La città
Che meraviglia questa villa comunale
Laboratorio di vandalismo italiano ed etnico
Barletta - mercoledì 16 ottobre 2013
Frutto di una notte passata a giocare coi mattoncini Lego, la villa comunale "G. De Nittis" fu restaurata con lo stesso senso estetico di un residence degli anni '90, durante l'amministrazione Salerno. Per realizzare l'opera, furono sacrificati alcuni alberi, l'estetica doveva prevalere. Come tutte le opere realizzate per la cittadinanza, anche la villa cominciò a coprirsi di una patina di incuria, a cominciare da quella specie di anfiteatro da villaggio turistico, la cui utilità non è stata mai spiegata dai progettisti, che ha richiesto il sacrificio di qualche albero.
La fontana, incubo colorato, progettata per non durare, dovrebbe deumidificare la zona, ma spesso non funziona, le acque ristagnano. Data l'inutilità, alcuni rom hanno pensato di darle una diversa destinazione d'uso, usandola come vasca da bagno durante tutta l'estate, lavando i propri panni, per poi andarli a stendere sulle aiuole circostanti, e riposarsi. Mentre scattavo la foto durante la siesta pomeridiana, una bambina rom si è recata a riempire una bottiglia con quell'acqua stagnante. Chissà se l'assessore alle politiche sociali, Anna Rizzi Francabandiera, ha mai pensato di intervenire per queste persone, con piani di recupero sociale.
Il resto della villa, oltre ai bagni costantemente ripuliti al mattino, ma già puzzolenti e sporchi a mezzogiorno, vede l'arrendersi dei custodi, che nulla possono davanti a italiani e ed immigrati che fanno a gara a lordare e a minacciare. Le aiuole si possono attraversare allegramente, non ci sono divieti, le statue presenti sono vandalizzate da figli di genitori assenti, mentre badanti moldave e pensionati barlettani, seduti alle panchine, parlano male dello Stato italiano.
Questi giardini, esempio di integrazione sociale tra vandalismi di ogni nazionalità, saranno un rudere tra dieci anni.
La fontana, incubo colorato, progettata per non durare, dovrebbe deumidificare la zona, ma spesso non funziona, le acque ristagnano. Data l'inutilità, alcuni rom hanno pensato di darle una diversa destinazione d'uso, usandola come vasca da bagno durante tutta l'estate, lavando i propri panni, per poi andarli a stendere sulle aiuole circostanti, e riposarsi. Mentre scattavo la foto durante la siesta pomeridiana, una bambina rom si è recata a riempire una bottiglia con quell'acqua stagnante. Chissà se l'assessore alle politiche sociali, Anna Rizzi Francabandiera, ha mai pensato di intervenire per queste persone, con piani di recupero sociale.
Il resto della villa, oltre ai bagni costantemente ripuliti al mattino, ma già puzzolenti e sporchi a mezzogiorno, vede l'arrendersi dei custodi, che nulla possono davanti a italiani e ed immigrati che fanno a gara a lordare e a minacciare. Le aiuole si possono attraversare allegramente, non ci sono divieti, le statue presenti sono vandalizzate da figli di genitori assenti, mentre badanti moldave e pensionati barlettani, seduti alle panchine, parlano male dello Stato italiano.
Questi giardini, esempio di integrazione sociale tra vandalismi di ogni nazionalità, saranno un rudere tra dieci anni.