La città
Acque sporche nel mare di Barletta? Ogni anno la stessa solfa!
La nota del professore universitario Ruggiero Quarto tra disamine e accuse. «La Giunta Comunale e l'Assessore all'Ambiente dimostrino di avere a cuore la situazione»
Barletta - venerdì 6 luglio 2012
« Che c'era qualcosa che non andava era nei fatti! L'inquinamento del mare era sotto gli occhi di tutti ed è stato più volte denunciato da mass media e cittadini. Purtroppo, ogni anno era la stessa solfa. La stagione balneare diventava di massa da Luglio a metà Agosto. Bastava resistere alle denunce per una quarantina di giorni e il problema slittava all'anno successivo». Con consueta attenzione ai problemi dell'ambiente e del territorio, il professore universitario di geofisica Ruggiero Quarto interviene per denunciare le problematiche nelle quali versano le acque del mare di Barletta, di un'inquietante colore giallastro negli ultimi giorni.
« Purtroppo, i controlli imposti dalle normative vigenti sulla balneazione delle acque sono insufficienti- denuncia Quarto- come d'altronde succede per molti controlli ambientali. Sarebbe, quindi, auspicabile che le amministrazioni dei comuni rivieraschi compensino le mancanze legislative. Ciò sia per la ricaduta dell'inquinamento sulla salute umana e sia per motivi socio economici, legati allo sviluppo turistico che la buona qualità delle acque del mare può corroborare».
« Fortunatamente, ancora una volta, alla disattenzione della politica e agli interessi legati alla gestione delle acque, fa da contro altare la Magistratura. Però, il meritorio sequestro probatorio da parte della Procura di Trani di alcuni depuratori, sospettati di condizionare pesantemente l'inquinamento della nostra costa, ci preoccupa. Che sta succedendo ora? Quali reflui si scaricano attualmente a mare? Non sarebbe il caso, pur nel rispetto delle indagini in corso, che ci sia una trasparente informazione su come procede ora la depurazione delle acque, se non altro per rassicurare i bagnanti? Le domande di Quarto sono quelle dei cittadini».
Una soluzione arriverebbe dall'estero, per il professore universitario: «Non sarebbe il caso che la politica si riappropri del problema dell'inquinamento marino? Un'idea, mutuata dall'esperienza della Costa Azzurra e della Florida, può essere quella di effettuare un monitoraggio delle acque di balneazione a cura del Comune, almeno durante il periodo clou. Potrebbero, perciò, essere effettuate le fondamentali analisi chimico-fisiche e batteriologiche, con cadenza almeno settimanale su un numero congruo di campioni di acqua marina (per es. con un prelievo ogni chilometro). I risultati potrebbero essere esposti in bacheche sistemate presso lidi pubblici e privati, come si fa nelle famose spiagge su citate. A conti fatti si tratterebbe di analizzare una dozzina di campioni per una diecina di volte. Un costo di alcune migliaia di euro. Irrisorio anche per il più severo dei bilanci ai quali i comuni sono costretti, ma utile per una basilare conoscenza atta o ad una serena balneazione o a scoprire eventuali inquinamenti e ad eseguire le necessarie bonifiche».
«Sarebbe il caso – conclude Quarto- che l'attuale nuova Giunta Comunale e, in particolare, l'assessore all'Ambiente dimostri di avere a cuore il nostro mare, la salute dei cittadini e lo sviluppo turistico della Città (finora solo favoleggiato). Diversamente, sarà legittimo pensare che si ha paura che un piano serio di monitoraggio faccia scoprire "pentole sporche" e/o che questa politica è disperatamente incapace a gestire i beni comuni ambientali nell'interesse collettivo».
« Purtroppo, i controlli imposti dalle normative vigenti sulla balneazione delle acque sono insufficienti- denuncia Quarto- come d'altronde succede per molti controlli ambientali. Sarebbe, quindi, auspicabile che le amministrazioni dei comuni rivieraschi compensino le mancanze legislative. Ciò sia per la ricaduta dell'inquinamento sulla salute umana e sia per motivi socio economici, legati allo sviluppo turistico che la buona qualità delle acque del mare può corroborare».
« Fortunatamente, ancora una volta, alla disattenzione della politica e agli interessi legati alla gestione delle acque, fa da contro altare la Magistratura. Però, il meritorio sequestro probatorio da parte della Procura di Trani di alcuni depuratori, sospettati di condizionare pesantemente l'inquinamento della nostra costa, ci preoccupa. Che sta succedendo ora? Quali reflui si scaricano attualmente a mare? Non sarebbe il caso, pur nel rispetto delle indagini in corso, che ci sia una trasparente informazione su come procede ora la depurazione delle acque, se non altro per rassicurare i bagnanti? Le domande di Quarto sono quelle dei cittadini».
Una soluzione arriverebbe dall'estero, per il professore universitario: «Non sarebbe il caso che la politica si riappropri del problema dell'inquinamento marino? Un'idea, mutuata dall'esperienza della Costa Azzurra e della Florida, può essere quella di effettuare un monitoraggio delle acque di balneazione a cura del Comune, almeno durante il periodo clou. Potrebbero, perciò, essere effettuate le fondamentali analisi chimico-fisiche e batteriologiche, con cadenza almeno settimanale su un numero congruo di campioni di acqua marina (per es. con un prelievo ogni chilometro). I risultati potrebbero essere esposti in bacheche sistemate presso lidi pubblici e privati, come si fa nelle famose spiagge su citate. A conti fatti si tratterebbe di analizzare una dozzina di campioni per una diecina di volte. Un costo di alcune migliaia di euro. Irrisorio anche per il più severo dei bilanci ai quali i comuni sono costretti, ma utile per una basilare conoscenza atta o ad una serena balneazione o a scoprire eventuali inquinamenti e ad eseguire le necessarie bonifiche».
«Sarebbe il caso – conclude Quarto- che l'attuale nuova Giunta Comunale e, in particolare, l'assessore all'Ambiente dimostri di avere a cuore il nostro mare, la salute dei cittadini e lo sviluppo turistico della Città (finora solo favoleggiato). Diversamente, sarà legittimo pensare che si ha paura che un piano serio di monitoraggio faccia scoprire "pentole sporche" e/o che questa politica è disperatamente incapace a gestire i beni comuni ambientali nell'interesse collettivo».