La città
Che disastro il convento di S. Antonio
Non scandalizzatevi, siamo tutti responsabili
Barletta - lunedì 13 gennaio 2014
12.21
Attraversando la silenziosa notte a piedi, provate a riflettere sullo stato di abbandono dell'ex convento di S. Antonio, situato nella omonima via. Tre anni fa, una donna fu ferita alla testa da alcuni calcinacci, staccatisi dalla facciata del convento, e per rimediare fu costruito un muro di cinta. In seguito al cedimento e crollo di due stanze, qualche mese fa, il settore manutenzioni ha eseguito una apposita messa in sicurezza, con opere di puntellamento e consolidamento delle murature. Gli interni dello stabile sono assaliti da infiltrazioni di acqua, topi, muffa.
L'intero complesso versa in una situazione critica, necessita di restauro. Questo è il risultato di decenni di amministrazioni cieche, che hanno solo pensato ad elargire concessioni edilizie a 5 metri dalla cementeria, permettendo alla TIMAC e alla cartiera di sorgere a due passi dal mare; ci sono stati sindaci che hanno tollerato l'abbattimento di antichi palazzi del centro, in cambio di un appartamento, sindaci ipocriti, che hanno agito col benestare di un apparato dirigenziale omertoso e avido, con intere famiglie assunte negli uffici comunali. Solo adesso, alcuni sembrano risvegliarsi dal coma e sventolare la bandiera dell'ecologia e del turismo, a fini elettorali. I nomi dei responsabili li conoscete tutti, molti di voi lettori li hanno votati, non fingete di scandalizzarvi, siete tutti responsabili.
Hanno permesso lo scempio in cui versano troppi beni culturali e architettonici, che avrebbero potuto essere il volano per il turismo e la vera ricchezza per Barletta, senza fare affidamento unicamente su Eraclio- De Nittis - castello - Cattedrale. Però, tutti hanno preferito muoversi in altre direzioni autodistruttive per la città. Ad oggi, sulla questione della salvaguardia di Canne della Battaglia, regna il caos, dopo infinite riunioni delle commissioni consiliari, che Barlettalife ha documentato.
Nel caso dell'ex convento di S.Antonio, l'Arcidiocesi Bat vorrebbe farne un museo diocesano, ma i costi del restauro ricadrebbero sul Comune di Barletta, il quale ha emesso la famosa delibera del 26/09/2013, in cui vorrebbe valorizzare l'ex convento ed altri prestigiosi immobili, in condizioni fatiscenti. Non resta che augurarsi che un miliardario cinese o russo prenda in considerazione l'idea di farne un hotel di lusso.
L'intero complesso versa in una situazione critica, necessita di restauro. Questo è il risultato di decenni di amministrazioni cieche, che hanno solo pensato ad elargire concessioni edilizie a 5 metri dalla cementeria, permettendo alla TIMAC e alla cartiera di sorgere a due passi dal mare; ci sono stati sindaci che hanno tollerato l'abbattimento di antichi palazzi del centro, in cambio di un appartamento, sindaci ipocriti, che hanno agito col benestare di un apparato dirigenziale omertoso e avido, con intere famiglie assunte negli uffici comunali. Solo adesso, alcuni sembrano risvegliarsi dal coma e sventolare la bandiera dell'ecologia e del turismo, a fini elettorali. I nomi dei responsabili li conoscete tutti, molti di voi lettori li hanno votati, non fingete di scandalizzarvi, siete tutti responsabili.
Hanno permesso lo scempio in cui versano troppi beni culturali e architettonici, che avrebbero potuto essere il volano per il turismo e la vera ricchezza per Barletta, senza fare affidamento unicamente su Eraclio- De Nittis - castello - Cattedrale. Però, tutti hanno preferito muoversi in altre direzioni autodistruttive per la città. Ad oggi, sulla questione della salvaguardia di Canne della Battaglia, regna il caos, dopo infinite riunioni delle commissioni consiliari, che Barlettalife ha documentato.
Nel caso dell'ex convento di S.Antonio, l'Arcidiocesi Bat vorrebbe farne un museo diocesano, ma i costi del restauro ricadrebbero sul Comune di Barletta, il quale ha emesso la famosa delibera del 26/09/2013, in cui vorrebbe valorizzare l'ex convento ed altri prestigiosi immobili, in condizioni fatiscenti. Non resta che augurarsi che un miliardario cinese o russo prenda in considerazione l'idea di farne un hotel di lusso.