Viva
Barlettalife, filo diretto con Rio: breve racconto del nostro "addio ai monti"
Replay di 4 giorni in Val Pusteria, tra campo e aneddoti. La redazione sportiva e i backstage del ritiro biancorosso
Barletta - giovedì 2 agosto 2012
Con l'arrivo di agosto, volge a conclusione per il Barletta Calcio il ritiro in quel di Rio di Pusteria, ridente cittadina di 2995 abitanti ai confini con l'Austria. Nell'intento di offrire un servizio più completo ai lettori di Barlettalife, la redazione sportiva si è trasferita a circa 1100 km di distanza dalla Città della Disfida, cercando di carpire segreti e piccole verità dei biancorossi. Il "nostro ritiro" di Rio, però, al contrario di quello del Barletta Calcio, non dura 15 giorni, bensì 4, giusto in tempo per scoprire le meraviglie paesaggistiche del posto, di gustare qualche specialità della casa e di "ammirare" le diverse simpatiche salitelle che Rio offre ai turisti. Il compito dell'accoglienza spetta ad un caldo diverso dal "fagugn" barlettano e ad uno spettacolare rio pieno di rapide che attraversa la parte bassa del paese. Le bellezze paesaggistiche fanno da sfondo al duro lavoro del Barletta Calcio, e il nostro compito è appunto quello di "spiare", come nel miglior "Grande Fratello" di Orwell, la faticosa preparazione degli uomini di mister Novelli, nonché la progressiva formazione di quel famigerato "puzzle" che è la rosa per la prossima stagione. Tanti, quando ci chiedevano "andate a Rio?" pensando alle spiagge di Copacabana, e si sentivano rispondere "No, di Pusteria, Trentino", restavano delusi: noi a posteriori non ne siamo stati affatto.
Muniti a dovere con macchine fotografiche, pc e tutto il necessario, trascorriamo 3 giorni a stretto contatto con gli uomini del sodalizio biancorosso, strappando dai volti dei calciatori (e non solo) eloquenti espressioni della fatica accumulata nelle continue ripetute sulla distanza di 1000 metri. Si nota sin da subito anche un gruppo abbastanza unito, con i "vecchi" a fare da chiocce agli ultimi arrivati, a questa ciurma di giovani di belle speranze a cui il tifoso chiede "passione e rispetto", stessi presupposti messi in risalto dalla campagna abbonamenti del sodalizio di via Vittorio Veneto. Il più in forma di tutti (tralasciando il giudizio prettamente calcistico) è senza dubbio Andrea Mengoni, un parlatore nato che si diverte a coniare simpatici nomignoli per i suoi compagni di squadra – e se Zappacosta è semplicemente "Jack", i "poveri" Pane e Liverani vengono scherzosamente apostrofati "Pelado" e "Orso" -. Diametralmente opposti a Mengoni sembrano il mister Novelli e il direttore sportivo Pavone (nella foto intervistato da Luca Guerra, ndr), uomini abituati a parlare più con i fatti che con la lingua. Compagno inseparabile del direttore sportivo ex Foggia è il suo telefono cellulare, dal quale ogni giorno partono numerose chiamate (per la gioia del suo gestore telefonico ndr). Il mister, invece, spesso e volentieri dispensa perle tattiche da incastonare durante le lunghe e faticose sedute tattiche preparate dal preparatore atletico Fabbiano. Tra sacchi di sabbia e faticose "cangurate", le giornate dei biancorosse trascorrono lente.
La fatica e i carichi di lavoro si fanno sentire sempre di più giorno dopo giorno e la lunga salita per tornare in albergo non aiuta di certo il recupero delle forze. Come è naturale che sia, arrivano anche i primi acciacchi, che colpiscono Barbuti, De Leidi e Carretta, ma nulla di grave se ad attenderli in infermeria ci sono Tommaso e Giuseppe, i maghi barlettani della fisioterapia. E se tutta la rosa si districa tra le fatiche imposte dal trio Novelli-Di Toro-Fabbiano, i tre portieri (Pane, Liverani e Cilli) sudano meno ma si preparano a chiudere la fantomatica "saracinesca", preparati da mister Di Leo. A preparare quotidianamente tutto l'occorrente per le sedute d'allenamento ci pensa lo stakanovista Dino, il magazziniere a seguito del team. Al termine di ogni seduta, è il simpatico signor Michael ad accogliere il Barletta Calcio all'interno dell'Ansitz Kandlburg. In attesa dei pasti, i ragazzi si dilettano tra cellulari, lunghe partite a carte e rilassanti chiamate ai propri cari. Il paese non offre certo un gran numero di "passatempi", ma lo spirito di gruppo è una componente fondamentale per far scorrere le ore. I più giovani spesso e volentieri fanno "combriccola" e si aggirano indisturbati per le viuzze di Rio.
