La malasanità non è solo «lasciare una garza nell’addome di un paziente»
Mio figlio ha bisogno della protesi ma il dottore è in ferie
venerdì 1 giugno 2012
iReport
La malasanità non è solo "lasciare una garza nell'addome di un paziente", non è solo "diagnosticare una malattia per un'altra o non diagnosticarla proprio": più in generale può essere definita come "il non fare il proprio dovere in ambito sanitario" e non è detto che tanto più da tale atto dipenda la vita delle persone tanto più debba destare scalpore a salire agli onori della cronaca.
Stamane, con tutta fretta, dopo aver espletato i miei obblighi e doveri di lavoratore dipendente, mi precipito per ritirare presso la ASL di Barletta (ex ospedale Umberto I) negli uffici Protesici per poter ritirare una importante pratica per una protesi per mio figlio (era stato lo stesso ufficio ad indicarmi la data): ore 11:55 parcheggio dinanzi al gabbiotto della sorveglianza (lo testimonia il grattino erogato) e, tempo 35-40 secondi sono già dietro la porta N. 1 dell'ufficio Protesi: busso, nessuno mi risponde, tento di aprirla, ma è chiusa: leggo attentamente gli orari di ricevimento e, a parte il mercoledì (chiuso per espletare il loro lavoro burocratico), leggo con sorpresa che gli uffici sono aperti dalle 09:30 fino alle 12:00: quindi sono ancora in tempo: ribusso, ma niente! Provo allora a bussare alle altre 4 porte, ma mi si apre solo l'ultima porta in cui, una dipendente, mi consiglia di bussare alla prima: le riferisco del mio tentativo precedente non andato a buon fine e lei, chiudendosi nelle spalle e confermandomi che non sono ancora le 12:00 in punto, si giustifica evidenziandomi "che lei invece era ancora aperta al pubblico". Stizzito di questa situazione, dopo un altro giro di "bussate" attendo dinanzi alla porta principale, perché volevo spiegazioni sulla chiusura: sono le 12:15 circa quando la famosa signora precedente, in compagnia di un'altra collega, scende dagli scalini del reparto (sorprendendosi ancora della mia presenza) con in mano un portamonete e chiedendo alla collega accompagnatrice se uscire dal retro o dall'ingresso principale (immagino fosse giunto un altro break caffè o similare, la giornata immagino fosse stata veramente molto dura, era giunto il momento di staccare dalla loro vitaccia di lavoratori e per giunta fuori dallo stabile di lavoro).
Attendo, non mi arrendo e finalmente una dipendente di altro reparto bussa alla porta n. 2 con la mossa magica: bussa e nel contempo nomina il nome della collega chiusa nell'ufficio: per magia la porta si apre e viene consegnato un certificato di cui ignoro la natura: è in questo momento che mi presento e faccio presente alla dipendente dell'ufficio protesico che nonostante fossi in anticipo (seppur di minuti) rispetto alle ore 12:00 non avevo potuto usufruire di un servizio legittimo e nella fattispecie il ritiro del documento di cui sopra presentato il giorno 24 Maggio scorso: la dipendente mi dice di aver chiuso la porta ben oltre le 12:00 (!) e, dopo un breve battibecco le chiedo se comunque la pratica era stata completata; mi chiede di aspettare e che avrebbe verificato e qui c'è il "top surreale" della situazione: esce dicendomi che la pratica non era stata ancora completata (sarei curioso di vedere quali difficoltà ci sarebbero nella compilazione di tale documento) in quanto "il dott. *** ha portato tutte le pratiche nel suo ufficio e, essendo in ferie fino a domani, la pratica stessa non potrà essere evasa fino a lunedì prossimo 4 giugno": le domande sorgono spontanee: ma come, quando un responsabile va in ferie non avvengono le consegne di tutto ciò che potrebbe servire durante la sua assenza? Per caso il dott. *** sta gestendo casa sua? È mai possibile che si lavori con questa superficialità in un ambito così delicato soprattutto medico? Ma soprattutto cosa dovrò dire a mio figlio che ha bisogno di quella protesi, che il dott. *** è in ferie?
