Cronaca
Baby-gang, un fenomeno in crescita anche a Barletta
L'intervento del presidente della Commissione di studio e d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia, Renato Perrini
Barletta - giovedì 26 gennaio 2023
13.07
"A Bari recentemente due 17enni sono stati aggrediti al Parco Rossani, un 21enne è stato picchiato per aver difeso una ragazza nell'autobus e al quartier San Paolo i residenti e soprattutto le donne vengono terrorizzati dalle baby gang. Nel Leccese nei mesi scorsi le gang giovanili hanno terrorizzato e aggredito i coetanei, i bambini e gli anziani nelle strade del centro. A Foggia una baby gang ha molestato una ragazza e picchiato il padre. A Barletta sono stati identificati 15 minori dopo le segnalazioni dei residenti. E' evidente che il fenomeno delle baby-gang è in crescita anche in Puglia. Lo rileva, per altro, una ricerca pubblicata a ottobre scorso e condotta su giovani adolescenti tra i 15 e i 17 anni e i 18 e i 24 anni in tutta Italia, da Istituto interuniversitario di ricerca 'Transcrime' dell'Università Cattolica di Milano, Università di Bologna e Università di Perugia in collaborazione con il Dipartimento per la Giustizia Minorile e il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno. Così il presidente della Commissione di studio e d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia, Renato Perrini che propone una una seduta ad hoc del consiglio regionale per affrontare il fenomeno.
"I Carabinieri della Puglia negli ultimi 5 anni, infatti, hanno registrato un aumento delle denunce nella provincia di Lecce e un dato stabile nelle province di Bari, BAT e Foggia. Per la Polizia, invece, è la provincia di Foggia a subire le conseguenze di un aumento delle baby gang. Mentre, per le province di Taranto e Brindisi non sono stati riportati dati rilevanti. L'analisi ha evidenziato che le baby gang possono avere una connotazione più criminale o meno, ovvero essere minori inseriti in un contesto delinquenziale (furti e/o rapine in esercizi commerciali o in pubblica via, spaccio di stupefacenti, estorsioni, atti vandalici, reati gravi contro la persona, possesso di esplosivi e non si escludono i legami con i membri di organizzazioni di stampo mafioso) o in quello di un'attività di bullismo (risse, percosse, lesioni, furti in pubblica via a danno di coetanei, minacce con armi da taglio e violenza sessuale). per la crescente efferatezza e violenza gratuita, e l'appartenenza a classi sociali diverse. Inoltre, i due gruppi sono identificabili secondo modalità diverse: i bulli per la loro attività sui social network con lo scopo di diffondere in rete le proprie azioni come atto di sfida e autoaffermazione e i 'delinquenti', meno propensi a pubblicizzarsi, sono identificabili per la ripetitività dei reati commessi.
"La ricerca, ancora, evidenzia che i fattori che influenzano la nascita delle gang giovanili sono molteplici: l'assenza o la problematicità di rapporti con le famiglie o le istituzioni scolastiche, la conseguente ricerca di modelli di riferimento all'interno di un gruppo che favorisce i processi emulativi e i meccanismi di reciproco sostegno, incoraggiamento e deresponsabilizzazione per le azioni criminali; il disagio socioeconomico; l'abbandono scolastico; l'assenza di stimoli e di ambizioni personali dal punto di vista formativo o lavorativo; l'analfabetismo delle emozioni; l'incapacità relazionale con i propri pari; il crescente utilizzo di social network e il conseguente aumento del cyberbullismo.
