«Senza sport muore il futuro», la voce della protesta dei tifosi biancorossi
Una stagione raccontata da un appassionato barlettano
martedì 24 gennaio 2017
19.50
iReport
«Gli strateghi della nostra amata società di calcio devono aver frequentato certamente qualche ottima accademia militare, pensando che la truppa, i tifosi in questo caso, rispondesse agli ordini senza discussione, spostando l'obiettivo e l'attenzione dal calcio giocato - mai come quest'anno malissimo - e dagli assetti societari alla questione strutture sportive. Sono un semplice cittadino che vuole intervenire con il proprio pensiero sulla manifestazione che si è svolta domenica.
Il problema strutture sportive nella nostra amata Barletta è diventato un gravissimo problema e sarebbe da stupidi dire il contrario com'è altrettanto sacrosanto il diritto a protestare e ad esprimere il proprio dissenso pubblicamente. Ma la tempistica della lodevole manifestazione "Senza sport muore il futuro" ha da subito destato in me delle perplessità, soprattutto perché a promuoverla e a sostenerla insieme ai gruppi organizzati ultras, è la stessa società che piuttosto che dare spiegazioni circa la gestione nevrotica, scellerata e scriteriata di quest'anno calcistico - a partire dalla conferenza stampa di dicembre in cui si prefissava come obiettivo stagionale il raggiungimento dei playoff con una campagna acquisti utile alla causa - i cui risultati pessimi e disastrosi, comprese cessioni ed acquisti di calciatori sono tristemente noti e sotto gli occhi di tutti. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di ripercorrere le tappe di questo stagione.
Si parte a luglio quindi in perfetta linea con i tempi e con l'intento di vincere il campionato: si ingaggia pertanto uno dei direttori sportivi più quotati del campionato per cercare di raggiungere i playoff. Operazione che evidentemente provoca uno scossone in Società con le dimissioni del presidente Pollidori. La prima mossa del nuovo D.S. è l'ingaggio del nuovo allenatore, Sergio La Cava. L'avvento dell'allenatore campano è l'inizio di una serie di eventi che lasciano l'amaro in bocca ad alcuni tifosi e conoscitori di calcio. Il calciomercato poi comincia con la riconferma di pochi calciatori della scorsa stagione che così bene avevano fatto raggiungendo la finale dei playoff regionali la scorsa stagione. Restano a Barletta i soli Loiodice, Zingrillo, Sguera e Cormio per far spazio a calciatori che avevano giocato poco nelle scorse stagioni e la maggior parte ex calciatori di Bisceglie e Fidelis Andria, ex squadre del direttore sportivo. Poi per addolcire la piazza arriva anche l'ingaggio di Di Rito che sembra riaccendere l'entusiasmo della tifoseria. Si parte in ritiro a luglio con una squadra ancora incompleta e molto da perfezionare nel reparto degli under.
La Cava dimostra subito che qualcosa non va non provando neanche nelle gare amichevoli i calciatori della primavera a sua disposizione. Qualche tifoso comincia a rumoreggiare ma il Direttore Sportivo risponde ai malumori dei tifosi sui social piuttosto che concentrarsi sulla campagna di rafforzamento. La squadra torna dal ritiro e nel frattempo la Società spinge per ottenere l'agibilità del Manzi Chiapulin con l'Amministrazione Comunale che consapevole del disagio decide in un periodo di spending review di mettere "mano al portafoglio" e spendere qualche centinaio di migliaia di euro per mettere a disposizione della prima squadra calcistica cittadina, molto ambiziosa, la struttura di Via dei Mandorli.
Intanto i risultati in amichevole continuano a non arrivare e così a pochi giorni dall'inizio della stagione arriva inaspettatamente l'esonero di La Cava sostituito da Francesco Bitetto. E' il segnale inequivocabile che i tifosi avevano ragione. Intanto comincia anche il campionato con la squadra che non brilla e che subisce la prima sconfitta all'esordio a Casarano.
E' il prologo di una stagione horror che si prepara per i tifosi biancorossi con l'unica eccezione della vittoria interna con l'Audace Cerignola che fa innamorare la dirigenza ofantina dei calciatori di spicco del Barletta, Loiodice e Di Rito, che da quel momento tireranno indietro la gamba per preservarsi in vista del loro approdo a dicembre agli ordini di Mister Farina. Nel frattempo tutti i calciatori appaiono svogliati, quasi in balia di loro stessi e l'ambiente sembra cominciare a scricchiolare. Tanto che, già a novembre, arriva il terzo tecnico sulla panchina biancorossa: Pizzulli torna a sedere sulla ormai scottante panca barlettana ereditando una squadra che non corre, piena di squalifiche e di problemi quasi insormontabili.
