Cronaca
Centrale a biomasse: i danni prima dell'insediamento
Tutti contrari al metodo "Maffei"
Barletta - giovedì 4 febbraio 2010
«E' un atto di indirizzo politico, spetterà al consiglio comunale valutarlo e alla regione, organo ed ente preposto a legiferare per tale materia». Lo ha detto il sindaco Nicola Maffei in conferenza stampa, all'indomani di articoli, incontri, conferenze, riunioni e anche di un consiglio provinciale aventi in comune un punto: la contrarietà al progetto di realizzazione di una centrale a biomasse a Barletta, progetto su cui la giunta comunale ha deliberato l'11 dicembre 2009, all'insaputa di consiglieri, cittadinanza, partiti della stessa maggioranza. Tra essi anche l'Italia dei valori, partito dell'assessore comunale all'ambiente, Caterina Dibitonto, che ha firmato quella delibera. Il cui segretario dell'Idv, Salvatore Filannino, ha chiesto la revoca di quell'atto amministrativo. E non è tutto visto che, nella mattinata del 4 febbraio scorso, a conferenza stampa terminata, il consigliere comunale Nicola Defazio, dello stesso partito del sindaco, ha lasciato il Pd accusandolo di "essere arrivato a modificare le linee e gli indirizzi programmatici senza preventiva consultazione politica, vedi centrale energetica", si legge nella nota di Defazio.
Tutto questo il sindaco lo definisce "difetto di comunicazione e spiega: «Sì, c'è stato, è stato un errore e cercheremo di recuperare, ma non era voluto o strumentale, vi sono anche altri provvedimenti della giunta, assolutamente positivi per la città, di cui abbiamo dato conto dopo tempo».
Entrando nel merito della opportunità di realizzare in città, in una zona per gli insediamenti produttivi, una centrale a biomasse, il sindaco, insieme al dirigente del settore ambiente, Salvatore Mastrorillo, e all'ingegnere Ernesto Bernardini, ne hanno decantato pregi, sostenibilità ambientale e vantaggi anche se, questi ultimi, non ancora tradotti in termini di royalties per il comune e le sue casse. «Lo faremo se e quando il progetto sarà più concreto e comunque investiremo in opere pubbliche».
La centrale produrrà 37megawat di energia, sarà alimentata a oli vegetali, sulla "lunghezza" della filiera non si hanno ancora notizie precise, ma l'approvvigionamento dovrebbe avvenire oltreoceano. Alla centrale serviranno 150 tonnellate al giorno di combustibile pari a sei autobotti che dal porto attraverseranno la litoranea di Ponente per raggiungere via Foggia e il Green Village, dove dovrebbe sorgere l'impianto. Alla domanda sugli eventuali problemi legati al traffico soprattutto in estate lungo la litoranea e all'impatto ambientale di tutto quanto gravita attorno a tale impianto la risposta è stata che «ci sono già altre autobotti che vanno alle saline di Margherita».
La discussione si è poi allargata a quella che in città è percepita, rea la mancanza e la difficoltà di reperire informazioni, l'emergenza ambientale legata all'esistenza di altri due impianti, la Timac, che produce fertilizzanti, e la cementeria. Impianti che, se pure di altra natura, comunque hanno in comune in fatto di immettere sostanze in atmosfera.
«In quella zona – spiega Mastrorillo – sono state evidenziante traccianti dall'Arpa, anche se in media i livelli di particolato sono sotto la soglia massima consentita». «In ogni caso – prosegue Mastrorillo – la Timac si è provvista di un impianto per la depurazione costatogli 1.000.000 di euro e per la cementeria è stata chiesta una nuova procedura di Via, la valutazione di impatto ambientale e sono in corso approfondimenti».
Resta integro il problema delle centraline a Barletta, per il monitoraggio della qualità dell'aria. Ve ne sono tre, due fisse e un presidio mobile, ma l'Arpa deve individuare ancora il soggetto che le gestisca e le renda operative. Intanto il comune ha provveduto ad attivarne, sempre tramite l'Arpa, una in via del Mare.
