Dialogo/Nonna Raffaella e Mia Madre - Nunzio Quarto
Dialogo/Nonna Raffaella e Mia Madre - Nunzio Quarto
La città

83 anni dalla nascita dell'artista barlettano Nunzio Quarto

Una riflessione del prof. Giuseppe Lagrasta sull'opera “Dialogo/Nonna Raffaella e Mia Madre”

In occasione dell'ottantatreesimo compleanno dell'artista barlettano (8 settembre 2024), il professore Giuseppe Lagrasta offre una riflessione su un'opera di Nunzio Quarto, "Dialogo/Nonna Raffaella e Mia Madre", Olio su tela, cm 100 per 70, 1965-1966

Stanze di vita quotidiana e i dialoghi mancati

La busta da lettera depositata sulla sedia accanto al letto è aperta e manca il foglio della lettera inviata, forse già letta, forse stracciata oppure lettera rubata? La busta è vuota mentre una donna, la nonna, forse malata o a letto per un malanno qualsiasi sostiene lo sguardo fisso nel vuoto. Non guarda la figlia (madre del narratore-pittore), che siede accanto al letto, le mani conserte, forse chiuse, con uno sguardo pensieroso o forse imbronciato per le notizie ricevute. Tra la nonna e la madre del mittente o dell'artista si è stabilito un muto osservarsi, senza discutere, senza darsi voce sulle notizie arrivate con quella lettera inaspettata.
La busta da lettera posata sulla sedia, quasi poggiata lì per caso, senza peso, offre all'osservatore la possibilità di scoprire attraverso l'opera di Nunzio Quarto quanto sia difficile instaurare un dialogo familiare, come per esempio, in questo caso, tra madre e figlia. E la relazione fredda e impietosa che si scorge "leggendo" l'opera dell'artista barlettano consente di scrutare i vissuti che abitano tra le mura domestiche. La prima parola è la più difficile da trovare in momenti sconcertanti dopo l'arrivo di una lettera che comunica notizie imprevedibili.
La narrazione quindi si amplia, in quanto i piani dei soggetti, delle circostanze e delle coincidenze si manifestano in quel momento cruciale e chiedono una nuova condizione umana e relazionale per raccontare ciò che accade. E l'artista sulla tela, si racconta e racconta gli eventi cruciali mediante il colore che assegna ai suoi oggetti e soggetti narrativi.
E la storia si fa intrigante osservando la tela " Dialogo/Nonna Raffaella e Mia Madre, Olio su tela, cm 100 per 70, 1965-1966", (Nunzio Quarto, La città nel sole, Lalli Editore, Poggibonsi, 2003) che racconta reazioni incompiute, disagi interiori che gli occhi, soltanto gli occhi sanno comunicare. Perché? - ci chiediamo - Conta ciò che le notizie narrano in quella lettera imprevista?
Gli osservatori possono immaginare un tentativo di dialogo ma è difficile stabilire le notazioni di un colloquio. Una stanza e due quadri appesi alle pareti; il primo rappresenta San Michele Arcangelo, un santo che combatte e vince il male. Nel secondo vi è una immagine non troppo nitida che lascia supporre che rappresenti una santa, che lotta per la verità e per il bene dei poveri. Sono ipotesi che rileviamo dalle figurazioni e dalla tavolozza dei colori di Nunzio Quarto, che attraverso quest'opera dimostra una maturità artistica che sfida gli estremi della vita e della sorte, vita quotidiana scompaginata da notizie poco serene, inquiete e cariche di cattivi pensieri.
È questa la storia di un'opera che si può leggere a diversi livelli: a) scoprire l'intreccio narrativo delle figure in scena che raccontano di luoghi, persone e memoria; b) annotare il contesto di storie di vita quotidiana consumate tra dolore e ragione, necessità e disperazione, silenzi e ansia; c) indovinare la sagoma della figura amara che ogni notte appare tra le tenebre della stanza notturna e decifrare le parole di un dialogo frammentario e forse divinatorio; d) scorgere nella forma del desiderio il mondo cupo e irreversibile della povertà che induce i figli ad essere cittadini migranti della Terra per sfuggire al sentimento della sconfitta e del fallimento; e) riflettere sulla funzione del dialogo in un mondo complesso dove la vita accelerata ha ridimensionato il senso dello stare insieme e del comunicare.
Il teatro della memoria e la stanza di vita quotidiana che rappresenta il dialogo e il non dialogo tra familiari, provoca lo sguardo e il sentimento degli occhi che parlano ma non c'è voce; non dialogo, non parole, non voce, ma il racconto di Nunzio Quarto, fa dialogare i corpi, gli occhi e gli sguardi, le braccia e le mani e i volti tra loro dimidiati. E' decisivo il gesto artistico di Nunzio Quarto nel disegnare un luogo misterioso dove raccogliere le figure della vita quotidiana senza desideri, ma con la prospettiva di indicare nuovi luoghi, nuovi spazi della memoria dove depositare i materiali dell'esistenza.
Stanze di vita quotidiana che ricordano il Sud degli anni Sessanta quando i giocattoli erano fatti d'argilla e nel futuro palcoscenico della vita già affiorava l'alfabeto dei giorni consumati tra le povere strade cittadine, mentre l'idea di partire lontano e di viaggiare prospettava paesaggi ostili, suburbi senza fuga tra cieli offuscati e binari tronchi.

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