi appellare Satana, questa seconda volta è l'insieme dei discepoli che si chiude a riccio, non accoglie questa parola e ha paura di chiedere spiegazioni. Perché questa incomprensione? Perché la via di Dio e la via del mondo non coincidono. Mentre Gesù indica la croce come via che rivela il cuore stesso di Dio per curare le ferite dell'umanità col balsamo dell'amore donato, l'uomo (i discepoli) cerca la via del potere per autoaffermarsi, noncurante delle sorti dell'altro.
"Ed essi tacevano": è il silenzio della vergogna; è la paura del dialogo franco e aperto. Situazione antica e sempre attuale. Mentre Gesù indica la croce come misura ultima della vocazione cristiana, i discepoli tacciono per la vergogna di desiderare i primi posti, trovandosi così agli antipodi della croce. E allora Gesù riprende, col gesto e la parola, la logica di Dio, che può fare solo bene al mondo e all'uomo. Prende un bambino, che, come lo schiavo, in quella società non contava nulla, lo pone al centro, al suo stesso posto, lo abbraccia e poi dice: il primato nella comunità si raggiunge quando l'uomo impara l'accoglienza, non la supremazia; quando serve l'altro, e non "si serve" degli altri. L'uomo che si pone al servizio diventa il luogo dell'irradiazione dell'amore stesso di Dio.
Che annuncio rivoluzionario! Questa è la vera sfida per l'uomo di sempre! Buona domenica.
[don Vito]
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Il cammino di Gesù prosegue attraverso la Galilea e, lungo la strada, continua il suo insegnamento rivelativo del compimento della sua missione. È interessante constatare che questo insegnamento lungo la strada evoca la superficialità degli ascoltatori nell'accogliere questa parola, così come indicato da Gesù nella parabola delle parabole, quella del seminatore. È la seconda volta che Gesù predice il mistero pasquale e, se la prima volta Pietro ha avuto l'ardire di riprendere Gesù, sentendosi poi appellare Satana, questa seconda volta è l'insieme dei discepoli che si chiude a riccio, non accoglie questa parola e ha paura di chiedere spiegazioni. Perché questa incomprensione? Perché la via di Dio e la via del mondo non coincidono. Mentre Gesù indica la croce come via che rivela il cuore stesso di Dio per curare le ferite dell'umanità col balsamo dell'amore donato, l'uomo (i discepoli) cerca la via del potere per autoaffermarsi, noncurante delle sorti dell'altro.
"Ed essi tacevano": è il silenzio della vergogna; è la paura del dialogo franco e aperto. Situazione antica e sempre attuale. Mentre Gesù indica la croce come misura ultima della vocazione cristiana, i discepoli tacciono per la vergogna di desiderare i primi posti, trovandosi così agli antipodi della croce. E allora Gesù riprende, col gesto e la parola, la logica di Dio, che può fare solo bene al mondo e all'uomo. Prende un bambino, che, come lo schiavo, in quella società non contava nulla, lo pone al centro, al suo stesso posto, lo abbraccia e poi dice: il primato nella comunità si raggiunge quando l'uomo impara l'accoglienza, non la supremazia; quando serve l'altro, e non "si serve" degli altri. L'uomo che si pone al servizio diventa il luogo dell'irradiazione dell'amore stesso di Dio.
Che annuncio rivoluzionario! Questa è la vera sfida per l'uomo di sempre! Buona domenica.
[don Vito]