"Come presidente della Commissione di studio e d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia ritengo che siano necessari azioni e interventi sinergici fra le diverse istituzioni, mirati allo sviluppo di percorsi di prevenzione della devianza minorile, nonché di educazione alla legalità che disinnescano l'avvio di percorsi criminali. Per questo ho voluto dedicare una seduta della Commissione per audire il direttore del Centro giustizia minorile della Puglia, i direttori degli uffici dei servizi sociali minorili provinciali, i presidenti dei Tribunali per minorenni, i Procuratori della Repubblica presso i Tribunali per minorenni, i dirigenti delle Prefetture provinciali e Questure provinciali, il direttore dell'Istituto Minorile Fornelli, il Responsabile dell'Ufficio scolastico regionale, il presidente, dell'Ordine degli assistenti sociali, il presidente dell'Ordine degli psicologi, la presidente del Centro di Mediazione penale – CRISI, per approfondire il fenomeno delle gang giovanili in Puglia, gli strumenti e i percorsi messi in atto per contrastare lo stesso e porre in essere un tavolo di confronto per nuove iniziative di prevenzione e diffusione della legalità."
"I Carabinieri della Puglia negli ultimi 5 anni, infatti, hanno registrato un aumento delle denunce nella provincia di Lecce e un dato stabile nelle province di Bari, BAT e Foggia. Per la Polizia, invece, è la provincia di Foggia a subire le conseguenze di un aumento delle baby gang. Mentre, per le province di Taranto e Brindisi non sono stati riportati dati rilevanti. L'analisi ha evidenziato che le baby gang possono avere una connotazione più criminale o meno, ovvero essere minori inseriti in un contesto delinquenziale (furti e/o rapine in esercizi commerciali o in pubblica via, spaccio di stupefacenti, estorsioni, atti vandalici, reati gravi contro la persona, possesso di esplosivi e non si escludono i legami con i membri di organizzazioni di stampo mafioso) o in quello di un'attività di bullismo (risse, percosse, lesioni, furti in pubblica via a danno di coetanei, minacce con armi da taglio e violenza sessuale). per la crescente efferatezza e violenza gratuita, e l'appartenenza a classi sociali diverse. Inoltre, i due gruppi sono identificabili secondo modalità diverse: i bulli per la loro attività sui social network con lo scopo di diffondere in rete le proprie azioni come atto di sfida e autoaffermazione e i 'delinquenti', meno propensi a pubblicizzarsi, sono identificabili per la ripetitività dei reati commessi.
"La ricerca, ancora, evidenzia che i fattori che influenzano la nascita delle gang giovanili sono molteplici: l'assenza o la problematicità di rapporti con le famiglie o le istituzioni scolastiche, la conseguente ricerca di modelli di riferimento all'interno di un gruppo che favorisce i processi emulativi e i meccanismi di reciproco sostegno, incoraggiamento e deresponsabilizzazione per le azioni criminali; il disagio socioeconomico; l'abbandono scolastico; l'assenza di stimoli e di ambizioni personali dal punto di vista formativo o lavorativo; l'analfabetismo delle emozioni; l'incapacità relazionale con i propri pari; il crescente utilizzo di social network e il conseguente aumento del cyberbullismo.
"Come presidente della Commissione di studio e d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia ritengo che siano necessari azioni e interventi sinergici fra le diverse istituzioni, mirati allo sviluppo di percorsi di prevenzione della devianza minorile, nonché di educazione alla legalità che disinnescano l'avvio di percorsi criminali. Per questo ho voluto dedicare una seduta della Commissione per audire il direttore del Centro giustizia minorile della Puglia, i direttori degli uffici dei servizi sociali minorili provinciali, i presidenti dei Tribunali per minorenni, i Procuratori della Repubblica presso i Tribunali per minorenni, i dirigenti delle Prefetture provinciali e Questure provinciali, il direttore dell'Istituto Minorile Fornelli, il Responsabile dell'Ufficio scolastico regionale, il presidente, dell'Ordine degli assistenti sociali, il presidente dell'Ordine degli psicologi, la presidente del Centro di Mediazione penale – CRISI, per approfondire il fenomeno delle gang giovanili in Puglia, gli strumenti e i percorsi messi in atto per contrastare lo stesso e porre in essere un tavolo di confronto per nuove iniziative di prevenzione e diffusione della legalità."