Peppino Impastato, il ricordo nelle parole del fratello
Peppino Impastato, il ricordo nelle parole del fratello
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Barletta ricorda Peppino Impastato e la lotta alla mafia

All’Arci Cafiero ospite Giovanni Impastato. Si può davvero “Resistere a Mafiopoli”?

«Di quel nucleo familiare, così forte e unito, di quella famiglia felice e ostentatamente patriarcale come era la mia, oggi non esiste più niente: è stata spazzata via dalla crudeltà della mafia che non ha avuto il minimo scrupolo a sconvolgere i nostri affetti e i nostri sentimenti». [G. Impastato, Resistere a Mafiopoli]

Ricordare la storia di un ragazzo qualunque diventato martire sull'altare della libertà. Missione non semplice quella che da poco più di 30 anni riempie ogni giorno dell'esistenza di Giovanni Impastato, fratello di Giuseppe, meglio noto come Peppino. La storia di Peppino è la storia di un ragazzo qualunque, nato con una pesante eredità di famiglia sulle spalle. Un ragazzo che non sentiva di appartenere a quel mondo di mafia, caduto nella sua personalissima guerra alla criminalità organizzata nel 1978. La storia di questo siciliano forte, testardo fino alle estreme conseguenze è stata l'occasione di un interessante incontro organizzato dall'Arci Cafiero di Barletta. La testimonianza di Giovanni Impastato, fratello minore di Peppino, ha toccato i tanti presenti, dai più giovani a quelli con qualche capello in meno, che vedono, hanno visto e vedranno in questo "picciotto mancato di Cinisi" un punto di riferimento per la caparbietà, per la voglia di non cedere ai propri ideali che avevano il profumo della libertà. La moderazione di Michele Sciannamea e del Consigliere Comunale Carmine Doronzo ha introdotto al meglio la triste vicenda della famiglia Impastato, il cui nucleo fondante è rimasto straziato dalla barbarie della mafia.

C'è spazio anche per i confronti con il presente, per un presente che progressivamente si avvia al degrado, ma che non deve mai perdere la speranza. Al centro di questa lodevole iniziativa c'è l'uomo Giovanni Impastato, che con la sua parlantina riesce a catturare l'attenzione dei presenti con parole mai fuori luogo. Per lui ha parlato e continuerà a parlare a lungo anche un libro, "Resistere a Mafiopoli", un'intervista toccante e mai scontata che ripercorre tutta la storia della famiglia Impastato fino ad arrivare all'attualità. Per non dimenticare mai Peppino Impastato e gli strascichi positivi che la sua storia ha lasciato ai posteri tante sono state nel tempo le iniziative culturali, sia nel mondo della musica (Modena City Ramblers su tutti), sia nella cinematografia (il film I cento passi, diretto da Marco Tullio Giordana con un infinito Gigi Lo Cascio tra i protagonisti, vincitore del Leone d'oro per la miglior sceneggiatura nel 2000 di 5 David di Donatello nel 2001, di un Nastro d'argento nel 2001). Tante sono le iniziative dedicate alla memoria di Peppino anche sul territorio pugliese. Proprio al termine dell'interessante congresso di Barletta, si è tenuto anche uno spettacolo teatrale dedicato a Peppino a Molfetta, e appena due giorni fa la sede coordinata del plesso scolastico di San Vito dei Normanni dell'Istituto Professionale per i Servizi Sociali di Brindisi è stata intitolata al 30enne siciliano tragicamente scomparso nell'anno dell'delitto Moro. E il tour pugliese di Giovanni Impastato prosegue nei prossimi giorni, facendo tappa ad Acquaviva delle fonti e a Corato, per far conoscere anche ai più giovani la stimolante figura di Peppino.

Al fratello Peppino non possono non essere legati alcuni interessanti spunti che Giovanni Impastato ha riportato ai microfoni di Barlettalife.
Qui a Barletta ricordiamo con lei Peppino Impastato, uno degli eroi dell'Italia degli anni '70 che è morto per difendere la propria libertà di parola e di stampa. Crede che dopo 30 anni in Italia sia realmente stata raggiunta una libertà di stampa?

Dobbiamo lottare per cercare di ottenere la libertà di stampa, perché io credo che la comunicazione è fondamentale. È fondamentale perché ci può aiutare tantissimo a cambiare le cose nel migliore dei modi. Però il problema, purtroppo, è che la comunicazione in questo momento è in mano a quelle persone che hanno i soldi e che possono permettersi di fare il bello e il cattivo tempo. Peppino Impastato prima con il giornale e poi con la radio ha costruito e ha cercato di portare avanti una comunicazione alternativa, una comunicazione democratica, direi una contro-informazione, poi purtroppo è stato ucciso. Radio Aut purtroppo ha chiuso dopo un paio di anni perché purtroppo la legge Mammì ha spianato la strada a quelle televisioni e a quei mezzi di comunicazione in mano a quelle persone che possono permettersi di fare quello che vogliono. Qui si tratta appunto del cosiddetto potere mediatico.


In memoria di suo fratello ci sono state diverse iniziative sia musicali che cinematografiche. Come crede che si possa risvegliare la memoria collettiva per continuare a ricordare la figura di un giovane da riportare ulteriormente come esempio per una generazione che gradualmente sta perdendo valori e idee?

Questa generazione purtroppo sta perdendo alcuni valori, alcune idee, però io non credo che tutto sia finito, assolutamente no. Ci sono delle intelligenze, delle potenzialità. Si tratta soltanto di impegnarsi, e impegnarsi in tutti i modi. Io sono convinto che bisogna riproporre oggi a distanza di 40 anni quello che faceva Peppino, dal giornale, alla comunicazione alternativa, alla radio, alle mostre fotografiche, ma anche i concerti, i laboratori teatrali. Queste erano forme di comunicazione che oggi i giovani potrebbero sfruttare in maniera diversa, perché i mezzi sono più sofisticati, oggi c'è Internet. Abbiamo un sistema mediatico molto più avanzato. Ecco perché sono convinto che bisogna portare i metodi che Peppino Impastato e riproporli in un modo diverso, in un modo nuovo.

Rispetto a 40 anni fa, cosa effettivamente può essere cambiato nella Sicilia?

Sono cambiate tante cose, non tutto è rimasto come prima. È cambiato il modo di pensare, il modo di agire. È cambiata la mafia, è cambiata pure l'anti-mafia. Il problema è che bisogna ancora lavorare tanto affinché questo cambiamento possa essere produttivo e possa dare risultati importanti.


Per ottenere risultati, occorrono emozioni forti, le stesse che Giovanni ha raccontato nel suo libro, dal quale estrapoliamo un passo davvero toccante: "per rivivere le emozioni di quella notte mi basta chiudere gli occhi e sentire una sensazione soffocante, un misto di rabbia, di angoscia tanto forti da togliermi il respiro". Quelle stesse emozioni che suscita la memoria di un grande personaggio, che ha sacrificato la propria vita per un ideale, per un mondo migliore, per un futuro migliore.
15 fotoPeppino Impastato, stralci di vita nelle parole del fratello
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