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A Barletta in ginocchio la biblioteca di comunità "Agorà", la lettera di una mamma

Licia Divincenzo, responsabile biblioteca: «Può sembrare una mostruosità, in un momento come questo, preoccuparsi se una biblioteca muore?»

Fuori c'è una girandola colorata. Dentro infinite storie. Una foresta, un castello, una zattera in mezzo al mare: come se fosse una matrioska questo luogo contiene tutti gli scenari possibili. Si accede salendo alcuni scalini, si trova in una viuzza del centro di Barletta, Via Ospedale dei Pellegrini: è l'Agorà, una biblioteca dotata di oltre 8000 libri per bambini e ragazzi da 0 a 14 anni, messi a disposizione gratuitamente. Un progetto coraggioso, da molti considerato folle che oggi è in ginocchio a causa del Coronavirus. Quante le attività a terra, quanti i lavoratori disperati per il presente e futuro. E non c'è alcuna vergogna nel mostrare la vostra sofferenza perché se l'emergenza sanitaria miete ogni giorno numerose vittime, quella economica affosserà le piccole attività e i lavoratori autonomi. E non c'è alcuna vergogna nel mostrare la vostra preoccupazione, anche voi avete una voce.

La signora Sabina, mamma della piccola Raffaella, ha inviato in Redazione una lunga lettera. Parla della scoperta di quel luogo fatto di libri e scaffali ad altezza bimbo e dell'iniziativa intrapresa a favore dell'Agorà. Alcune mamme, infatti, hanno effettuato una donazione volontaria a sostegno della biblioteca comunitaria affinché, al termine delle restrizioni, possa riaprire. È bastato leggere poche righe per capire l'affetto che entrambe: mamma e figlia nutrono nei confronti delle due bibliotecarie: Licia e Michela.

"Giorno dopo giorno scopro attraverso mia figlia le letture che ha fatto, i personaggi che ha incontrato, i paesaggi che ha visto o immaginato, le parole nuove che ha scoperto, le risposte che ha trovato ai suoi mille interrogativi che, spesso, trovano noi genitori inadeguati e colti alla sprovvista. Attraverso mia figlia sento che la Biblioteca Agorà è diventata anche mia e della mia famiglia, praticamente un prolungamento di casa…" In calce troverete l'intera lettera

L'intervista a Licia Divincenzo, responsabile della Biblioteca Agorà


Lo scorso novembre nasce a Barletta la prima biblioteca di comunità. Insieme alla sua socia e compagna di viaggio Michela Blasone avete messo su un'idea ambiziosa, finanziata esclusivamente, organizzando attività e laboratori per i bambini. Cosa vi ha spinte a intraprendere un progetto simile?
«Ci occupiamo, da oltre venti anni, di libri di grande qualità, di letteratura per l'infanzia, di promozione della lettura. Lo facciamo con passione e per passione, perché crediamo da sempre nel grande potere che hanno i libri e la lettura, soprattutto per i bambini e ragazzi. Siamo delle pioniere. Siamo state noi, venti anni fa, quando ancora nella nostra città non esisteva nulla, a creare con le sole nostre forze la prima "Biblioteca dei Ragazzi" ospitata dal VII° Circolo Didattico in Via dei Pini. AGORÀ è stato fin dall'inizio un progetto che ambiva a realizzare un'idea di biblioteca intesa come un vero "bene comune" a disposizione della comunità. Un luogo di incontro, di crescita, di confronto, di condivisione. Un luogo dove sentirsi a casa. Un luogo di dialogo intergenerazionale e multiculturale. Un luogo dove poter nutrire la mente e il cuore. Questo è quello che avevamo cominciato a fare, raccogliendo intorno a noi una piccola, grande comunità di persone, piccoli, grandi, insegnanti, che hanno imparato a conoscerci a seguirci passo dopo passo. Avevano capito cosa volevamo fare non per loro, ma insieme a loro. Non è stato facile andare avanti, non lo è mai per chi si occupa di libri e di lettura».

