Convegni
Il Laboratorio Urbano incontra il Teatro Valle Occupato
mercoledì 18 luglio 2012
Costruire un laboratorio urbano come bene comune da restituire alla città di Barletta. Idea che si esprime attraverso la ricerca di un nuovo modello di partecipazione e di condivisione delle risorse, fondato su una gestione orizzontale e consapevole che modifichi gli attuali modelli di comunicazione e che bandisca dal proprio orizzonte qualsiasi forma di razzismo e fascismo.
E' in questa cornice, come spiega Emma Cafiero del Lab_Aut, che si inserisce l'incontro voluto dal Laboratorio Urbano e organizzato per mercoledì 18 luglio con "i compagni del Teatro Valle Occupato,una delle esperienze di riappropriazione e autogestione più interessanti nel panorama internazionale".
"Il percorso del Teatro Valle - spiega Emma Cafiero - non è limitato alla semplice gestione del teatro,ma cerca di intercettare tutte quelle esigenze che si manifestano all'interno della società, restituendo alla collettività un patrimonio pubblico che rischiava di essere svenduto".
E ancora: "Il concetto di recupero degli spazi collettivi rappresenta un punto centrale della discussione all'interno dell'assemblea pubblica,visto che l'amministrazione Maffei si appresta a svendere il patrimonio pubblico,che invece potrebbe essere riabitato e riutilizzato secondo i bisogni della nostra comunità. L'assemblea pubblica sarà preceduta da un" action mob"realizzato da lavoratori dell'arte,finalizzato a creare un ponte di comunicazione con la cittadinanza".
"Siamo lavoratori della conoscenza, della terra, dei saperi, dell'arte, appartenenti a quel mondo del lavoro - continua la Cafiero - da sempre sfruttato, frammentato e discontinuo e che da anni viene ingabbiato all'interno di un processo di precarizzazione che ormai ha investito la nostra quotidianità. Siamo parte integrante di una nuova soggettività che è stanca di dover pagare i costi sociali di una crisi economica prodotta dal capitale finanziario e da un modello di sviluppo che nei nostri territori produce solo miseria sociale e culturale".
"Come lavoratori della cultura, invece di essere la parte fondante nella realizzazione di un nuovo modello di società, siamo una forza sociale da tempo disgregata e resa invisibile da un sistema politico che non riconosce il lavoro culturale e intellettuale come risorsa economica e civile ma per di più costringe alla fuga", denuncia la rappresentante del Lab_Aut.
"E' sotto gli occhi di tutti - dice - il fallimento della politica istituzionale, ormai sorda e incapace di soddisfare i bisogni e le esigenze che provengono da ampi settori della società e che negli ultimi anni ha cercato di sopperire alle proprie mancanze aprendo la gestione di beni e servizi al mercato e ai privati.
La gestione privata dei beni comuni non ha fatto altro che alimentare una precarietà sempre più diffusa, riproducendo fenomeni di clientelismo, corruzione e garantendo a pochi ampi margini di profitti".
"Per questo - continua la Cafiero - oggi è necessario porre l'accento sulla questione dei beni comuni come nuova forma di gestione dei beni materiali e immateriali, svincolati dalla logica del mercato e incanalati in un percorso atto a favorire una direzione alternativa basata su una gestione diretta, paritaria e dal basso. La stessa possibilità di svendita del patrimonio pubblico, attraverso l'alienazione di edifici e terre che appartengono alla collettività, rappresenta un ulteriore attacco nei confronti di chi crede nella possibilità di riabitare gli spazi per restituirli alla comunità"
E ancora: "La svendita della Terra comporta la svendita dei saperi contadini, sosteniamo la sovranità alimentare come forma di tutela del patrimonio genetico della vita. Il momento di grave crisi che viviamo è per noi l'occasione di attuare un vero cambiamento per un nuovo paradigma del fare politica, attraverso un percorso di riappropriazione di luoghi abbandonati o espropriati alla collettività. Un cambiamento per costruire un laboratorio urbano autonomo che sappia coniugare i temi della giustizia sociale con quelli ambientali".
