La città
A Barletta l'eco degli spari si perde nel tempo
Non dimentichiamo il nostro passato
Barletta - giovedì 8 aprile 2010
Sarà che l'eco di certi tristi eventi contrastano con le ben più gloriose baruffe tra francesi e italiani per via di qualche parolina di troppo detta per quel vino rosso Barletta che non mette vincoli alla ragione e alle parole.
Sta di fatto che nella memoria di Barletta e dei barlettani i fatti di quel lontano 14 Marzo 1956 sembrano essere sbiaditi i ricordi e gli spari che costarono la vita a dei civili. Sarà forse che sulle tragedie non si possono costruire manifestazioni di prestigio.
Erano anni che a guardargli con gli occhi con cui guardiamo la crisi economica dei nostri giorni si assomigliano, perché sono tanti i tratti comuni con quel lontano 1956: crisi economica, clima politico incandescente e non solo.
In quei drammatici giorni due braccianti, Giuseppe Dicorato e Giuseppe Spadaro, e l'operaio Giuseppe Lojodice morirono, mentre la sera di quello stesso giorno al Teatro Curci si è poi regolarmente tenuto un concerto del cantante Giacomo Rondinella.
Tutto esaurito, naturalmente.
Il funerale delle prime due vittime fu soltanto civile, pare accertato che invece il secondo funerale, qualche giorno dopo, fu celebrato religiosamente. Il tutto avvenne a seguito di una manifestazione di circa 4.000 donne e braccianti disoccupati che chiedevano un'immediata e non discriminatoria distribuzione di pacchi di viveri e indumenti, già promessi dalla pontificia opera di assistenza, giacenti nei suoi depositi. Seguì l'attacco della polizia al corteo il quale si stava dirigendo verso i depositi sparando sulla folla.
Capire da che parte stiano ragione e torto non è cose facile, perché in certi casi la ragione non esiste quando delle vite umane perdono la vita perché avevano fame, tante e troppe le colpe. Pochi i colpevoli.
Da una parte la Chiesa e su tutti l'allora vicepresidente della P.O.A. (Pontificia Opera Assistenza) Monsignor Francesco Francia, il quale aveva disposizioni ben precise su come distribuire i viveri; dall'altra la politica, dove secondo alcune fonti pare che l'assalto ai depositi della P.O.A. fosse cosa già decisa, nel mezzo le forze dell'ordine. Alla fine, a noi barlettani non interessa scoprire colpe e colpevoli, ma ricordare chi pur di procurare il pane per i propri figli è stato ammazzato.
Anche perché bisogna rammentare come il ruolo di alcuni sacerdoti nella nostra città, su tutti Mons. Raffaele Dimiccoli, è stato di notevole importanza per una città e una popolazione trafitta negli anni da problemi di varia natura.
Sta di fatto che nella memoria di Barletta e dei barlettani i fatti di quel lontano 14 Marzo 1956 sembrano essere sbiaditi i ricordi e gli spari che costarono la vita a dei civili. Sarà forse che sulle tragedie non si possono costruire manifestazioni di prestigio.
Erano anni che a guardargli con gli occhi con cui guardiamo la crisi economica dei nostri giorni si assomigliano, perché sono tanti i tratti comuni con quel lontano 1956: crisi economica, clima politico incandescente e non solo.
In quei drammatici giorni due braccianti, Giuseppe Dicorato e Giuseppe Spadaro, e l'operaio Giuseppe Lojodice morirono, mentre la sera di quello stesso giorno al Teatro Curci si è poi regolarmente tenuto un concerto del cantante Giacomo Rondinella.
Tutto esaurito, naturalmente.
Il funerale delle prime due vittime fu soltanto civile, pare accertato che invece il secondo funerale, qualche giorno dopo, fu celebrato religiosamente. Il tutto avvenne a seguito di una manifestazione di circa 4.000 donne e braccianti disoccupati che chiedevano un'immediata e non discriminatoria distribuzione di pacchi di viveri e indumenti, già promessi dalla pontificia opera di assistenza, giacenti nei suoi depositi. Seguì l'attacco della polizia al corteo il quale si stava dirigendo verso i depositi sparando sulla folla.
Capire da che parte stiano ragione e torto non è cose facile, perché in certi casi la ragione non esiste quando delle vite umane perdono la vita perché avevano fame, tante e troppe le colpe. Pochi i colpevoli.
Da una parte la Chiesa e su tutti l'allora vicepresidente della P.O.A. (Pontificia Opera Assistenza) Monsignor Francesco Francia, il quale aveva disposizioni ben precise su come distribuire i viveri; dall'altra la politica, dove secondo alcune fonti pare che l'assalto ai depositi della P.O.A. fosse cosa già decisa, nel mezzo le forze dell'ordine. Alla fine, a noi barlettani non interessa scoprire colpe e colpevoli, ma ricordare chi pur di procurare il pane per i propri figli è stato ammazzato.
Anche perché bisogna rammentare come il ruolo di alcuni sacerdoti nella nostra città, su tutti Mons. Raffaele Dimiccoli, è stato di notevole importanza per una città e una popolazione trafitta negli anni da problemi di varia natura.