È arrivato il Coronavirus. Avete chiuso la biblioteca prima ancora che lo imponessero i decreti ministeriali. Come continuate a restare in contatto con i piccoli e le loro famiglie?
«Da più di un mese abbiamo aperto un canale Telegram pubblico, registriamo videoletture che arrivano gratuitamente nelle case dei bambini e delle famiglie. Leggiamo storie bellissime. Diverse insegnanti, anche fuori dalla nostra città, stanno usando le nostre videoletture per farle arrivare ai loro alunni. Ad oggi abbiamo già letto oltre centosessanta storie. Lo facciamo ogni giorno, e i piccoli ne sono felici. Scegliamo per loro quelle storie capaci di spalancare porte e finestre e di lasciare entrare il mondo, la vita. Perché, come diceva Calvino: le storie, le favole sono vere. Scegliamo quelle storie capaci di costruire ponti, di accompagnare i bambini in un viaggio di crescita, di avventure, quelle storie capaci di aprirsi ad orizzonti infiniti, capaci di abbattere i muri, annullare i confini, quelle che aiutano i bambini a trovare il coraggio quando manca, quelle capaci di aiutare a trovare un senso. Quelle storie che consolano, che si prendono cura, che aiutano a guarire, quelle capaci di prendere i bambini per mano e accompagnarli, e aiutarli ad attraversare il bosco di notte. Quelle capaci di nominare le cose, di far nascere le domande giuste, quelle che fanno spalancare gli occhi e la bocca per la meraviglia e riempiono l'anima e il cuore di bellezza».

Fuori quella finestra che futuro vi aspetta?
«Forse non riusciremo più a riaprire perché la verità è questa: da sole non possiamo farcela. Le spese a cui siamo obbligate da contratto e dobbiamo continuare a sostenere, forse ci metteranno definitivamente in ginocchio. Lo siamo già. Come tanti, tantissimi altri, certo. Un po' meno di altri che hanno già perso, certo. Ma questo è. In queste settimane, e di certo anche nelle prossime, arrivano e si susseguono da più parti drammatiche richieste di aiuto: servono viveri e beni di prima necessità per le tante famiglie in difficoltà, servono mascherine, respiratori e tanto altro. Siamo tutti spauriti, angosciati, addolorati. E allora perché noi siamo qui, a parlare di una piccola biblioteca e della sua sorte? Come ci stiamo in mezzo a tutto questo? Con quale coraggio, o quale impudenza?
Potrà sembrare ai più un'assurdità, una forma di sommo egoismo il nostro, stare lì a chiedersi, come ci chiediamo, nonostante tutto, e mettendo in conto tutto, rischi ed incomprensioni, se i libri sono un bene "necessario", "vitale", se le biblioteche, anche quelle più piccole, le librerie sono "presìdi essenziali" in momenti come questi, se la cura dell'anima (perché è anche questo che possono fare i buoni libri) può valere quanto quella delle persone, se non ci hanno già lasciato? Può sembrare una mostruosità, in un momento come questo, preoccuparsi se una biblioteca muore?».

