Cronaca
Attentato Brindisi: un gesto isolato è l’ipotesi più accreditata
Il procuratore capo Dinapoli: «Un passo importante, ma siamo ancora lontani dalla verità». Le studentesse ferite sono tutte in condizioni stabili
Barletta - domenica 20 maggio 2012
17.27
Sono passate poco più di 24 ore dal vile attentato compiuto davanti all'istituto professionale per la moda e il turismo "Morvillo Falcone" di Brindisi, nel quale ha perso la vita la giovane studentessa di 16 anni, di Mesagne, Melissa Bassi, e sono rimaste ferite nove studentesse, di cui la più grave, Veronica Capodieci, 16 anni, anch'essa di Mesagne, è stata ieri sottoposta all'ospedale "Perrino" di Brindisi ad un intervento chirurgico di rimozione di una scheggia nella gabbia toracica, vicino a un polmone, e alla ricostruzione del torace, ed è stata poi trasferita ieri stesso all'ospedale "Fazzi" di Lecce. Ora è in condizioni stazionarie ed è anche tornata ad essere vigile. All'ospedale "Perrino" di Brindisi, sono invece ricoverate quattro studentesse, due nel centro grandi ustionati e due nel reparto di chirurgia plastica, per le quali le condizioni sono dette stazionarie e i parametri di vita soddisfacenti. Certamente, in questi momenti, dopo il grande lavoro dei medici, un'azione molto importante è svolta dagli psicologi che seguono le ragazze, oltre che da tutte le persone, parenti e amici, vicine alle giovani studentesse.
Questa mattina ha tenuto una conferenza stampa il procuratore della repubblica di Brindisi Marco Dinapoli, per fare il punto della situazione delle indagini, alla luce delle indiscrezioni che hanno riferito dell'esistenza di un video che offrirebbe elementi importanti per il proseguo delle indagini. Dinapoli ha espresso l'intenzione di voler chiarire lo stato delle cose a seguito della notizia trapelata. «Le immagini accreditano l'ipotesi di un gesto isolato - ha affermato il procuratore – Chi ha operato aveva comunque conoscenza del territorio, vista la scelta della scuola e dell'orario». Si pensa infatti che chi ha agito, possa aver sfruttato le coincidenze di eventi di cui si è subito parlato, per ottenere la maggiore visibilità possibile del suo gesto. Un gesto isolato il cui movente è ancora sconosciuto: potrebbe avere una matrice ideologica come potrebbe anche essere il gesto di una persona che si sente in guerra contro il mondo e contro tutti, si è limitato a dire il procuratore. Una persona di cui per ora non è stato rivelato alcuno identikit, né ci sono state iscrizioni nel registro degli indagati. Le indagini sono dunque ancora aperte, e per ora la procura procede per il reato di strage (art. 422 del codice penale). Certamente chi ha operato ha confezionato due ordigni non molto complessi, ma che comunque richiedevano conoscenze specifiche di elettronica. Gli ordigni, per i quali sono state utilizzate due bombole di gpl, sono stati posizionati in un cassonetto verticale, che è stato presumibilmente spostato sul luogo dell'esplosione poco prima che questa avvenisse, per evitare che il piano criminale potesse essere in qualche modo alterato, come ad esempio dal passaggio di un camion dell'azienda di raccolta rifiuti. Il cassonetto, per il procuratore, non è della Monteco (l'azienda di raccolta rifiuti di Brindisi) né è stato prelevato dall'interno della scuola, e potrebbe essere stato posizionato lì anche da una sola persona, visto il suo volume non ingombrante. Per quanto riguarda l'orario dell'esplosione, avvenuto alle 7.45 di ieri, che non ha interessato il momento di massimo afflusso di studenti al momento dell'entrata a scuola, secondo il procuratore Dinapoli è plausibile considerare che sia stato utilizzato, all'interno dell'ordigno, un volumetrico, «uno strumento che interagisce al passaggio delle persone», e che quindi l'ordigno sia stato azionato da un telecomando prima della discesa dal pullman delle studentesse provenienti da Mesagne, punto vicino al quale era posizionato, e abbia provocato l'esplosione al passaggio delle prime ragazze.
Il procuratore di Brindisi ha comunque precisato ufficialmente che non si può tuttavia ancora escludere nessuna ipotesi, confermando il coordinamento tuttora in corso con la procura distrettuale e nazionale antimafia. Su questo è intervenuto il procuratore distrettuale antimafia di Lecce Cataldo Motta, sottolineando come ancora nessuna pista sia da scartare, escludendo però un coinvolgimento nell'attentato della sacra corona unita, considerando le modalità con cui è avvenuta l'esplosione, e l'esigenza della criminalità locale di cercare consenso sociale fortemente in contrasto con un gesto del genere. Intanto il ministro degli interni Annamaria Cancellieri, ha comunicato che il governo ha già inviato 200 tra poliziotti e carabinieri, 100 per il controllo del territorio e altri 100 per le indagini.