Sconcertato di questa situazione surreale, chiedo alla Direzione Generale ASL BAT/1 di vigilare su simili situazioni e che vengano presi i giusti provvedimenti per ristabilire, anche in futuro, quei diritti ai quali noi cittadini non possiamo e non dobbiamo rinunciare, ma soprattutto per ristabilire il normale senso deontologico e del dovere da parte dei dipendenti della asl uff. protesi.
Un cittadino barlettano!
Stamane, con tutta fretta, dopo aver espletato i miei obblighi e doveri di lavoratore dipendente, mi precipito per ritirare presso la ASL di Barletta (ex ospedale Umberto I) negli uffici Protesici per poter ritirare una importante pratica per una protesi per mio figlio (era stato lo stesso ufficio ad indicarmi la data): ore 11:55 parcheggio dinanzi al gabbiotto della sorveglianza (lo testimonia il grattino erogato) e, tempo 35-40 secondi sono già dietro la porta N. 1 dell'ufficio Protesi: busso, nessuno mi risponde, tento di aprirla, ma è chiusa: leggo attentamente gli orari di ricevimento e, a parte il mercoledì (chiuso per espletare il loro lavoro burocratico), leggo con sorpresa che gli uffici sono aperti dalle 09:30 fino alle 12:00: quindi sono ancora in tempo: ribusso, ma niente! Provo allora a bussare alle altre 4 porte, ma mi si apre solo l'ultima porta in cui, una dipendente, mi consiglia di bussare alla prima: le riferisco del mio tentativo precedente non andato a buon fine e lei, chiudendosi nelle spalle e confermandomi che non sono ancora le 12:00 in punto, si giustifica evidenziandomi "che lei invece era ancora aperta al pubblico". Stizzito di questa situazione, dopo un altro giro di "bussate" attendo dinanzi alla porta principale, perché volevo spiegazioni sulla chiusura: sono le 12:15 circa quando la famosa signora precedente, in compagnia di un'altra collega, scende dagli scalini del reparto (sorprendendosi ancora della mia presenza) con in mano un portamonete e chiedendo alla collega accompagnatrice se uscire dal retro o dall'ingresso principale (immagino fosse giunto un altro break caffè o similare, la giornata immagino fosse stata veramente molto dura, era giunto il momento di staccare dalla loro vitaccia di lavoratori e per giunta fuori dallo stabile di lavoro).
Attendo, non mi arrendo e finalmente una dipendente di altro reparto bussa alla porta n. 2 con la mossa magica: bussa e nel contempo nomina il nome della collega chiusa nell'ufficio: per magia la porta si apre e viene consegnato un certificato di cui ignoro la natura: è in questo momento che mi presento e faccio presente alla dipendente dell'ufficio protesico che nonostante fossi in anticipo (seppur di minuti) rispetto alle ore 12:00 non avevo potuto usufruire di un servizio legittimo e nella fattispecie il ritiro del documento di cui sopra presentato il giorno 24 Maggio scorso: la dipendente mi dice di aver chiuso la porta ben oltre le 12:00 (!) e, dopo un breve battibecco le chiedo se comunque la pratica era stata completata; mi chiede di aspettare e che avrebbe verificato e qui c'è il "top surreale" della situazione: esce dicendomi che la pratica non era stata ancora completata (sarei curioso di vedere quali difficoltà ci sarebbero nella compilazione di tale documento) in quanto "il dott. *** ha portato tutte le pratiche nel suo ufficio e, essendo in ferie fino a domani, la pratica stessa non potrà essere evasa fino a lunedì prossimo 4 giugno": le domande sorgono spontanee: ma come, quando un responsabile va in ferie non avvengono le consegne di tutto ciò che potrebbe servire durante la sua assenza? Per caso il dott. *** sta gestendo casa sua? È mai possibile che si lavori con questa superficialità in un ambito così delicato soprattutto medico? Ma soprattutto cosa dovrò dire a mio figlio che ha bisogno di quella protesi, che il dott. *** è in ferie?
Sconcertato di questa situazione surreale, chiedo alla Direzione Generale ASL BAT/1 di vigilare su simili situazioni e che vengano presi i giusti provvedimenti per ristabilire, anche in futuro, quei diritti ai quali noi cittadini non possiamo e non dobbiamo rinunciare, ma soprattutto per ristabilire il normale senso deontologico e del dovere da parte dei dipendenti della asl uff. protesi.
Un cittadino barlettano!