Disfida 2015, «tutto è stato fuorchè ben organizzato»
L'iReport di un figurante al corteo
lunedì 21 settembre 2015
iReport
«Cara redazione di BarlettaViva,
vi scrivo per raccontare ciò che è stata per me la Disfida di sabato. Io ho sfilato come figurante per il secondo anno consecutivo al corteo trionfale, un onore per chi come me ha vissuto questa tradizione fin da bambino e continua a sentirla come un momento vitale della città. In qualità di figurante, ho potuto notare da vicino l'organizzazione dietro un simile evento. Anche se usare il termine "organizzazione", in questo caso, mi sembra purtroppo fuori luogo. Tutto è stato fuorché veramente organizzato, con una noncuranza e una trascuratezza che un corteo storico come quello della Disfida di Barletta non meriterebbe.
Innanzitutto, i nobili. La "non-organizzazione" si è mostrata dal momento in cui le donne sono state truccate, all'inizio con tutta la cura possibile e, quando alla fine gli addetti si sono resi conto di non rispettare i tempi, non rendendo un buon servizio alle nostre dame (tutte comunque molto belle); un'altra nota la merita la disposizione degli stessi nobili, lasciati di fatto senza un ordine prestabilito e senza tener conto delle associazioni di appartenenza: questo ha fatto sì che le stesse associazioni non potevano essere riconosciute (anche per valorizzare il loro servizio svolto per la città, diverso da gruppo a gruppo per identità e storia) e soprattutto non è stato bello vedere nobili di diversi ranghi sfilare a casaccio, con numerosi momenti di dispersione e confusione tra noi stessi.
I cavalieri. La Disfida è fatta dai cavalieri, sia vincitori, sia vinti. Ma vedere un cavaliere italiano con occhiali da vista e intento a fumare durante il corteo non è stato per nulla piacevole. Recitare la parte del cavaliere ti deve far sentire, ti deve far ESSERE cavaliere. Come accade sempre, se non si riesce a tenere le lenti a contatto al posto degli occhiali da vista, non fai l'attore di una rappresentazione storica. Se non riesci a mantenere un comportamento serio, retto, appropriato al ruolo che ti hanno assegnato, non partecipi. Punto. Se poi ci si mette pure a fumare (con rimproveri che sono arrivati anche da parte del pubblico che stava assistendo alla scena), questo non può che rappresentare una sconfitta, e non la vittoria tanto acclamata nel discorso finale. Già, i discorsi, i reading. Per carità, i reading hanno rappresentato un tentativo di fare qualcosa di nuovo, di innovativo, e ci possono stare. Però reading troppo lunghi hanno finito per far perdere l'attenzione dopo poco tempo, diventando quasi un peso per chi ascoltava, sfociando, alla fine di uno di questi, con un applauso liberatorio con commenti quali: "Finalmente è finito!". E credetemi, per chi figurava, non è stato per nulla piacevole sentire questo.
Per finire, i fuochi dal castello, che non sono stati male, anzi, ma ci si aspettava qualcosa di più. Che poi vorrei ancora capire cosa c'entrano musiche del 1800 che accompagnano i fuochi della vittoria di una battaglia del 1503.
Tante cose non hanno funzionato in questa Disfida 2015, tante cose potevano e dovevano essere migliorate dalla precedente edizione (dimenticavo di parlare anche della scarsa sicurezza e dei cavalli mandati al galoppo per le strade del centro, ma preferisco lasciare dire anche ad altri, penso che tanti condividano questi pensieri). Barletta merita di avere una Disfida degna di tale nome, che riesca a soddisfare i cittadini e ad attirare turisti. Se non riusciamo a far valorizzare ciò per cui Barletta viene riconosciuta, ci arrendiamo ad una sconfitta lenta ed inevitabile, peggiore di quella dei francesi. Almeno loro hanno combattuto sul campo di battaglia».
[Anonimo di veduta]
vi scrivo per raccontare ciò che è stata per me la Disfida di sabato. Io ho sfilato come figurante per il secondo anno consecutivo al corteo trionfale, un onore per chi come me ha vissuto questa tradizione fin da bambino e continua a sentirla come un momento vitale della città. In qualità di figurante, ho potuto notare da vicino l'organizzazione dietro un simile evento. Anche se usare il termine "organizzazione", in questo caso, mi sembra purtroppo fuori luogo. Tutto è stato fuorché veramente organizzato, con una noncuranza e una trascuratezza che un corteo storico come quello della Disfida di Barletta non meriterebbe.
Innanzitutto, i nobili. La "non-organizzazione" si è mostrata dal momento in cui le donne sono state truccate, all'inizio con tutta la cura possibile e, quando alla fine gli addetti si sono resi conto di non rispettare i tempi, non rendendo un buon servizio alle nostre dame (tutte comunque molto belle); un'altra nota la merita la disposizione degli stessi nobili, lasciati di fatto senza un ordine prestabilito e senza tener conto delle associazioni di appartenenza: questo ha fatto sì che le stesse associazioni non potevano essere riconosciute (anche per valorizzare il loro servizio svolto per la città, diverso da gruppo a gruppo per identità e storia) e soprattutto non è stato bello vedere nobili di diversi ranghi sfilare a casaccio, con numerosi momenti di dispersione e confusione tra noi stessi.
I cavalieri. La Disfida è fatta dai cavalieri, sia vincitori, sia vinti. Ma vedere un cavaliere italiano con occhiali da vista e intento a fumare durante il corteo non è stato per nulla piacevole. Recitare la parte del cavaliere ti deve far sentire, ti deve far ESSERE cavaliere. Come accade sempre, se non si riesce a tenere le lenti a contatto al posto degli occhiali da vista, non fai l'attore di una rappresentazione storica. Se non riesci a mantenere un comportamento serio, retto, appropriato al ruolo che ti hanno assegnato, non partecipi. Punto. Se poi ci si mette pure a fumare (con rimproveri che sono arrivati anche da parte del pubblico che stava assistendo alla scena), questo non può che rappresentare una sconfitta, e non la vittoria tanto acclamata nel discorso finale. Già, i discorsi, i reading. Per carità, i reading hanno rappresentato un tentativo di fare qualcosa di nuovo, di innovativo, e ci possono stare. Però reading troppo lunghi hanno finito per far perdere l'attenzione dopo poco tempo, diventando quasi un peso per chi ascoltava, sfociando, alla fine di uno di questi, con un applauso liberatorio con commenti quali: "Finalmente è finito!". E credetemi, per chi figurava, non è stato per nulla piacevole sentire questo.
Per finire, i fuochi dal castello, che non sono stati male, anzi, ma ci si aspettava qualcosa di più. Che poi vorrei ancora capire cosa c'entrano musiche del 1800 che accompagnano i fuochi della vittoria di una battaglia del 1503.
Tante cose non hanno funzionato in questa Disfida 2015, tante cose potevano e dovevano essere migliorate dalla precedente edizione (dimenticavo di parlare anche della scarsa sicurezza e dei cavalli mandati al galoppo per le strade del centro, ma preferisco lasciare dire anche ad altri, penso che tanti condividano questi pensieri). Barletta merita di avere una Disfida degna di tale nome, che riesca a soddisfare i cittadini e ad attirare turisti. Se non riusciamo a far valorizzare ciò per cui Barletta viene riconosciuta, ci arrendiamo ad una sconfitta lenta ed inevitabile, peggiore di quella dei francesi. Almeno loro hanno combattuto sul campo di battaglia».
[Anonimo di veduta]