In questa giornata di dolore per Brindisi, per Mesagne, per la Puglia e per l'Italia intera, la carovana internazionale antimafia ha fatto proprio tappa a Mesagne, la città delle studentesse vittime dell'attentato. «Dobbiamo continuare a lottare contro la criminalità e il malaffare - ha detto Mimmo Consales, neo-sindaco di Brindisi - Oggi siamo qui per piangere una vita, ma ben presto ci rivedremo per festeggiare progetti costruttivi per le nostre comunità». A Mesagne è intervenuto anche don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, nel corso dell'omelia della messa celebrata in ricordo di Melissa Bassi: «Abbracciamo Melissa e la sua famiglia. Siamo qui senza parole, ma con la voglia di non restare soli». Parole a cui tutti i presenti si sono uniti, e a cui tutti noi dobbiamo unirci. La carovana antimafia proseguirà il suo percorso in Puglia, e martedì sarà a Barletta, alle 10 in Piazza Aldo Moro, per una mattinata di musica, letture e interventi, con gli studenti di Barletta.
Questa mattina ha tenuto una conferenza stampa il procuratore della repubblica di Brindisi Marco Dinapoli, per fare il punto della situazione delle indagini, alla luce delle indiscrezioni che hanno riferito dell'esistenza di un video che offrirebbe elementi importanti per il proseguo delle indagini. Dinapoli ha espresso l'intenzione di voler chiarire lo stato delle cose a seguito della notizia trapelata. «Le immagini accreditano l'ipotesi di un gesto isolato - ha affermato il procuratore – Chi ha operato aveva comunque conoscenza del territorio, vista la scelta della scuola e dell'orario». Si pensa infatti che chi ha agito, possa aver sfruttato le coincidenze di eventi di cui si è subito parlato, per ottenere la maggiore visibilità possibile del suo gesto. Un gesto isolato il cui movente è ancora sconosciuto: potrebbe avere una matrice ideologica come potrebbe anche essere il gesto di una persona che si sente in guerra contro il mondo e contro tutti, si è limitato a dire il procuratore. Una persona di cui per ora non è stato rivelato alcuno identikit, né ci sono state iscrizioni nel registro degli indagati. Le indagini sono dunque ancora aperte, e per ora la procura procede per il reato di strage (art. 422 del codice penale). Certamente chi ha operato ha confezionato due ordigni non molto complessi, ma che comunque richiedevano conoscenze specifiche di elettronica. Gli ordigni, per i quali sono state utilizzate due bombole di gpl, sono stati posizionati in un cassonetto verticale, che è stato presumibilmente spostato sul luogo dell'esplosione poco prima che questa avvenisse, per evitare che il piano criminale potesse essere in qualche modo alterato, come ad esempio dal passaggio di un camion dell'azienda di raccolta rifiuti. Il cassonetto, per il procuratore, non è della Monteco (l'azienda di raccolta rifiuti di Brindisi) né è stato prelevato dall'interno della scuola, e potrebbe essere stato posizionato lì anche da una sola persona, visto il suo volume non ingombrante. Per quanto riguarda l'orario dell'esplosione, avvenuto alle 7.45 di ieri, che non ha interessato il momento di massimo afflusso di studenti al momento dell'entrata a scuola, secondo il procuratore Dinapoli è plausibile considerare che sia stato utilizzato, all'interno dell'ordigno, un volumetrico, «uno strumento che interagisce al passaggio delle persone», e che quindi l'ordigno sia stato azionato da un telecomando prima della discesa dal pullman delle studentesse provenienti da Mesagne, punto vicino al quale era posizionato, e abbia provocato l'esplosione al passaggio delle prime ragazze.
Il procuratore di Brindisi ha comunque precisato ufficialmente che non si può tuttavia ancora escludere nessuna ipotesi, confermando il coordinamento tuttora in corso con la procura distrettuale e nazionale antimafia. Su questo è intervenuto il procuratore distrettuale antimafia di Lecce Cataldo Motta, sottolineando come ancora nessuna pista sia da scartare, escludendo però un coinvolgimento nell'attentato della sacra corona unita, considerando le modalità con cui è avvenuta l'esplosione, e l'esigenza della criminalità locale di cercare consenso sociale fortemente in contrasto con un gesto del genere. Intanto il ministro degli interni Annamaria Cancellieri, ha comunicato che il governo ha già inviato 200 tra poliziotti e carabinieri, 100 per il controllo del territorio e altri 100 per le indagini.
In questa giornata di dolore per Brindisi, per Mesagne, per la Puglia e per l'Italia intera, la carovana internazionale antimafia ha fatto proprio tappa a Mesagne, la città delle studentesse vittime dell'attentato. «Dobbiamo continuare a lottare contro la criminalità e il malaffare - ha detto Mimmo Consales, neo-sindaco di Brindisi - Oggi siamo qui per piangere una vita, ma ben presto ci rivedremo per festeggiare progetti costruttivi per le nostre comunità». A Mesagne è intervenuto anche don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, nel corso dell'omelia della messa celebrata in ricordo di Melissa Bassi: «Abbracciamo Melissa e la sua famiglia. Siamo qui senza parole, ma con la voglia di non restare soli». Parole a cui tutti i presenti si sono uniti, e a cui tutti noi dobbiamo unirci. La carovana antimafia proseguirà il suo percorso in Puglia, e martedì sarà a Barletta, alle 10 in Piazza Aldo Moro, per una mattinata di musica, letture e interventi, con gli studenti di Barletta.