Servizi sociali
Carenza di medici per i Pronto soccorso della Bat: ennesimo ricorso a ordini di servizio
Forte preoccupazione da parte del CIMO, Sindacato dei medici ospedalieri, tramite il segretario Bat Luciano Suriano
Barletta - lunedì 25 ottobre 2021
Ricorrentemente, si ritorna a parlare con profonda tristezza e sconforto professionale dei nostri Pronto soccorso pugliesi e in particolar modo della Asl Bt, alla luce dell'ennesimo ricorso a ordini di servizio per la copertura di numerosissimi turni scoperti nei Pronto soccorso, dovuti alla cronica carenza di medici specialisti in medicina d'urgenza. Una situazione a dir poco catastrofica nell'ambito dell'urgenza emergenza: al 118 ci sarebbero solo 31 medici anziché 52. E' quello che sta accadendo in queste ore negli ospedali di Andria, Barletta e Bisceglie.
Ne abbiamo parlato con il dottor Luciano Suriano, vice segretario organizzativo nazionale nonchè segretario aziendale del CIMO per la Bat, Sindacato dei Medici ospedalieri.
Allora dottor Suriano che sta accadendo nel nostro territorio.
Si verifica ancora una volta che specialisti di altre branche presenti nei reparti dei nostri ospedali (Andria –Barletta e Bisceglie), sono costretti a turnare anche nei Pronto soccorso. Questa modalità organizzativa, oltre che anomala e non rispettosa di quanto rappresentato dalla giurisprudenza consolidata, ovvero stabilito dal Consiglio di Stato (con la sent. n.04881 del 10 settembre 2021), ha ripercussioni anche sulla tenuta degli stessi reparti ospedalieri dove il numero dei medici è estremamente ridotto.
Ma come mai si è giunti a questa situazione?
E' un problema che viene da molto lontano la cui soluzione non è mai stata presa in considerazione. Oggi le toppe messe per fare fronte al Covid si sono scucite mettendo a nudo una situazione di evidente grande criticità. Una di queste è data dallo scarso numero di posti nelle scuole di specializzazione, dove invece bisogna fortemente investire tenuto conto del numero carente di medici perché la programmazione viene fatta non tenendo conto delle necessità dei Pronto Soccorso e del 118.
Altro grande problema è la grande carenza di posti letto, nella nostra Asl in particolar modo (1,6 posti letto /1000 ab) che costringe il medico di pronto soccorso in estenuanti ed improduttive ricerche per un ricovero. A questo si aggiunga la perdita continua di operatori che per varie ragioni si concretizza a causa delle incertezze generate dal sistema volutamente miope e sordo alle invocazioni che provenivano dal mondo della sanità e sindacale. Da anni assistiamo solo a tagli pressanti e "razionalizzazioni" il cui unico obbiettivo è stato quello di ridurre i costi.
Appena 4 anni fa i posti per le scuole di specializzazioni erano circa 5mila mentre il numero dei partecipanti era sempre lo stesso circa 20mila : si è verificato per lungo tempo un imbuto formativo voluto ed incomprensibile dal punto di vista organizzativo colpevole di questo disastro. Solo da quest'anno i posti in specialità sono aumentati in maniera sostanziale con un rapporto a quasi 1:1 come avviene negli altri Paesi europei. I primi benefici di quest'aumento di posti nelle scuole di specializzazione li vedremo solo tra 3-4-anni. Le Direzioni Generali delle Asl hanno giustamente pensato a garantire l'emergenza utilizzando qualsiasi medico per coprire le guardie in Pronto Soccorso e ciò, se perpetuato nel tempo, rischia di far collassare il Sistema.
In pratica oggi, un qualsiasi medico, con diversa specializzazione dall'emergenza urgenza, si troverebbe con malati che giungono direttamente nei pronto soccorso?
Purtroppo è così. È finito il tempo delle salette mediche e chirurgiche degli anni '90: il Medico del Pronto Soccorso deve avere capacità di discernimento e di autonomia che consentano la gestione più oculata di ricoveri e consulenze specialistiche, senza considerare la indiscussa capacità gestionale del malato acuto. Spesso le organizzazioni sindacali mediche hanno lanciato l'allarme e fatto utili proposte rimaste inascoltate soprattutto quelle per evitare fughe di colleghi da questo settore.
Il misero aumento contrattuale ottenuto per le guardie in Pronto Soccorso non sono state sufficienti a rendere più attrattiva una specialità, quella della Medicina d'Urgenza che è sicuramente molto stimolante per le sue competenze ma altrettanto faticoso ma priva di prospettive. Chi fa Medicina d'urgenza è condannato a fare emergenza per tutta la vita, non offrendo questa scuola di specializzazione alcun tipo di equipollenza e/o affinità, a differenza di altre specialità che consentono di lavorare sia in emergenza sia in molti altri settori.
