Pioggia
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Aria pulita, niente PM10: grazie pioggia!

Il suggestivo pensiero di un lettore

«Passeggiando il giorno dell'Epifania sul tagliente filo dell'ironia, mentre la pioggia rigava i vetri della mia finestra, ho elaborato il testo "Grazie, pioggia". Avverto l'esigenza, oggi, come già è successo nel passato, nutrendo un'appassionata aderenza al valore dell'amicizia disinteressata, di metterlo a disposizione degli amici e dei lettori, offrendo loro l'occasione di uno spunto di riflessione e l'opportunità di un fecondo colloquio. Quindi eccovi il testo con la speranza che la frenetica vita di oggi vi consenta il ritaglio di un ridotto margine di tempo per l'eventuale lettura.

Grazie, pioggia

Oggi. Neanche un granello di pm10 contamina l'aria che respiriamo! Anche a cercarlo con il microscopio a scansione elettronica. Neppure un minuscolo pm2,5. I fumi degli scarichi, automobilistici, civili ed industriali, infatti, sono scomparsi d'incanto. La pioggia ha provveduto a compiere il miracolo, quando, dopo gli abbaglianti lampi, i guizzanti fulmini, zigzagando, hanno squarciato il cielo. Intenzionalmente.

Grazie, pioggia! La tua generosità ci sgomenta, insegnandoci il profondo senso della vita. Tutti, da tempo, ti agognavano come il bambino che si fa attendere da coniugi senza figli. Sindaci, in trincea, meteorologi, persino noi, gente comune, protesi a scrutare il cielo, a tuffarci nel grembo delle eteree nubi da cui scaturisci, alla disperata ricerca del grigio piombo, tra le cento sfumature di grigio. Sei la benvenuta! Sai bene che l'ospitalità è un valore che tutti coltiviamo con traporto in Italia. Persino verso gli sbandati profughi di guerre, carestie e regimi dittatoriali! Piante, animali e cose sono state lambite da te, come la mano materna che accarezza il bimbo. Che, ignaro del bailamme, dorme, mentre attraversa il Mediterraneo sullo sgangherato barcone. In qualche località, però, sono arrivate vigorose sberle di acqua piovana che hanno fatto schizzare tutt'intorno grumi di terra e scuotere rami di mandorli e peschi. Càpita. In siti dove, poi, hai beneficiato della strumentale collaborazione di qualche irresponsabile, il tuo scatenato ardore ha fatto irruzione con un corteo di disastri. Succede. Non te ne vogliamo, vedrai che gli appalti, possibilmente con deroghe e senza gare provvederanno rapidamente alla ricostruzione.

Hai fatto piazza pulita dello sfarfallio di corpuscoli dalle movenze leggiadre. Che danzano nel vuoto, lasciandosi catturare dalla rètina solo quando, attraverso la fessura di una finestra, un sottile fascio di luce ne fotografa il baluginante sfolgorio. Da solerte badante, hai provveduto al lavacro generale dell'italico stivale. Infangato, fino all'inverosimile da sfuggenti e sconosciuti imbrattatori. Rifioriscono, quindi, grazie alla tua salvifica venuta, i colori, i suoni, i sapori, gli odori, persino le sensazioni tattili …della vita. I tetti rossi, quindi, riprendono il loro scintillante fulgore. Le pareti delle abitazioni si denudano dell'impercettibile manto grigiastro. Le strade si trasformano in alvei di ruscelletti che scorrono serpeggianti, portandosi in dote innumerevoli sciami di ospiti invisibili, crepitanti foglie secche e nauseabondi escrementi di affettuosi barboncini da salotto. O si agghindano di occhieggianti pantani dal fondo melmoso. Intanto, dai fili plastificati sciorinanti biancheria, pendono allineate come delle perle, lucenti gocce diafane.

Grazie, Giove Pluvio! Planano, ora, e placidamente atterrano sul suolo, le ultime pendule foglie che si attardavano tremolanti sui rami. Con la fantasmagoria di accesi colori, esse danno l'addio agli intristiti ramoscelli delle viti o dei platani su cui per mesi avevano allegramente svolazzato. Le foglie dei lecci, degli ulivi e gli aghi dei pini, invece, recuperano il loro verde splendore, liberandosi delle scorie che ostacolavano la fotosintesi clorofilliana. Piove. La tua lustrante acqua, o cara pioggia, non si dimentica …dei superstiti volatili, acquattati nelle anfratti o appollaiati sui rami, che scrollano, agitando capini e penne, le incrostazioni polverulente, non trascura …i cani randagi, gocciolanti di lerciume, si prende cura persino …degli immondi ratti gozzoviglianti nelle fogne prodighe di luculliani pranzi natalizi e sontuosi cenoni di capodanno. La vita risorge, dappertutto. Si spalancano persino le blindate abitazioni, gli uffici, i laboratori, le fabbriche, ambienti massacrati impunemente dagli infidi ed insidiosi killer invisibili, i cui mandanti e semplici esecutori, non potranno mai essere individuati. Come i responsabili delle stragi che hanno insanguinato l'Italia! Sono diabolicamente sfuggenti, nonostante l'alacre impegno profuso dai governanti.

Finalmente si respira a pieni polmoni. L'aria, infatti, è tersa, ora. Da lontano, nitido, si staglia il Gargano, in Puglia. Gli Appennini in Toscana, in Emilia e nell'Abruzzo. Le Alpi in Piemonte, Trentino, e Friuli. L'Etna e le Madonie in Sicilia. Il Gennargentu in Sardegna. Intanto, le ciminiere dovranno continuare a sversare nell'atmosfera tutte le scorie che vorranno. Legittimamente. Ne va di mezzo, altrimenti, la salvaguardia dei posti di lavoro, l'economia nazionale, il PIL che non accenna ancora ad impennarsi, nonostante le meravigliose riforme. Gli inceneritori dovranno moltiplicarsi. Come previsto dall'oculata pianificazione governativa. Gli autoveicoli non potranno essere deprivati dell'incondizionata libertà di movimento. Il torrido riscaldamento allieterà ancora i sudati corpi di uomini, donne e bambini, mentre allegre voci scroscianti dai televisori donano doviziosamente speranze e sano divertimento.

L'emergenza smog è finita! Grazie ancora, pioggia. Ti saremo sempre riconoscenti. Vorremmo ricambiare con qualcosa di equivalente. Noi umani, infatti, gente pragmatica, volutamente abbiamo riposto in soffitta il vecchio e desueto arnese chiamato "gratuità". Ma non sapremmo proprio come contraccambiare. Qualche scellerato mitomane suggerisce la "decrescita felice", per rendere, - insiste con delirante protervia, lo sciagurato - le tue acque cristalline ed alcaline, come quelle di una volta che con la cenere rendevano candidi i rattoppati panni lavati dalle nostre nonne contadine nelle tinozze di legno. Sarebbe sacrilego - e tu, acqua, che possiedi la saggezza maturata in milioni di anni, certamente convieni - mettere in discussione l'attuale modello di sviluppo e le nostre sane abitudini di consumatori! Contiamo sulle tue capatine. Non costringerci a procedere a targhe alterne, a blocchi stradali, …a rinunciare ahimè! all'inalienabile diritto allo shopping. Un affettuoso, tenero, abbraccio».

[Domenico]
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