Insomma, della centrale si discuterà e si renderà partecipe la cittadinanza e la classe politica, entrambi, per ragioni e punti di vista differenti, contrari alla sua realizzazione. Anche perché in una regione come la Puglia che dal punto di vista energetico è più che autosufficiente e con centrali a biomasse già previste a breve distanza, a Molfetta e forse nell'ofantino, a cosa serve un'altra centrale a Barletta? «Non si sa dove ma il governo ha una mappa su possibili insediamenti ad energia nucleare e poi ci sono insediamenti alimentati con combustibili fossili che inquinano di più»., questa è stata la risposta del primo cittadino.
Tutto questo il sindaco lo definisce "difetto di comunicazione e spiega: «Sì, c'è stato, è stato un errore e cercheremo di recuperare, ma non era voluto o strumentale, vi sono anche altri provvedimenti della giunta, assolutamente positivi per la città, di cui abbiamo dato conto dopo tempo».
Entrando nel merito della opportunità di realizzare in città, in una zona per gli insediamenti produttivi, una centrale a biomasse, il sindaco, insieme al dirigente del settore ambiente, Salvatore Mastrorillo, e all'ingegnere Ernesto Bernardini, ne hanno decantato pregi, sostenibilità ambientale e vantaggi anche se, questi ultimi, non ancora tradotti in termini di royalties per il comune e le sue casse. «Lo faremo se e quando il progetto sarà più concreto e comunque investiremo in opere pubbliche».
La centrale produrrà 37megawat di energia, sarà alimentata a oli vegetali, sulla "lunghezza" della filiera non si hanno ancora notizie precise, ma l'approvvigionamento dovrebbe avvenire oltreoceano. Alla centrale serviranno 150 tonnellate al giorno di combustibile pari a sei autobotti che dal porto attraverseranno la litoranea di Ponente per raggiungere via Foggia e il Green Village, dove dovrebbe sorgere l'impianto. Alla domanda sugli eventuali problemi legati al traffico soprattutto in estate lungo la litoranea e all'impatto ambientale di tutto quanto gravita attorno a tale impianto la risposta è stata che «ci sono già altre autobotti che vanno alle saline di Margherita».
La discussione si è poi allargata a quella che in città è percepita, rea la mancanza e la difficoltà di reperire informazioni, l'emergenza ambientale legata all'esistenza di altri due impianti, la Timac, che produce fertilizzanti, e la cementeria. Impianti che, se pure di altra natura, comunque hanno in comune in fatto di immettere sostanze in atmosfera.
«In quella zona – spiega Mastrorillo – sono state evidenziante traccianti dall'Arpa, anche se in media i livelli di particolato sono sotto la soglia massima consentita». «In ogni caso – prosegue Mastrorillo – la Timac si è provvista di un impianto per la depurazione costatogli 1.000.000 di euro e per la cementeria è stata chiesta una nuova procedura di Via, la valutazione di impatto ambientale e sono in corso approfondimenti».
Resta integro il problema delle centraline a Barletta, per il monitoraggio della qualità dell'aria. Ve ne sono tre, due fisse e un presidio mobile, ma l'Arpa deve individuare ancora il soggetto che le gestisca e le renda operative. Intanto il comune ha provveduto ad attivarne, sempre tramite l'Arpa, una in via del Mare.
Insomma, della centrale si discuterà e si renderà partecipe la cittadinanza e la classe politica, entrambi, per ragioni e punti di vista differenti, contrari alla sua realizzazione. Anche perché in una regione come la Puglia che dal punto di vista energetico è più che autosufficiente e con centrali a biomasse già previste a breve distanza, a Molfetta e forse nell'ofantino, a cosa serve un'altra centrale a Barletta? «Non si sa dove ma il governo ha una mappa su possibili insediamenti ad energia nucleare e poi ci sono insediamenti alimentati con combustibili fossili che inquinano di più»., questa è stata la risposta del primo cittadino.