Un altro problema che spesso crea emorragie di personale nei Pronto soccorso in tutta Italia è la presenza di medici non specialisti assunti temporaneamente con l'ACN dell'emergenza territoriale. Questi professionisti condannati al precariato a vita, formati dall'esperienza di tanti anni e motivati dalla passione per l'emergenza, spesso cercano una maggior stabilità lavorativa, altrimenti impossibile. In parte il Decreto Calabria ha cercato di arginare quest'ultima situazione, consentendo loro, con mille problemi burocratici, di accedere al corso di MMG, ma non si è mai affrontato il discorso dell'ingresso preferenziale alla scuola di specialità, permettendo un percorso formativo più completo e l'accesso ai concorsi ospedalieri.
Quindi cosa proponete per uscire da questo pericoloso impasse?
Se le Istituzioni vogliono continuare a garantire il Diritto alla cura previsto costituzionalmente, dovrebbero pensare a dare una maggiore attrattività a questa Specializzazione e quindi:
• dare l'opportunità ai medici assunti da almeno 3 anni con incarichi ACN dell'emergenza territoriale a tempo determinato di accedere, secondo modalità da concordare con il MIUR, alla Scuola di Specializzazione in Medicina di Emergenza-Urgenza. A questi colleghi potrebbe essere dato un incarico pari almeno alla durata della Scuola di Specializzazione e ovviamente dovrebbero rinunciare alla borsa di studio (verrebbero retribuiti secondo l'ACN dalle Aziende), dovrebbero impegnarsi a frequentare il percorso formativo fino alla fine della Scuola di Specialità e, per quanto riguarda il tirocinio, varrebbe il lavoro svolto presso i Servizi Ospedalieri con eventuali integrazioni da stabilire con l'Università
• Contrattualmente riconoscere una indennità di rischio, anche in considerazione del fatto che non c'è possibilità di fare Libera Professione, e garantire quindi un salario adeguato, riconoscendo il lavoro usurante
• Garantire un servizio di sicurezza a tutela degli operatori in PS
• Aumentare equipollenze e affinità alla Scuola di Specializzazione MEU
• Evitare che le borse non assegnate vengano annullate, garantendo il mantenimento di un numero che possa consentire la ripresa del Sistema dell'Emergenza
• Rivalutare il numero di accesso alla Facoltà di Medicina alla luce del numero di borse di specializzazione non assegnate.
Sono pochi ma importanti punti, ma se vogliamo continuare ad essere un Paese che garantisca all'utente competenze e professionalità nel primo approccio al SSN, sicuramente il più importante per il proprio impatto, bisogna che la Politica affronti e risolva il problema ascoltando i rappresentanti di chi lavora in quest'ambito, siano essi Sindacati o Società Scientifiche. Crediamo che le Istituzioni debbano voltare pagina e che i Direttori Generali la smettano di improvvisarsi competenti su tutto e decidano con l'ascolto di chi lavora sul campo.
Ne abbiamo parlato con il dottor Luciano Suriano, vice segretario organizzativo nazionale nonchè segretario aziendale del CIMO per la Bat, Sindacato dei Medici ospedalieri.
Allora dottor Suriano che sta accadendo nel nostro territorio.
Si verifica ancora una volta che specialisti di altre branche presenti nei reparti dei nostri ospedali (Andria –Barletta e Bisceglie), sono costretti a turnare anche nei Pronto soccorso. Questa modalità organizzativa, oltre che anomala e non rispettosa di quanto rappresentato dalla giurisprudenza consolidata, ovvero stabilito dal Consiglio di Stato (con la sent. n.04881 del 10 settembre 2021), ha ripercussioni anche sulla tenuta degli stessi reparti ospedalieri dove il numero dei medici è estremamente ridotto.
Ma come mai si è giunti a questa situazione?
E' un problema che viene da molto lontano la cui soluzione non è mai stata presa in considerazione. Oggi le toppe messe per fare fronte al Covid si sono scucite mettendo a nudo una situazione di evidente grande criticità. Una di queste è data dallo scarso numero di posti nelle scuole di specializzazione, dove invece bisogna fortemente investire tenuto conto del numero carente di medici perché la programmazione viene fatta non tenendo conto delle necessità dei Pronto Soccorso e del 118.
Altro grande problema è la grande carenza di posti letto, nella nostra Asl in particolar modo (1,6 posti letto /1000 ab) che costringe il medico di pronto soccorso in estenuanti ed improduttive ricerche per un ricovero. A questo si aggiunga la perdita continua di operatori che per varie ragioni si concretizza a causa delle incertezze generate dal sistema volutamente miope e sordo alle invocazioni che provenivano dal mondo della sanità e sindacale. Da anni assistiamo solo a tagli pressanti e "razionalizzazioni" il cui unico obbiettivo è stato quello di ridurre i costi.
