Calcio
Barletta e il mondo del calcio dicono addio a Mimmo, custode dal cuore d’oro
La città della Disfida piange lo storico custode del “Puttilli”, Mimmo Montereale
Barletta - martedì 20 ottobre 2020
11.11
Se n'è andato in silenzio Mimmo, senza clamori, un po' come ha sempre affrontato la vita. Mai un gesto grossolano, mai una parola fuori posto. Solo tanta umiltà e dedizione per quello stadio, il "Cosimo Puttilli", che dopo anni di dolorose peripezie non ha fatto in tempo a vedere ultimato (e qui il lettore è gentilmente pregato astenersi da polemiche).
Questa è la testimonianza unanime che chiunque a Barletta abbia tirato calci ad un pallone da di Mimmo Montereale, il custode dello stadio "Cosimo Puttilli", venuto a mancare all'età di 57 anni a causa di un male incurabile.
In queste ore infatti sono centinaia e centinaia sui social le parole di stima nei confronti del compianto figlio del mitico "Lillino". Testimonianze di affetto che vanno dagli ex giocatori del Barletta ai genitori dei ragazzi delle squadre giovanili, dagli esponenti del tifo organizzato ai semplici amatori della partitella domenicale per i quali la famiglia Montereale era ormai un'istituzione. Un pezzo di storia del calcio nella città della Disfida. La parte forse più genuina di questo sport, quella, tanto per intenderci, che ai tempi della Serie B costituiva l'ultimo ma tutto sommato benevolo ostacolo per noi ragazzini alla ricerca di un autografo a fine allenamento dei vari Scarnecchia, Vincenzi, Beccalossi, Cipriani, Guerrini ecc.
Questo era Mimmo, e questo era suo padre Lillino. Custodi dall'aspetto magari un pizzico serioso ma che nascondevano una bontà d'animo davvero rara di questi tempi.
Gente semplice che rappresentava, e ci auguriamo continui a rappresentare, la parte più umana di uno sport, il calcio, che non è fatto solo di stipendi multimilionari e di diritti TV, ma è fatto anche da gente mai incontratasi prima che sulle malandate gradinate dei campi di provincia discute di tattiche e schemi come se si conoscesse da sempre. Un mondo che ogni sportivo che si definisca tale non può non amare, con buona pace di qualche borghesuccio viziato e pseudo acculturato che questo mondo lo snobba e che magari inconsciamente vede del Covid la ghiotta occasione per mettere la mordacchia al passatempo preferito dal "popolaccio".
Questo era il mondo di Mimmo Montereale. Un mondo che in fondo era anche il nostro mondo. Quello delle domeniche caratterizzate dai pranzi fugaci per correre allo stadio a tifare per il Barletta, o, come nel nostro caso, in veste di cronisti per raccontarne le vicissitudini. Forse, anzi sicuramente per questo, con Mimmo va via anche una parte della nostra vita.
Questa è la testimonianza unanime che chiunque a Barletta abbia tirato calci ad un pallone da di Mimmo Montereale, il custode dello stadio "Cosimo Puttilli", venuto a mancare all'età di 57 anni a causa di un male incurabile.
In queste ore infatti sono centinaia e centinaia sui social le parole di stima nei confronti del compianto figlio del mitico "Lillino". Testimonianze di affetto che vanno dagli ex giocatori del Barletta ai genitori dei ragazzi delle squadre giovanili, dagli esponenti del tifo organizzato ai semplici amatori della partitella domenicale per i quali la famiglia Montereale era ormai un'istituzione. Un pezzo di storia del calcio nella città della Disfida. La parte forse più genuina di questo sport, quella, tanto per intenderci, che ai tempi della Serie B costituiva l'ultimo ma tutto sommato benevolo ostacolo per noi ragazzini alla ricerca di un autografo a fine allenamento dei vari Scarnecchia, Vincenzi, Beccalossi, Cipriani, Guerrini ecc.
Questo era Mimmo, e questo era suo padre Lillino. Custodi dall'aspetto magari un pizzico serioso ma che nascondevano una bontà d'animo davvero rara di questi tempi.
Gente semplice che rappresentava, e ci auguriamo continui a rappresentare, la parte più umana di uno sport, il calcio, che non è fatto solo di stipendi multimilionari e di diritti TV, ma è fatto anche da gente mai incontratasi prima che sulle malandate gradinate dei campi di provincia discute di tattiche e schemi come se si conoscesse da sempre. Un mondo che ogni sportivo che si definisca tale non può non amare, con buona pace di qualche borghesuccio viziato e pseudo acculturato che questo mondo lo snobba e che magari inconsciamente vede del Covid la ghiotta occasione per mettere la mordacchia al passatempo preferito dal "popolaccio".
Questo era il mondo di Mimmo Montereale. Un mondo che in fondo era anche il nostro mondo. Quello delle domeniche caratterizzate dai pranzi fugaci per correre allo stadio a tifare per il Barletta, o, come nel nostro caso, in veste di cronisti per raccontarne le vicissitudini. Forse, anzi sicuramente per questo, con Mimmo va via anche una parte della nostra vita.