Tutto risolvibile secondo la Società di Via Cavour che promette di rilanciare a dicembre per provare a vincere il campionato. Ma la situazione non migliora neanche con l'arrivo del nuovo tecnico e le prime operazioni del mercato di dicembre sono le rescissioni di Loiodice e Di Rito che approdano a Cerignola e gli addii di Ola, Diouf, Pellecchia, Bartolo Lorusso, Pizzutelli e Santoro rimpiazzati dai soli arrivi di Addario, Monopoli, Lavopa e Faccini. La società indice una conferenza stampa che dovrebbe servire a calmare gli umori della piazza.
Durante la conferenza si capisce subito che si parla di una società troppo disorganizzata in quanto durante l'evento ogni socio smentisce l'altro, cercando di addossare la colpa dei risultati scadenti all'indisponibilità dello Stadio "Puttilli" ma una cosa è chiara: la squadra sarà rinforzata entro la fine del mercato dicembrino.
Si sa poi com'è andata a finire: non è arrivato alcun calciatore di peso e le sconfitte a ripetizione ne sono la logica conseguenza. Era chiaro durante la conferenza stampa che non c'era voglia di investire ma mi chiedo: perché promettere la promozione in serie D? Perché effettuare un ritiro pre-stagionale in una località lontana da Barletta quando la disponibilità economica era limitata? Perché non parlare chiaramente alla piazza dicendo che si è ridimensionato il tutto?
Intanto De Santis, responsabile del mercato, resta al suo posto e d'accordo con la tifoseria organizzata si indice la manifestazione "Senza sport muore il futuro" forse più per cercare di distogliere l'attenzione dagli scadenti risultanti sportivi che per il futuro della Società biancorossa. Per carità, appare comunque deprimente che una città come Barletta non abbia uno stadio degno di tale nome da decenni e che i lavori allo Stadio "Puttilli" durino da troppo tempo.
Pensare che il Barletta con poche risorse economiche e col Puttilli avrebbe sicuramente avuto risultati migliori, sarebbe da folli. Nel frattempo i tifosi abbonati vengono sempre bistrattati e coloro che avevano dato fiducia alla società pagando un minimo di 100 euro, non ricevono alcun benefit. Inoltre la società decide, forse per riempire le tribune, di abbassare il costo del tagliando a 2 euro.
In conclusione, sembrerebbe lampante l'improvvisazione di questa società che dal giorno successivo alla manifestazione sembrerebbe non avere la minima idea di come affrontare la tematica nei mesi a seguire, sottolineando l'inesistenza di un proprio programma sull'impiantistica sportiva e sul "Puttilli" nel caso specifico. Chiaramente fino a prova contraria.
Per questo motivo con i veri tifosi il "falso obiettivo" non serve, o meglio, si faccia la manifestazione ma il giorno dopo la società comunichi a tutti i tifosi, che ancora credono in squadra e blasone, sulle progettualità collegate all'impiantistica sportiva e alla squadra stessa, diversamente ci sembrerebbe di essere presi ulteriormente in giro».
Pasquale Lattanzio
Il problema strutture sportive nella nostra amata Barletta è diventato un gravissimo problema e sarebbe da stupidi dire il contrario com'è altrettanto sacrosanto il diritto a protestare e ad esprimere il proprio dissenso pubblicamente. Ma la tempistica della lodevole manifestazione "Senza sport muore il futuro" ha da subito destato in me delle perplessità, soprattutto perché a promuoverla e a sostenerla insieme ai gruppi organizzati ultras, è la stessa società che piuttosto che dare spiegazioni circa la gestione nevrotica, scellerata e scriteriata di quest'anno calcistico - a partire dalla conferenza stampa di dicembre in cui si prefissava come obiettivo stagionale il raggiungimento dei playoff con una campagna acquisti utile alla causa - i cui risultati pessimi e disastrosi, comprese cessioni ed acquisti di calciatori sono tristemente noti e sotto gli occhi di tutti. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di ripercorrere le tappe di questo stagione.
Si parte a luglio quindi in perfetta linea con i tempi e con l'intento di vincere il campionato: si ingaggia pertanto uno dei direttori sportivi più quotati del campionato per cercare di raggiungere i playoff. Operazione che evidentemente provoca uno scossone in Società con le dimissioni del presidente Pollidori. La prima mossa del nuovo D.S. è l'ingaggio del nuovo allenatore, Sergio La Cava. L'avvento dell'allenatore campano è l'inizio di una serie di eventi che lasciano l'amaro in bocca ad alcuni tifosi e conoscitori di calcio. Il calciomercato poi comincia con la riconferma di pochi calciatori della scorsa stagione che così bene avevano fatto raggiungendo la finale dei playoff regionali la scorsa stagione. Restano a Barletta i soli Loiodice, Zingrillo, Sguera e Cormio per far spazio a calciatori che avevano giocato poco nelle scorse stagioni e la maggior parte ex calciatori di Bisceglie e Fidelis Andria, ex squadre del direttore sportivo. Poi per addolcire la piazza arriva anche l'ingaggio di Di Rito che sembra riaccendere l'entusiasmo della tifoseria. Si parte in ritiro a luglio con una squadra ancora incompleta e molto da perfezionare nel reparto degli under.