Appena 4 anni fa i posti per le scuole di specializzazioni erano circa 5mila mentre il numero dei partecipanti era sempre lo stesso circa 20mila : si è verificato per lungo tempo un imbuto formativo voluto ed incomprensibile dal punto di vista organizzativo colpevole di questo disastro. Solo da quest'anno i posti in specialità sono aumentati in maniera sostanziale con un rapporto a quasi 1:1 come avviene negli altri Paesi europei. I primi benefici di quest'aumento di posti nelle scuole di specializzazione li vedremo solo tra 3-4-anni. Le Direzioni Generali delle Asl hanno giustamente pensato a garantire l'emergenza utilizzando qualsiasi medico per coprire le guardie in Pronto Soccorso e ciò, se perpetuato nel tempo, rischia di far collassare il Sistema.
In pratica oggi, un qualsiasi medico, con diversa specializzazione dall'emergenza urgenza, si troverebbe con malati che giungono direttamente nei pronto soccorso?
Purtroppo è così. È finito il tempo delle salette mediche e chirurgiche degli anni '90: il Medico del Pronto Soccorso deve avere capacità di discernimento e di autonomia che consentano la gestione più oculata di ricoveri e consulenze specialistiche, senza considerare la indiscussa capacità gestionale del malato acuto. Spesso le organizzazioni sindacali mediche hanno lanciato l'allarme e fatto utili proposte rimaste inascoltate soprattutto quelle per evitare fughe di colleghi da questo settore.
Il misero aumento contrattuale ottenuto per le guardie in Pronto Soccorso non sono state sufficienti a rendere più attrattiva una specialità, quella della Medicina d'Urgenza che è sicuramente molto stimolante per le sue competenze ma altrettanto faticoso ma priva di prospettive. Chi fa Medicina d'urgenza è condannato a fare emergenza per tutta la vita, non offrendo questa scuola di specializzazione alcun tipo di equipollenza e/o affinità, a differenza di altre specialità che consentono di lavorare sia in emergenza sia in molti altri settori.
Un altro problema che spesso crea emorragie di personale nei Pronto soccorso in tutta Italia è la presenza di medici non specialisti assunti temporaneamente con l'ACN dell'emergenza territoriale. Questi professionisti condannati al precariato a vita, formati dall'esperienza di tanti anni e motivati dalla passione per l'emergenza, spesso cercano una maggior stabilità lavorativa, altrimenti impossibile. In parte il Decreto Calabria ha cercato di arginare quest'ultima situazione, consentendo loro, con mille problemi burocratici, di accedere al corso di MMG, ma non si è mai affrontato il discorso dell'ingresso preferenziale alla scuola di specialità, permettendo un percorso formativo più completo e l'accesso ai concorsi ospedalieri.
Quindi cosa proponete per uscire da questo pericoloso impasse?
Se le Istituzioni vogliono continuare a garantire il Diritto alla cura previsto costituzionalmente, dovrebbero pensare a dare una maggiore attrattività a questa Specializzazione e quindi:
• dare l'opportunità ai medici assunti da almeno 3 anni con incarichi ACN dell'emergenza territoriale a tempo determinato di accedere, secondo modalità da concordare con il MIUR, alla Scuola di Specializzazione in Medicina di Emergenza-Urgenza. A questi colleghi potrebbe essere dato un incarico pari almeno alla durata della Scuola di Specializzazione e ovviamente dovrebbero rinunciare alla borsa di studio (verrebbero retribuiti secondo l'ACN dalle Aziende), dovrebbero impegnarsi a frequentare il percorso formativo fino alla fine della Scuola di Specialità e, per quanto riguarda il tirocinio, varrebbe il lavoro svolto presso i Servizi Ospedalieri con eventuali integrazioni da stabilire con l'Università
• Contrattualmente riconoscere una indennità di rischio, anche in considerazione del fatto che non c'è possibilità di fare Libera Professione, e garantire quindi un salario adeguato, riconoscendo il lavoro usurante
• Garantire un servizio di sicurezza a tutela degli operatori in PS
• Aumentare equipollenze e affinità alla Scuola di Specializzazione MEU
• Evitare che le borse non assegnate vengano annullate, garantendo il mantenimento di un numero che possa consentire la ripresa del Sistema dell'Emergenza
• Rivalutare il numero di accesso alla Facoltà di Medicina alla luce del numero di borse di specializzazione non assegnate.
Sono pochi ma importanti punti, ma se vogliamo continuare ad essere un Paese che garantisca all'utente competenze e professionalità nel primo approccio al SSN, sicuramente il più importante per il proprio impatto, bisogna che la Politica affronti e risolva il problema ascoltando i rappresentanti di chi lavora in quest'ambito, siano essi Sindacati o Società Scientifiche. Crediamo che le Istituzioni debbano voltare pagina e che i Direttori Generali la smettano di improvvisarsi competenti su tutto e decidano con l'ascolto di chi lavora sul campo.