Per chiunque voglia sostenere la biblioteca Agorà, ecco la pagina Facebook dove poter trovare tutte le informazioni utili: https://www.facebook.com/Associazione-Mirabilia-166607066885/
Alcuni mesi fa, in modo del tutto casuale, in via Ospedale dei Pellegrini venni attratta con mia figlia dal vociare allegro di un paio di bambini e da alcuni palloncini colorati legati al portone in legno di un edificio d'epoca.
Percorrendo abitualmente quella strada, sapevo benissimo che, per molto tempo e ancora fino a qualche giorno prima, quel portone era stato serrato.
La mia curiosissima bambina mi trascinò letteralmente là e, varcata la vetrata anch'essa in legno, ci trovammo in un ambiente deliziosamente curato e decorato dove, ordinati su scaffali di legno, facevano mostra di sé migliaia di libri, dalle forme più varie e dai colori più sgargianti, chiaramente destinati ai bambini.
L'accoglienza fu immediatamente cordiale: due donne sorridenti, Licia e Michela, ci invitarono ad entrare in Agorà, in quella che sembrava una nuova libreria per bambini.
Accidenti: conoscendo mia figlia, già immaginavo che, per uscire indenne, senza capricci e mugugni, sarei stata obbligata ad acquistarle almeno un libro. E infatti, in men che non si dica, la mia piccola adorabile peste, impossessatasi immediatamente degli spazi, aveva già afferrato da uno scaffale – rigorosamente ad altezza bimbo – un coloratissimo volume pop up, implorandone l'acquisto!
Inutile descrivere la sua delusione - e nondimeno la mia sorpresa! - quando ci venne detto che non era in vendita, come nessuno degli altri numerosissimi libri!
Ma come? Non si trattava forse di una libreria??
Licia e Michela, con occhi brillanti di passione e con un entusiasmo difficile da nascondere, chiarirono subito l'equivoco: "Agorà" non era una libreria, ma una biblioteca o meglio, dissero con fierezza, una biblioteca di comunità.
Finsi di conoscere tutto sull'argomento, ma in realtà non avevo mai sentito parlare prima di biblioteche di comunità, per cui mi ripromisi la solita consultazione Google.
Licia ci spiegò che tutti quei volumi, come molti altri ancora da esporre, in tutto oltre 8.000 libri, erano completamente a disposizione dei piccoli e giovani lettori
Scoprivo più tardi che Licia e Michela, mettendo a disposizione tutti quei libri di loro proprietà, a dispetto dei diversi pareri familiari, hanno avviato questa personale iniziativa autofinanziandosi, con la prospettiva di coprire le numerose spese offrendo attività didattico-laboratoriali ai bambini - sempre molto ben "pensate" e ottimamente realizzate - solo perché animate da una "insana" passione per i libri, la lettura, la cultura….
Ebbene, già dopo pochi giorni la biblioteca Agorà è diventata il "posto del cuore" di mia figlia, uno spazio fisico e mentale aperto, libero, accessibile, un crocevia di condivisioni e di esperienze con altri bambini. Licia e Michela li accolgono con dolcezza e, assecondandone i gusti, li guidano tra le migliaia di libri in modo encomiabilmente professionale ma sempre con il cuore, come ogni mamma farebbe per i propri figli, tanto da trasmettere loro l'amore per la lettura.
Non ho dovuto consultare Google per comprendere il significato di una Biblioteca di Comunità. L'ho scoperto nel legame di reciproca appartenenza sviluppato da mia figlia. Agorà le appartiene, la sente propria e da Agorà si sente attesa e accolta: insomma è la sua biblioteca.
Giorno dopo giorno scopro in mia figlia le letture che ha fatto, i personaggi che ha incontrato, i paesaggi che ha visto o immaginato, le parole nuove che ha scoperto, le risposte che ha trovato ai suoi mille interrogativi che, spesso, trovano noi genitori inadeguati e colti alla sprovvista. Attraverso mia figlia sento che la Biblioteca Agorà è diventata anche mia e della mia famiglia, praticamente un prolungamento di casa…
Che fantastica scoperta è stata Agorà: l'amore di due donne per la lettura e per i libri messo al servizio di un quartiere, di una città, di un territorio.
Tutti dovrebbero provare questa esperienza di comunità.
Ma oggi anche la Biblioteca Agorà deve fare i conti con il covid-19.
Anche Licia e Michela, con profondo senso di responsabilità nei confronti dei loro piccoli lettori, hanno chiuso la loro biblioteca prima ancora che i decreti lo imponessero.
Eppure, Agorà non ha mai lasciato i nostri figli: Licia e Michela, senza alcuna invadenza, senza clamore e pubblicità, in punta di piedi, continuando a trasmettere il loro amore per i libri, hanno avviato e proposto un canale Telegram, libero, sul quale propongono, sempre gratuitamente, la lettura.
Mettendoci la voce, la passione di sempre e i propri stessi libri affiancano i nostri bambini, aiutando anche noi genitori in questo momento assai particolare.
La scelta dei testi proposti non è mai casuale ma sempre mirabile e straordinariamente attenta a quanto anche i bambini stanno vivendo, con l'intento di accompagnarli in questa esperienza che, anche alla gran parte di noi adulti, lascia tutt'oggi un senso di sgomento e incredulità.
Cito tra tutti il libro che mi ha colpito il cuore: "Federico" di Leo Lionni…. Provate a leggerlo o ad ascoltarlo sul canale Telegram e capirete il livello di sensibilità e la delicatezza di Licia e Michela.
Tuttavia, giorno dopo giorno mi chiedo quale sarà il futuro della Biblioteca per bambini Agorà. Riuscirà a riaprire i battenti o il virus ci poterà via anche questo piccolo immenso tesoro, privando moltissimi bambini della possibilità di provare questa esperienza?
Alcune mamme del gruppo dei piccoli lettori hanno già offerto un loro contributo volontario, condividendo l'idea che ogni biblioteca è un bene prezioso da preservare.
Ma Agorà è biblioteca di comunità, al servizio dei nostri figli, allora perché non dare a ciascuno la possibilità partecipare a questo progetto e di farsi carico della propria biblioteca?
Da mamma, ho pensato di parlare al cuore di tantissimi altri genitori: sappiamo fare tanto per i nostri figli, anche nelle infinite difficoltà della vita. Allora perché non provare a preservare un bene che ci è stato offerto da queste due folli sognatrici e che, dunque, appartiene alla nostra comunità?
La biblioteca Agorà è una incredibile occasione per i nostri figli e ciascun bambino deve avere la possibilità di farne tesoro, quando Agorà riaprirà le sue porte alla comunità.
Salviamo la "nostra" Biblioteca Agorà!

Sabina, mamma di Raffaella
3 fotoIn ginocchio la Biblioteca di comunità di Barletta
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