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Edilizia e Zona 167: più che una storia infinita, un travaglio

Tre cooperative edilizie chiedono risposte all’amministrazione comunale. Un percorso tortuoso scandito dalla giustizia amministrativa

Questione edilizia e zona 167 continuano a dare filo da torcere all'amministrazione comunale. Risale a poche settimane fa, il 10 aprile scorso, una lettera indirizzata al sindaco Maffei e all'ufficio tecnico che si occupa del piano di zona 167. A scrivere sono Salvatore Piazzolla, Pasquale Messinese e Tommaso Messinese, che sono rispettivamente i legali rappresentanti delle cooperative edilizie "Bellavista", "La Prima Casa", "Junior My House", le quali si considerano essere state «ingiustamente estromesse dalle graduatorie degli aventi diritto all'assegnazione di lotti edificabili rientranti nel piano di zona ex L. 167/67 del Comune di Barletta».

Nella lettera, ribadiscono all'amministrazione di aver promosso una serie di giudizi presso il Tar della Puglia per chiedere che sia dichiarata illegittima la variante al piano di zona 167, che ha avuto approvazione definitiva con la Deliberazione di Consiglio Comunale n.36 del 2009, e i suoi successivi atti di indirizzo. In riguardo a questi ultimi, ricordano che con l'ordinanza sospensiva n.300 del 2010, il Tar della Puglia ha sospeso la Deliberazione di Consiglio Comunale n.2 del 2010, avente ad oggetto un atto di indirizzo della suddetta variante al piano di zona 167, ritenuto «illegittimo e pregiudizievole per le cooperative ricorrenti», come si può leggere nel testo dell'ordinanza. A ciò aggiungono che «l'amministrazione ha proseguito il suo programma costruttivo a seguito di provvedimento reso dal Consiglio di Stato in sede di gravame».

I legali rappresentanti delle tre cooperative edilizie evidenziano inoltre che sarà importante, ai fini della conclusione del giudizio in corso, tenere conto di un altro atto formulato dal Consiglio di Stato. Si tratta del parere definitivo formulato dalla seconda sezione del Consiglio di Stato, nell'adunanza del 10 Novembre 2010, nell'ambito della sua attività consultiva, nei confronti dei ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica presentati dal sig. Michelangelo Salso (proprietario di un terreno ricadente nel piano di zona 167), che ha richiesto: l'annullamento di tre Deliberazioni di Consiglio Comunale del 2004 (n.23, n.60 e n.61), aventi rispettivamente ad oggetto l'adozione della variante generale al piano di zona 167, l'approvazione definitiva della stessa, e l'approvazione del terzo programma di attuazione della zona 167 per il quinquennio 2004-2009; l'annullamento del decreto di espropriazione subito. Il parere del Consiglio di Stato, in questa sede, è stato favorevole al sig. Salso, in quanto sono stati ritenuti fondati i motivi di censura da esso formulati in considerazione dei suddetti provvedimenti.

Nello specifico, il Consiglio di Stato, con questo parere, ha affermato che : «L'amministrazione comunale non ha ricondotto il dimensionamento complessivo del settore residenziale nei limiti indicati dalla giunta regionale in sede di approvazione della variante al piano regolatore generale (...), né ha rispettato gli indirizzi specifici per la redazione della variante al piano di zona stabiliti dalla deliberazione consiliare n. 41 del 2001». Per quest'ultimo punto, ha precisato: «Molteplici sono pure le difformità (…), ad esempio l'indice di fabbricabilità che è stato aumentato, e la superficie destinata ad aree pubbliche e a verde privato e pubblico che è stata ridotta». In virtù di ciò: «La variante in questione (…) è una variante essenziale (…) - in quanto - prevede un ridimensionamento delle volumetrie delle zone per le quali il piano non è stato ancora attuato, nonché una modifica all'indice di fabbricabilità territoriale e alla dotazione di spazi pubblici o ad uso pubblico, ivi compresi gli spazi verdi». Anche l'illegittimità del decreto di espropriazione, sostenuta dal sig. Salso, il Consiglio di Stato ha ritenuto essere fondata, perché «non esiste un vincolo preordinato all'esproprio nella variante essenziale al piano di zona in questione. Quest'ultimo ha sostituito, abrogandolo, l'originario piano di zona e il vincolo era da imporre poiché si trattava di variante essenziale».

I rappresentanti delle cooperative hanno sottolineato come l'amministrazione comunale sia a conoscenza dei provvedimenti in questione, ma la accusano di non essersi mossa per trovare una soluzione, al fine di dare una svolta in positivo ai vari giudizi ancora pendenti. Per questo, hanno presentato istanza di prelievo al Tar della Puglia, «per l'immediata trattazione di tutti i ricorsi e per porre fine alla massiccia attività edilizia ancora in corso». Chiedono e pretendono inoltre, nei confronti dell'amministrazione, la convocazione urgente di un incontro, per discutere e trovare una soluzione definitiva della vicenda. Incontro che se non sarà convocato, a detta degli stessi, li vedrà «costretti a tutelare i diritti delle cooperative, con aggravio di costi per l'amministrazione, anche per il risarcimento del danno diretto di chi ha dato causa a tale situazione».
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