"Vogliamo costruire un nuovo percorso - conclude la Cafiero - capace di fare rete con tutte quelle forme di insorgenze che ovunque nel paese si manifestano attraverso un ripensamento totale dei concetti della democrazia rappresentativa basata sulla delega come unica forma possibile di partecipazione alla vita sociale".
E' in questa cornice, come spiega Emma Cafiero del Lab_Aut, che si inserisce l'incontro voluto dal Laboratorio Urbano e organizzato per mercoledì 18 luglio con "i compagni del Teatro Valle Occupato,una delle esperienze di riappropriazione e autogestione più interessanti nel panorama internazionale".
"Il percorso del Teatro Valle - spiega Emma Cafiero - non è limitato alla semplice gestione del teatro,ma cerca di intercettare tutte quelle esigenze che si manifestano all'interno della società, restituendo alla collettività un patrimonio pubblico che rischiava di essere svenduto".
E ancora: "Il concetto di recupero degli spazi collettivi rappresenta un punto centrale della discussione all'interno dell'assemblea pubblica,visto che l'amministrazione Maffei si appresta a svendere il patrimonio pubblico,che invece potrebbe essere riabitato e riutilizzato secondo i bisogni della nostra comunità. L'assemblea pubblica sarà preceduta da un" action mob"realizzato da lavoratori dell'arte,finalizzato a creare un ponte di comunicazione con la cittadinanza".
"Siamo lavoratori della conoscenza, della terra, dei saperi, dell'arte, appartenenti a quel mondo del lavoro - continua la Cafiero - da sempre sfruttato, frammentato e discontinuo e che da anni viene ingabbiato all'interno di un processo di precarizzazione che ormai ha investito la nostra quotidianità. Siamo parte integrante di una nuova soggettività che è stanca di dover pagare i costi sociali di una crisi economica prodotta dal capitale finanziario e da un modello di sviluppo che nei nostri territori produce solo miseria sociale e culturale".
"Come lavoratori della cultura, invece di essere la parte fondante nella realizzazione di un nuovo modello di società, siamo una forza sociale da tempo disgregata e resa invisibile da un sistema politico che non riconosce il lavoro culturale e intellettuale come risorsa economica e civile ma per di più costringe alla fuga", denuncia la rappresentante del Lab_Aut.
"E' sotto gli occhi di tutti - dice - il fallimento della politica istituzionale, ormai sorda e incapace di soddisfare i bisogni e le esigenze che provengono da ampi settori della società e che negli ultimi anni ha cercato di sopperire alle proprie mancanze aprendo la gestione di beni e servizi al mercato e ai privati.
La gestione privata dei beni comuni non ha fatto altro che alimentare una precarietà sempre più diffusa, riproducendo fenomeni di clientelismo, corruzione e garantendo a pochi ampi margini di profitti".
"Per questo - continua la Cafiero - oggi è necessario porre l'accento sulla questione dei beni comuni come nuova forma di gestione dei beni materiali e immateriali, svincolati dalla logica del mercato e incanalati in un percorso atto a favorire una direzione alternativa basata su una gestione diretta, paritaria e dal basso. La stessa possibilità di svendita del patrimonio pubblico, attraverso l'alienazione di edifici e terre che appartengono alla collettività, rappresenta un ulteriore attacco nei confronti di chi crede nella possibilità di riabitare gli spazi per restituirli alla comunità"
E ancora: "La svendita della Terra comporta la svendita dei saperi contadini, sosteniamo la sovranità alimentare come forma di tutela del patrimonio genetico della vita. Il momento di grave crisi che viviamo è per noi l'occasione di attuare un vero cambiamento per un nuovo paradigma del fare politica, attraverso un percorso di riappropriazione di luoghi abbandonati o espropriati alla collettività. Un cambiamento per costruire un laboratorio urbano autonomo che sappia coniugare i temi della giustizia sociale con quelli ambientali".
"Vogliamo costruire un nuovo percorso - conclude la Cafiero - capace di fare rete con tutte quelle forme di insorgenze che ovunque nel paese si manifestano attraverso un ripensamento totale dei concetti della democrazia rappresentativa basata sulla delega come unica forma possibile di partecipazione alla vita sociale".