Territorio
75° anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, l'ANPI BAT presente a Roma
Presidente Tarantino: «Avvertiamo il dovere di coltivare la memoria dei nostri conterranei e della loro battaglia in difesa della libertà»
Barletta - martedì 26 marzo 2019
Comunicato Stampa
«Il 24 marzo 1944, a Roma, si consumò il più sanguinoso eccidio nazista in una capitale europea: nelle antiche cave di pozzolana sulla Via Ardeatina, i nazisti uccisero 335 italiani con un colpo di pistola alla nuca. Fu un'azione punitiva, voluta da Hitler a seguito dell'attentato di Via Rasella e prontamente eseguita dal comandante dei servizi di sicurezza tedeschi a Roma, il tenente colonnello delle SS Herbert Kappler e dal generale Kurt Malzer, comandante delle forze armate della Wermacht dislocate nella capitale italiana - riporta la nota stampa a firma di Roberto Tarantino, Presidente dell'ANPI BAT».
«A lungo si è discusso e si è polemizzato sull'attentato di Via Rasella e sulla possibilità che i partigiani gappisti avrebbero avuto di evitare l'eccidio, qualora si fossero consegnati e autodenunciati. La ricerca storica ha, però, restituito attraverso documenti e testimonianze, una verità che dovrebbe aver eliminato ogni dubbio e messo fine a ogni polemica: nessun annuncio della rappresaglia venne affisso sui muri di Roma, né venne fatta alcuna richiesta di consegnarsi, agli autori dell'attentato. La rappresaglia venne portata avanti rapidamente e in segreto, e l'annuncio venne dato, dal comando tedesco, soltanto alle ore 22,55 del 24 marzo 1944, a eccidio compiuto, con il comunicato dell'avvenuta rappresaglia contro i comunisti-badogliani: "Nel pomeriggio del 23 marzo 1944, elementi criminali hanno eseguito un attentato con lancio di bomba contro una colonna tedesca di Polizia in transito per Via Rasella. Il Comando tedesco, perciò, ha ordinato che per ogni tedesco ammazzato dieci criminali comunisti saranno fucilati. Quest'ordine è già stato eseguito".
Tra le 335 vittime, ben 19 erano pugliesi. La loro presenza ci racconta una pagina della Storia della nostra terra: quella dell'emigrazione. Negli anni Venti e Trenta, tanti meridionali furono costretti a lasciare le proprie città e – spesso – le famiglie, alla ricerca di un lavoro. Fra di loro, don Pietro Pappagallo, di Terlizzi; Gioacchino Gesmundo, sempre di Terlizzi, l'ebanista Gaetano Lavecchia, di Barletta; il cantante lirico foggiano Nicola Ugo Stame, Giuseppe Lotti e Vincenzo Saccotelli, artigiani di Andria. Oggi più che mai avvertiamo il dovere di coltivare la memoria di questi nostri conterranei e della loro battaglia in difesa della libertà e per la costruzione di una nuova nazione democratica fondata sui valori dell'eguaglianza e della solidarietà.
Con questo spirito e con questa volontà una delegazione dell'ANPI BAT ha partecipato alla cerimonia per il 75° anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. C'era il Gonfalone di Barletta, c'era il presidente del Consiglio comunale in rappresentanza della nostra Amministrazione, c'erano le più alte cariche dello Stato; c'erano le autorità militari e religiose, c'erano tanti cittadini, c'erano le scolaresche, c'erano le bandiere, i medagliere e i labari delle associazioni, c'erano i partigiani con i capelli bianchi e i fazzoletti tricolori dell'ANPI al collo, c'era tanto sole... Non c'è stato l'inno nazionale e non c'è stata Bella ciao. Chissà perché. A noi sono mancati».
«A lungo si è discusso e si è polemizzato sull'attentato di Via Rasella e sulla possibilità che i partigiani gappisti avrebbero avuto di evitare l'eccidio, qualora si fossero consegnati e autodenunciati. La ricerca storica ha, però, restituito attraverso documenti e testimonianze, una verità che dovrebbe aver eliminato ogni dubbio e messo fine a ogni polemica: nessun annuncio della rappresaglia venne affisso sui muri di Roma, né venne fatta alcuna richiesta di consegnarsi, agli autori dell'attentato. La rappresaglia venne portata avanti rapidamente e in segreto, e l'annuncio venne dato, dal comando tedesco, soltanto alle ore 22,55 del 24 marzo 1944, a eccidio compiuto, con il comunicato dell'avvenuta rappresaglia contro i comunisti-badogliani: "Nel pomeriggio del 23 marzo 1944, elementi criminali hanno eseguito un attentato con lancio di bomba contro una colonna tedesca di Polizia in transito per Via Rasella. Il Comando tedesco, perciò, ha ordinato che per ogni tedesco ammazzato dieci criminali comunisti saranno fucilati. Quest'ordine è già stato eseguito".
Tra le 335 vittime, ben 19 erano pugliesi. La loro presenza ci racconta una pagina della Storia della nostra terra: quella dell'emigrazione. Negli anni Venti e Trenta, tanti meridionali furono costretti a lasciare le proprie città e – spesso – le famiglie, alla ricerca di un lavoro. Fra di loro, don Pietro Pappagallo, di Terlizzi; Gioacchino Gesmundo, sempre di Terlizzi, l'ebanista Gaetano Lavecchia, di Barletta; il cantante lirico foggiano Nicola Ugo Stame, Giuseppe Lotti e Vincenzo Saccotelli, artigiani di Andria. Oggi più che mai avvertiamo il dovere di coltivare la memoria di questi nostri conterranei e della loro battaglia in difesa della libertà e per la costruzione di una nuova nazione democratica fondata sui valori dell'eguaglianza e della solidarietà.
Con questo spirito e con questa volontà una delegazione dell'ANPI BAT ha partecipato alla cerimonia per il 75° anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. C'era il Gonfalone di Barletta, c'era il presidente del Consiglio comunale in rappresentanza della nostra Amministrazione, c'erano le più alte cariche dello Stato; c'erano le autorità militari e religiose, c'erano tanti cittadini, c'erano le scolaresche, c'erano le bandiere, i medagliere e i labari delle associazioni, c'erano i partigiani con i capelli bianchi e i fazzoletti tricolori dell'ANPI al collo, c'era tanto sole... Non c'è stato l'inno nazionale e non c'è stata Bella ciao. Chissà perché. A noi sono mancati».