Istituzionale
Battaglia storiografica alla Sala Consiliare del Teatro Curci
Accese polemiche scatenate dai neoborbonici per le celebrazioni del 150° dell’Unità. Animi surriscaldati
Barletta - lunedì 7 marzo 2011
Doveva essere l'omaggio della Città di Barletta al 150° anniversario dell'Unità d'Italia e invece si è trasformato in un aspro scontro polemico, toccando notevoli picchi di animosità con lanci di accuse di tradimento della verità e del proprio territorio. È successo ieri sera a Barletta presso la Sala Consiliare del Teatro Curci, dove era prevista la "Conferenza celebrativa del 150° anniversario dell'Unità d'Italia: dal Risorgimento all'Unità", primo appuntamento di un ciclo di incontri sul tema, già in programma per il 9 aprile e il 5 maggio prossimi. Relatori della serata, il prof. Giuseppe Poli, ordinario di Storia Moderna presso l'Università di Bari; la prof.ssa Luisa Derosa, sempre dell'ateneo barese; il sindaco di Barletta, Nicola Maffei. L'incontro è stato organizzato dalla sezione locale di Storia Patria per la Puglia, presieduta da Biagio Cavaliere, "moderatore" della serata.
Durante la sua relazione il prof. Poli ha ripercorso il processo di rivalorizzazione della storia risorgimentale italiana, «eliminata dagli studi scolastici per fare spazio al Novecento», a partire dalle celebrazioni precedenti del 1911 e del 1961, passando per la riscoperta dei valori del Primo Risorgimento perseguita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, per giungere fino alle attuali strumentalizzazioni da parte di quelle forze politiche nazionali che «propongono forme di divisione che non realizzeranno mai […] a cui si contrappongono una rete di studiosi di storia e giornalisti che rivendicano il primato del Mezzogiorno dell'epoca».
Il clima nella Sala Consiliare del Curci si è progressivamente surriscaldato quando il prof. Poli ha iniziato a snocciolare statistiche e riflessioni sulle gravi condizioni di indigenza dei contadini meridionali sotto il Regno dei Borbone e su come la questione sociale – prettamente agraria al Sud Italia – sia rimasta irrisolta con l'unificazione del Paese, anche per colpa della «mafia e della camorra, istituzioni sostenute dai ceti dirigenti feudatari» per tenere sotto controllo le masse. Su queste parole e fino al termine del dibattito, alcuni esponenti del movimento Insorgenza Civile, espressione politica del neoborbonico Comitato delle Due Sicilie, tra cui Ezio Spina, coordinatore del gruppo per la Puglia nonché candidato sindaco a Barletta per lo stesso movimento, hanno duramente contestato i relatori, portando a loro volta dati, interpretazioni e citazioni storiche. Una vera battaglia storiografica, degna emule della Historikerstreit (la controversia degli storici) della metà degli anni Ottanta in Germania. Il sindaco Maffei ha più volte invitato i contestatori alla moderazione, a non interrompere la conferenza e ad organizzare in futuro un dibattito pubblico sugli argomenti oggetto di polemica. Nonostante l'intervento di varie personalità della cultura per sedare gli animi, gli atteggiamenti e le polemiche sono continuate fino all'esplosione finale di rabbia generata dal mancato contradditorio riservato al pubblico per evidente sforamento dei tempi.
Due i principali terreni di scontro. In primis le condizioni economiche preunitarie del Regno delle Due Sicilie – non privo di poli industriali di eccellenza e di una dinamica economia degna competitrice sul mercato europeo dell'Ottocento secondo gli "insorgenti"; fenomeno industriale ristretto e non avanzato per i relatori. Inoltre, la visione dell'opera di unificazione del Paese come una guerra di conquista condotta dal Regno di Sardegna per sottomettere il Mezzogiorno d'Italia – di cui le violente e sanguinose repressioni dei briganti meridionali ne furono la prova più evidente -, il punto di vista dei neoborbonici; sottolineatura delle incapacità della classe politica nazionale e meridionale nel colmare il divario Nord-Sud, secondo i docenti dell'ateneo di Bari. Alla fine dei conti è stato uno spettacolo poco edificante considerata anche la presenza tra il pubblico degli studenti dei corsi serali dell'Istituto Professionale "Garrone", disorientati e in alcuni casi portati su posizioni acritiche e qualunquiste.
Pasquale Diroma
Durante la sua relazione il prof. Poli ha ripercorso il processo di rivalorizzazione della storia risorgimentale italiana, «eliminata dagli studi scolastici per fare spazio al Novecento», a partire dalle celebrazioni precedenti del 1911 e del 1961, passando per la riscoperta dei valori del Primo Risorgimento perseguita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, per giungere fino alle attuali strumentalizzazioni da parte di quelle forze politiche nazionali che «propongono forme di divisione che non realizzeranno mai […] a cui si contrappongono una rete di studiosi di storia e giornalisti che rivendicano il primato del Mezzogiorno dell'epoca».
Il clima nella Sala Consiliare del Curci si è progressivamente surriscaldato quando il prof. Poli ha iniziato a snocciolare statistiche e riflessioni sulle gravi condizioni di indigenza dei contadini meridionali sotto il Regno dei Borbone e su come la questione sociale – prettamente agraria al Sud Italia – sia rimasta irrisolta con l'unificazione del Paese, anche per colpa della «mafia e della camorra, istituzioni sostenute dai ceti dirigenti feudatari» per tenere sotto controllo le masse. Su queste parole e fino al termine del dibattito, alcuni esponenti del movimento Insorgenza Civile, espressione politica del neoborbonico Comitato delle Due Sicilie, tra cui Ezio Spina, coordinatore del gruppo per la Puglia nonché candidato sindaco a Barletta per lo stesso movimento, hanno duramente contestato i relatori, portando a loro volta dati, interpretazioni e citazioni storiche. Una vera battaglia storiografica, degna emule della Historikerstreit (la controversia degli storici) della metà degli anni Ottanta in Germania. Il sindaco Maffei ha più volte invitato i contestatori alla moderazione, a non interrompere la conferenza e ad organizzare in futuro un dibattito pubblico sugli argomenti oggetto di polemica. Nonostante l'intervento di varie personalità della cultura per sedare gli animi, gli atteggiamenti e le polemiche sono continuate fino all'esplosione finale di rabbia generata dal mancato contradditorio riservato al pubblico per evidente sforamento dei tempi.
Due i principali terreni di scontro. In primis le condizioni economiche preunitarie del Regno delle Due Sicilie – non privo di poli industriali di eccellenza e di una dinamica economia degna competitrice sul mercato europeo dell'Ottocento secondo gli "insorgenti"; fenomeno industriale ristretto e non avanzato per i relatori. Inoltre, la visione dell'opera di unificazione del Paese come una guerra di conquista condotta dal Regno di Sardegna per sottomettere il Mezzogiorno d'Italia – di cui le violente e sanguinose repressioni dei briganti meridionali ne furono la prova più evidente -, il punto di vista dei neoborbonici; sottolineatura delle incapacità della classe politica nazionale e meridionale nel colmare il divario Nord-Sud, secondo i docenti dell'ateneo di Bari. Alla fine dei conti è stato uno spettacolo poco edificante considerata anche la presenza tra il pubblico degli studenti dei corsi serali dell'Istituto Professionale "Garrone", disorientati e in alcuni casi portati su posizioni acritiche e qualunquiste.
Pasquale Diroma