Al nostro arrivo, tutti i ragazzi si dimostrano disponibili, e le interviste diventano occasioni d'oro per qualche battutina simpatica. Spesso nei biancorossi più giovani prevale la timidezza, ma l'abitudine verrà da sé. E così tra briscole e interminabili tornei di scala 40 le serate volgono al termine: spesso i ragazzi alle 22:00 già salgono in camera per recuperare dalle fatiche di tutta una giornata. Il tanto "amato" campanile di Rio scandisce le ore del giorno, e sono quelle stesse campane a risvegliare la ciurma biancorossa, pronta e scattante verso una nuova e faticosa giornata. Salutiamo Rio, le sue campane, la sua compostezza tipicamente tedesca, i suoi splendidi paesaggi e le sue consuetudini così diverse. Ci attende il viaggio di ritorno verso la Città della Disfida. Non sarà stata certo la Rio brasiliana, ma l'esperienza altoatesina ha fornito tanti particolari e una serie di importanti esclusive, nonché un solido bagaglio di esperienza umana e professionale, pronta ad essere "ribaltata" sui vostri schermi con professionalità trentina e ritmi rapidi come quelli brasiliani, a metà tra Rio di Pusteria e la ben più agognata Rio...de Janeiro.
Muniti a dovere con macchine fotografiche, pc e tutto il necessario, trascorriamo 3 giorni a stretto contatto con gli uomini del sodalizio biancorosso, strappando dai volti dei calciatori (e non solo) eloquenti espressioni della fatica accumulata nelle continue ripetute sulla distanza di 1000 metri. Si nota sin da subito anche un gruppo abbastanza unito, con i "vecchi" a fare da chiocce agli ultimi arrivati, a questa ciurma di giovani di belle speranze a cui il tifoso chiede "passione e rispetto", stessi presupposti messi in risalto dalla campagna abbonamenti del sodalizio di via Vittorio Veneto. Il più in forma di tutti (tralasciando il giudizio prettamente calcistico) è senza dubbio Andrea Mengoni, un parlatore nato che si diverte a coniare simpatici nomignoli per i suoi compagni di squadra – e se Zappacosta è semplicemente "Jack", i "poveri" Pane e Liverani vengono scherzosamente apostrofati "Pelado" e "Orso" -. Diametralmente opposti a Mengoni sembrano il mister Novelli e il direttore sportivo Pavone (nella foto intervistato da Luca Guerra, ndr), uomini abituati a parlare più con i fatti che con la lingua. Compagno inseparabile del direttore sportivo ex Foggia è il suo telefono cellulare, dal quale ogni giorno partono numerose chiamate (per la gioia del suo gestore telefonico ndr). Il mister, invece, spesso e volentieri dispensa perle tattiche da incastonare durante le lunghe e faticose sedute tattiche preparate dal preparatore atletico Fabbiano. Tra sacchi di sabbia e faticose "cangurate", le giornate dei biancorosse trascorrono lente.
La fatica e i carichi di lavoro si fanno sentire sempre di più giorno dopo giorno e la lunga salita per tornare in albergo non aiuta di certo il recupero delle forze. Come è naturale che sia, arrivano anche i primi acciacchi, che colpiscono Barbuti, De Leidi e Carretta, ma nulla di grave se ad attenderli in infermeria ci sono Tommaso e Giuseppe, i maghi barlettani della fisioterapia. E se tutta la rosa si districa tra le fatiche imposte dal trio Novelli-Di Toro-Fabbiano, i tre portieri (Pane, Liverani e Cilli) sudano meno ma si preparano a chiudere la fantomatica "saracinesca", preparati da mister Di Leo. A preparare quotidianamente tutto l'occorrente per le sedute d'allenamento ci pensa lo stakanovista Dino, il magazziniere a seguito del team. Al termine di ogni seduta, è il simpatico signor Michael ad accogliere il Barletta Calcio all'interno dell'Ansitz Kandlburg. In attesa dei pasti, i ragazzi si dilettano tra cellulari, lunghe partite a carte e rilassanti chiamate ai propri cari. Il paese non offre certo un gran numero di "passatempi", ma lo spirito di gruppo è una componente fondamentale per far scorrere le ore. I più giovani spesso e volentieri fanno "combriccola" e si aggirano indisturbati per le viuzze di Rio.
Al nostro arrivo, tutti i ragazzi si dimostrano disponibili, e le interviste diventano occasioni d'oro per qualche battutina simpatica. Spesso nei biancorossi più giovani prevale la timidezza, ma l'abitudine verrà da sé. E così tra briscole e interminabili tornei di scala 40 le serate volgono al termine: spesso i ragazzi alle 22:00 già salgono in camera per recuperare dalle fatiche di tutta una giornata. Il tanto "amato" campanile di Rio scandisce le ore del giorno, e sono quelle stesse campane a risvegliare la ciurma biancorossa, pronta e scattante verso una nuova e faticosa giornata. Salutiamo Rio, le sue campane, la sua compostezza tipicamente tedesca, i suoi splendidi paesaggi e le sue consuetudini così diverse. Ci attende il viaggio di ritorno verso la Città della Disfida. Non sarà stata certo la Rio brasiliana, ma l'esperienza altoatesina ha fornito tanti particolari e una serie di importanti esclusive, nonché un solido bagaglio di esperienza umana e professionale, pronta ad essere "ribaltata" sui vostri schermi con professionalità trentina e ritmi rapidi come quelli brasiliani, a metà tra Rio di Pusteria e la ben più agognata Rio...de Janeiro.