La Cava dimostra subito che qualcosa non va non provando neanche nelle gare amichevoli i calciatori della primavera a sua disposizione. Qualche tifoso comincia a rumoreggiare ma il Direttore Sportivo risponde ai malumori dei tifosi sui social piuttosto che concentrarsi sulla campagna di rafforzamento. La squadra torna dal ritiro e nel frattempo la Società spinge per ottenere l'agibilità del Manzi Chiapulin con l'Amministrazione Comunale che consapevole del disagio decide in un periodo di spending review di mettere "mano al portafoglio" e spendere qualche centinaio di migliaia di euro per mettere a disposizione della prima squadra calcistica cittadina, molto ambiziosa, la struttura di Via dei Mandorli.
Intanto i risultati in amichevole continuano a non arrivare e così a pochi giorni dall'inizio della stagione arriva inaspettatamente l'esonero di La Cava sostituito da Francesco Bitetto. E' il segnale inequivocabile che i tifosi avevano ragione. Intanto comincia anche il campionato con la squadra che non brilla e che subisce la prima sconfitta all'esordio a Casarano.
E' il prologo di una stagione horror che si prepara per i tifosi biancorossi con l'unica eccezione della vittoria interna con l'Audace Cerignola che fa innamorare la dirigenza ofantina dei calciatori di spicco del Barletta, Loiodice e Di Rito, che da quel momento tireranno indietro la gamba per preservarsi in vista del loro approdo a dicembre agli ordini di Mister Farina. Nel frattempo tutti i calciatori appaiono svogliati, quasi in balia di loro stessi e l'ambiente sembra cominciare a scricchiolare. Tanto che, già a novembre, arriva il terzo tecnico sulla panchina biancorossa: Pizzulli torna a sedere sulla ormai scottante panca barlettana ereditando una squadra che non corre, piena di squalifiche e di problemi quasi insormontabili.
Tutto risolvibile secondo la Società di Via Cavour che promette di rilanciare a dicembre per provare a vincere il campionato. Ma la situazione non migliora neanche con l'arrivo del nuovo tecnico e le prime operazioni del mercato di dicembre sono le rescissioni di Loiodice e Di Rito che approdano a Cerignola e gli addii di Ola, Diouf, Pellecchia, Bartolo Lorusso, Pizzutelli e Santoro rimpiazzati dai soli arrivi di Addario, Monopoli, Lavopa e Faccini. La società indice una conferenza stampa che dovrebbe servire a calmare gli umori della piazza.
Durante la conferenza si capisce subito che si parla di una società troppo disorganizzata in quanto durante l'evento ogni socio smentisce l'altro, cercando di addossare la colpa dei risultati scadenti all'indisponibilità dello Stadio "Puttilli" ma una cosa è chiara: la squadra sarà rinforzata entro la fine del mercato dicembrino.
Si sa poi com'è andata a finire: non è arrivato alcun calciatore di peso e le sconfitte a ripetizione ne sono la logica conseguenza. Era chiaro durante la conferenza stampa che non c'era voglia di investire ma mi chiedo: perché promettere la promozione in serie D? Perché effettuare un ritiro pre-stagionale in una località lontana da Barletta quando la disponibilità economica era limitata? Perché non parlare chiaramente alla piazza dicendo che si è ridimensionato il tutto?
Intanto De Santis, responsabile del mercato, resta al suo posto e d'accordo con la tifoseria organizzata si indice la manifestazione "Senza sport muore il futuro" forse più per cercare di distogliere l'attenzione dagli scadenti risultanti sportivi che per il futuro della Società biancorossa. Per carità, appare comunque deprimente che una città come Barletta non abbia uno stadio degno di tale nome da decenni e che i lavori allo Stadio "Puttilli" durino da troppo tempo.
Pensare che il Barletta con poche risorse economiche e col Puttilli avrebbe sicuramente avuto risultati migliori, sarebbe da folli. Nel frattempo i tifosi abbonati vengono sempre bistrattati e coloro che avevano dato fiducia alla società pagando un minimo di 100 euro, non ricevono alcun benefit. Inoltre la società decide, forse per riempire le tribune, di abbassare il costo del tagliando a 2 euro.
In conclusione, sembrerebbe lampante l'improvvisazione di questa società che dal giorno successivo alla manifestazione sembrerebbe non avere la minima idea di come affrontare la tematica nei mesi a seguire, sottolineando l'inesistenza di un proprio programma sull'impiantistica sportiva e sul "Puttilli" nel caso specifico. Chiaramente fino a prova contraria.
Per questo motivo con i veri tifosi il "falso obiettivo" non serve, o meglio, si faccia la manifestazione ma il giorno dopo la società comunichi a tutti i tifosi, che ancora credono in squadra e blasone, sulle progettualità collegate all'impiantistica sportiva e alla squadra stessa, diversamente ci sembrerebbe di essere presi ulteriormente in giro».
Pasquale Lattanzio